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Prove per un disatro ambientale

Ancora un incidente nella raffineria Eni di Gela: a mare 500 litri di petrolio

15 settembre 2013

Legambiente ha denunciato la presenza inquinante di catrame sulle spiagge a est della raffineria Eni di Gela, per circa 10 chilometri, fino a Marina di Acate. Causa dell’ennesimo spiacevolissimo evento, la fuoriuscita di circa 500 litri di petrolio a mare avvenuta giovedì scorso, per una perdita alla linea P2 che collega il porto isola alla raffineria dell'Eni.
L'assessore regionale al Territorio e ambiente, Mariella Lo Bello, è intervenuta con una sua nota: "Ringrazio gli uomini della Guardia costiera per esser riusciti a limitare i danni ambientali - ha scritto l'assessore - Un brutto incidente che ci impone di alzare il livello dei controlli".  Per l’assessore Lo Bello, "la Giunta regionale ha già potenziato nelle aree industriali siciliane le strutture di prevenzione sanitaria e cura sulle malattie tipiche dei danni ambientali e all'Eni sono state concesse le autorizzazioni regionali e nazionali necessarie a rafforzare la sicurezza degli impianti di Gela".

Intanto, la procura della Repubblica ha aperto un'inchiesta, che segue di pochi mesi un'altra indagine avviata sullo sversamento di un migliaio di litri di greggio nel fiume Gela e sfociato in mare, il 5 giugno scorso.
"Ben vengano gli accertamenti necessari da parte della magistratura", ha detto ancora l'assessore regionale al territorio, che annuncia nuove iniziative. "Convocherò una riunione - ha infine annunciato - con i dirigenti dell'Eni per chiedere spiegazioni su quanto purtroppo accaduto a Gela e soprattutto su quali investimenti intende promuovere l'Eni per risolvere in maniera definitiva il problema degli sversamenti di petroli a mare".

Tra i primi a denunciare l’accaduto la parlamentare siciliane del MoVimento 5 Stelle, Vanessa Ferreri, e Aurora Guccione, consigliere M5S di Acate.
"La situazione è diventata ormai insostenibile: sistematicamente il nostro mare e le nostre coste vengono martoriate dalle conseguenze degli incidenti che si verificano nel petrolchimico di Gela, incidenti che si ripetono con una frequenza sempre maggiore, basti pensare che questo è il secondo nell’arco di 6 mesi. Tutta la zona adiacente è stata dichiarata, da quasi 23 anni, a rischio ambientale dal Ministero dell’Ambiente e dalla Regione Sicilia, ma del piano di risanamento per il quale sono stati stanziati sino ad oggi quasi 30 milioni di euro poco e niente si è fatto. Abbiamo denunciato questo ennesimo disastro ambientale a tutte le autorità competenti e chiederemo durante il prossimo Consiglio Comunale al Sindaco di interessarsi in maniera decisa e improrogabile al caso".

"Ci sono tutti i presupposti per chiedere, ai sensi dell’articolo 452-quater del codice penale - hanno aggiunto Ferreri e Guccione -, un risarcimento danni all’ENI per danni ambientali e pericolo per la salute pubblica. Nell’attesa che la notizia venga ripresa dagli organi di stampa ci chiediamo se sia  normale non averne letto finora nulla e se questa non sia la prima volta che il silenzio insabbi un episodio del genere."

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15 settembre 2013
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