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Moria di api? Le sostituiamo con i ''bombo. La proposta della Cia per andare incontro alla preoccupazione degli agricoltori

08 marzo 2008

Cambiano i tempi (sia metaforicamente che a livello climatico) e l'unica maniera per non soccombere al domani che avanza, in attesa che i ''potenti del mondo'' facciano le giuste scelte, è quella di cercare i migliori adeguamenti...
Come tutti hanno saputo recentemente, in un anno la popolazione delle api si è dimezzata. A questa notizia per la maggior parte delle persone si è aggiunta anche quella la quale informa dell'assoluta importanza che le api ricoprono in agricoltura: esse, infatti, con il loro lavoro da impollinatrici concorrono in maniera determinante nella produzione di pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, ciliegie, cocomeri, zucchine, pomodori, soia, colza. Per non parlare del contributo che danno alla filiera della carne, impollinando i prati di erba medica e trifoglio destinati agli animali da allevamento... Insomma, morte loro vanno in malora i delicati equilibri dell'ecosistema e per il ciclo naturale, con danni economici milionari (leggi).

Ora, morie gravi di api si erano già registrate in passato ma mai avevano assunto un'estensione così larga. Quella di quest'anno è una crisi ha un carattere mondiale (nel 2007 si è perso tra il 30 e il 50 % delle api in Europa, in alcune aree degli Stati Uniti si sono raggiunte punte del 60-70 %), e non riguarda solo la produzione del miele, che pure in Italia ha una dimensione rilevante visto che ci sono circa 50 mila apicoltori, più di un milione di alveari, una produzione di oltre 10 mila tonnellate. Infatti, come accennavamo prima, il problema centrale è il crollo della capacità di impollinazione che sta mettendo a rischio alcuni raccolti.
Bene, all'inizio dell'articolo abbiamo parlato di ''adeguamento'' e lo abbiamo fatto per presentare la proposta fatta dalla Cia (Confederazione italiana agricoltori) per arginare, in qualche maniera, l'immane danno provocato dalla morie delle api: introdurre nei campi italiani un altro insetto impollinatore, il bombo.
Il bombo è un insetto imenottero che si trova facilmente nelle zone temperate e, essendo un eccellente bottinatore, è già usato per l'impollinazione di coltivazioni in serra (ad esempio per il pomodoro, peperone, melanzana, fragola, melone, e nelle colture da frutto come pero, kiwi, ciliegio, lampone).

"Siamo di fronte alla possibilità concreta di perdere un miliardo di euro di raccolti a causa del dimezzamento delle api", ha ricordato Matteo Ansanelli, agronomo della Cia. "In particolare sono a rischio meloni, cocomeri, melanzane, peperoni, mele, ciliegie e pesche. E non parliamo di ipotesi teoriche perché il ruolo delle api si può misurare con precisione. Da alcuni studi, ad esempio, risulta che se un melo è a una distanza massima di 300 metri da un alveare produce 26 chili di mele all'anno, se è invece in un raggio di 1,5 chilometri dall'alveare produce solo 9 chili di mele all'anno".
Per produrre quantità sufficienti di insetti impollinatori alternativi alle api ci sono due strade: si possono importare dall'Olanda, che è uno dei paesi più attrezzati in questo genere di produzione; oppure si può creare in Italia una rete di laboratori appositi (a Cesena esiste già il Bioplanet, uno dei più efficienti e avanzati su scala europea). "La crisi è strutturale: faremmo bene ad attrezzarci facendo nascere delle fabbriche di insetti utili anche in Italia", questa la proposta della Cia.

[Informazioni tratte da un articolo di Antonio Cianciullo (Repubblica.it 20/02/08)]

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08 marzo 2008
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