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Sequesterate a La Spezia 30 tonnellate di acciaio radioattivo importato dalla Cina e destinato a usi industriali

03 marzo 2008

Erano destinate alla produzione di manufatti per uso industriale (come pulegge, cappe di aspirazione, ciminiere, serbatoi e tramogge, etc.) le trenta tonnellate di acciaio inox contaminato da Cobalto 60, isotopo radioattivo caratterizzato da elevata radiotossicità e tempi di dimezzamento della carica radioattiva di sei anni, sequestrate dai carabinieri del Comando Tutela Ambiente nelle province di Brindisi, Campobasso, Treviso, Milano, Lucca, Frosinone, Latina e Mantova.
Le trenta tonnellate di acciaio inossidabile radioattivo sono state importate dalla Cina. Il materiale, insieme ad altre 350 tonnellate inerti, era giunto lo scorso maggio nel porto mercantile di La Spezia, proveniente dal più grande impianto siderurgico al mondo di proprietà della società cinese Tysco. Questo era destinato a importanti società italiane che lo hanno lavorato e messo in commercio. Il nome delle fonderie italiane che lo hanno trattato non è stato reso noto.

Trattandosi di materiale semilavorato e non di rottame metallico destinato agli altiforni, la legge non prevede che sia sottoposto a preventivi controlli radiometrici prima di essere sdoganato. Successive verifiche sugli scarti di lavorazione, hanno permesso di scoprire la contaminazione da Cobalto 60 dei laminati destinati alle diverse produzioni industriali.
La contaminazione, secondo gli investigatori, è probabilmente dovuta alla accidentale fusione durante il ciclo di lavoro di una sorgente radioattiva 'orfana'. Si definiscono 'orfane' le sorgenti radioattive che sfuggono dal controllo delle autorità. Con ogni probabilità l'impianto cinese produttore ha fuso una o più sorgenti radioattive di cobalto 60 le cui caratteristiche chimico-fisiche lo portano a legarsi perfettamente con il metallo fuso rendendolo radioattivo. Sorgenti di cobalto sono usate nelle acciaierie per misurare lo spessore dei refrattari che rivestono gli alti-forni. In caso di sfruttamento eccessivo degli impianti e in assenza di adeguata e costosa manutenzione può accadere che le sorgenti si fondano con l'acciaio.
L'Italia è il secondo Paese in Europa, dopo la Germania, per lavorazione di rottami metallici importati.

Gli inquirenti escludono ipotesi di danni per la salute dei lavoratori, della popolazione e dell'ambiente. "Il pronto recupero dell'acciaio radioattivo, sia questo commercializzato che quello ancora in giacenza consentono - si legge nel comunicato dei carabinieri - di escludere ipotesi di danni per la salute dei lavoratori, della popolazione e dell'ambiente". Parte del materiale però, dopo essere stato lavorato, è stato di nuovo esportato e si troverebbe ora in Croazia, Turchia, Egitto, Polonia e Kazakhstan. L'Interpol è stata allertata.

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03 marzo 2008
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