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Mal'aria industriale…

Legambiente parla della critica situazione delle raffinerie di Gela e del siracusano

31 agosto 2013

"In Italia non c'è solo l'Ilva". E' lapidario Stefano Ciafani, il vice presidente nazionale di Legambiente che all'Adnkronos lancia l'allarme raffinerie: "Nel 2012 abbiamo pubblicato il rapporto 'Mal'aria industriale' proprio per ricordare che in Italia non c'è solo Taranto, ma altre situazioni altrettanto imporanti e che riguardano anche aree industriali in cui sono presenti delle raffinerie, che sono le principali emettitrici di inquinanti e che andrebbero trattate con gli stessi strumenti con cui si è affrontato il caso Ilva a Taranto".

A destare preoccupazione sono soprattutto gli impianti di Gela, Augusta, Priolo e Melilli nel siracusano, ma anche di Milazzo e l'impianto Saras in Sardegna, "situazioni che vanno prese di petto", sottolinea Ciafani. "L'Ilva ha permesso al Paese di rimettere all'ordine del giorno le vicende della tutela ambientale collegate con il lavoro e la salute, ma nel Paese non c'è solo Taranto e queste altre situazioni vanno affrontate con rigore". Il rischio, insomma, è di dimenticare le altre criticità non sempre al centro dei fatti di cronaca, quando invece "le raffinerie di Gela e di Augusta non sono da meno rispetto a Taranto per l'impatto ambientale".
Il rapporto 'Mal'aria industriale' di Legambiente ("rispetto ai cui dati non abbiamo aggiornamenti importanti", sottolinea Ciafani) aveva stilato le classifiche dell'inquinamento industriale, analizzando i principali macro-inquinanti atmosferici. Nella top ten degli impianti che emettono più ossidi di azoto (Nox) di raffinerie ne figurano tre: Saras Raffinerie Sarde Spa (al terzo posto della classifica) che nel 2010 ha emesso 3.450 tonnellate di Nox; la raffineria di Augusta della Esso Italia (al quinto posto) e la raffineria di Gela (al sesto).

Gela si piazza in testa nella top ten delle emissioni di ossidi di zolfo (Sox), con 16.700 tonnellate emesse pari al 12% delle emissioni totali, seguita dalla raffineria Esso Italia di Augusta (8.530 tonnellate, pari al 6% del totale). In questa top ten figurano anche la raffineria Isab impianti Sud di Siracusa (quinto posto), la raffineria di Milazzo Scpa di Messina (ottavo), la raffineria Sarpom di Trecate e la raffineria di Sannazzaro de' Burgondi, rispettivamente al nono e decimo posto.
Per i composti organici volatili non metanici sul podio ci sono ancora tre raffinerie. Al primo e terzo posto, rispettivamente gli stabilimenti siciliani di Milazzo e Gela con circa 3mila e 2.700 tonnellate di Nmvoc emesse; al secondo posto c'è lo stabilimento di Sannazzaro de Burgondi con il 6,9% delle emissioni totali. Il benzene è una sostanza emessa in maggiore quantità dalle raffinerie di Gela con 26,5 tonnellate pari al 9% delle emissioni totali e quella di Sannazzaro de Burgondi con l'8%.

Nella classifica dei complessi industriali che emettono più cromo la raffineria di Gela si piazza al quinto posto, ma si guadagna il primo posto nella top ten degli impianti che emettono più mercurio, con 237 kg emessi in atmosfera nel 2010.
La raffineria che emette più piombo è invece quella di Augusta della Esso
, al terzo posto nella classifica di questo macro inquinante con 912 kg emessi, pari al 9% del totale ed è anche la raffineria che emette più cadmio per il quale si guadagna il quarto posto con 31,5 kg. Alla lombarda raffineria di Sannazzaro de' Burgondi spetta invece il primato per le emissioni di arsenico: è questo l'impianto i testa alla classifica, con 258 kg emessi nel 2010.

Infine, sono tre raffinerie le principali emettitrici di nichel in atmosfera: la raffineria di Venezia al primo posto con 1.590 kg emessi nel 2010; la raffineria di Milazzo Scpa al secondo posto con 1.140; la raffineria Sarpom di Trecate al terzo con 995 kg. La questione degli impianti industriali apre anche un altro scenario, quello che riguarda il ritardo italiano per quanto riguarda l'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale che ha come finalità la riduzione e il monitoraggio degli inquinanti prodotti.

"L'Italia è in fortissimo ritardo rispetto alle autorizzazioni integrate ambientali, con una procedura dell'Unione Europea di infrazione in corso perché non abbiamo rispettato la direttiva sull'Aia secondo la quale tutti gli stabilimenti industriali avrebbero dovuto ottenere l'Autorizzazione entro il 2007, cosa che non è accaduta - spiega Ciafani - sono passati 6 anni e tante aree industraili sono ancora fuori legge per l'Ue e così, oltre ai danni ambientali, rischiamo anche di pagare le sanzioni dell'Unione Europea". [Adnkronos/Ign]

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31 agosto 2013
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