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Navigando per le acqua del Canale di Sicilia sulle tracce dei gentili giganti del Mare: le balene

30 marzo 2006

Parte la campagna Salviamo le balene per condurre uno studio.
I giganti del Mare tornano nel Canale di Sicilia, e vanno a caccia del Krill.
[Articolo tratto da La Nuova Ecologia]

Chi si troverà in mare in questi giorni potrebbe assistere ad un grande spettacolo della natura: gruppi di balene che emergono insieme per catturare il loro cibo preferito, il krill.
I giganti del mare tornano nel Canale di Sicilia e per il terzo anno consecutivo è partita ''Luna di mare'', un 22 metri con a bordo esperti,  ricercatori e studenti di biologia marina, impegnati nella campagna ''Salviamo le balene'' promossa da Cts Ambiente e l'associazione scientifica Ketos, in collaborazione con l'Universita di Messina, Catania, Napoli e il Cibra (Centro interdisciplinare di bioacustica) di Pavia.
La specie al centro della ricerca è quella della balenottera comune, che può raggiungere i 27 metri di lunghezza e 50 tonnellate di peso, che nel bacino meridionale del Mediterraneo, secondo gli esperti, avrebbe trovato una casa stabile.

''L'obiettivo e quello di fare una stima della popolazione attuale nello Ionio occidentale e canale di Sicilia e di studiarne il comportamento - racconta Mario Tringali, responsabile scientifico della campagna partita da Procida -. Ricercatori e studenti si alterneranno per individuare gli esemplari attraverso la fotoidentificazione, cioè in base ai disegni sul dorso. La campagna durerà circa tre settimane, toccando Catania, Siracusa, Malta e Lampedusa, per poi riprendere l'estate, in giugno e luglio, dove verranno coinvolte anche stazioni da terra per l'avvistamento'', spiega lo studioso. La novità questa anno sarà l'utilizzo di registratori idrofoni, che messi sott'acqua registreranno suoni durante la notte, un mezzo in più per accertarsi della presenza in mare di delfini e balenottere. Grazie al procedimento di identificazione sarà poi possibile riconoscere gli esemplari quando si sposteranno d'estate. Come è già successo l'anno scorso, quando una balena vista d'inverno è stata riavvistata a luglio vicino alla costa siracusana.
Perciò si tratta di una conferma dell'esistenza di una popolazione di giganti del mare al largo delle coste nordafricane e mediorientali distinta da quella del Mediterraneo del Nord, che vive nel Santuario dei cetacei. Come ha confermato la riunione convocata dall'Unep/Map (l'agenzia dell'ambiente mediterraneo delle Nazioni Unite) e da Accobams (la Convenzione Onu per la protezione dei cetacei nel Mediterraneo e nel Mar Nero) da poco conclusa a Bizerta, in Tunisia, la stima delle due famiglie presenti nel Mare Nostrum sarebbe di almeno 3.500 esemplari.

Le minacce alla sopravvivenza di questi cetacei sono inquinamento chimico, traffico nautico e interazione con alcuni tipi di pesca. Le collisioni sembra costituiscano il pericolo numero uno per le balene: un animale su cinque, tra quelli spiaggiati, muore a seguito di una collisione con imbarcazioni. Secondo quanto riferisce l'Unep/Map, nel Mediterraneo transita un terzo delle merci mondiali e il 20% del petrolio si sposta sui nostri mari a bordo di 220.000 grandi imbarcazioni. Secondo quanto riportato dal Cibra, si calcola che il livello acustico marino negli ultimi 50 anni nel Mediterraneo sia raddoppiato. Un fenomeno che influenza i comportamenti dei cetacei, modificando le rotte abituali.

La balena comune. Dove vive e cosa mangia
La balena comune appartiene alla specie Balaenoptera physyalus, puo raggiungere i 27 metri di lunghezza e oltre le 50 tonnellate di peso. E' il cetaceo più grande del Mediterraneo. Secondo la stima dell Unep/Map (l'agenzia dell'ambiente mediterraneo per le Nazioni Unite) sono 3.500 quelle presenti nel Mediterraneo. Dove si trovano? Nel bacino corso-ligure provenzale e nel golfo di Lione; in quest'area la loro presenza è più numerosa per la massiccia presenza di krill, di cui sono ghiotti, composto di crostacei marini simili a gamberetti e altro plancton, specie nei mesi estivi e primaverili. Studi acustici dimostrano che la balenottera comune e presente in queste acque anche durante i mesi autunnali ed invernali. Nel Mediterraneo occidentale la balena comune e presente, sebbene in misura inferiore che nel Mar Ligure, mentre risulta assente in prossimità dello Stretto di Gibilterra. Nel mar Tirreno è frequente soprattutto durante la primavera e l'autunno, sembra che queste acque rappresentino un ponte da e verso il Mar Ligure. Una zona di elevata produttività e quella tra Ischia, Procida e le coste italiane.
La presenza della balena comune e ancora oggetto di studio, specie per quanto riguarda le coste siciliane e la il krill, il cibo delle balenezona delle isole Pelagie, dove da alcuni anni si e osservata anche una presenza invernale. Tra le conclusioni dell ultima conferenza di Tunisi dell Unep/Map l'ipotesi che nel canale di Sicilia si trovi una vera e propria nursery area, una zona in cui la popolazione meridionale delle balene mediterranee viene a riprodursi. Nel mar Adriatico e nel bacino levantino invece sono rari gli avvistamenti e gli spiaggiamenti. Le balenottere comuni possono nutrirsi sia di piccoli crostacei, il krill, che di pesci, come le sardine e le acciughe. In oceano la stagione alimentare è' limitata ad un ristretto periodo di tempo, di circa 120 giorni. In Mediterraneo le attuali ed incomplete conoscenze indicano che la preda preferita e la Meganyctiphanes norvegica, un crostaceo di alcuni millimetri, che compie caratteristiche migrazioni verticali tra il giorno, durante il quale scende fino a circa 1000 metri, e la notte, durante la quale risale fino a 30-50 metri. Le abitudini di questo crostaceo spiegherebbero la profondià media elevata in cui la balenottera viene avvistata in Mediterraneo e la difficoltà di osservare comportamenti alimentari durante le ore diurne, poiché avverrebbero appunto di notte quando la preda si trova a profondità minore. Inquinamento, pesca, i rumori di imbarcazioni da diporto e sonar militari e civili, oltre alle collisioni sono i maggiori pericoli per le balene. Secondo le ultime ricerche scientifiche, un animale su cinque, tra quelli piaggiati, muore a seguito di una collisione con le imbarcazioni. Oltre l 80% dei casi di collisione si registra nelle zone di maggiore concentrazione, come nel Canale di Sicilia.

Fonte: Ansa Ambiente

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30 marzo 2006
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