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Un mare di guai!

La Commissione europea lancia il suo allarme inquinamento: costerà migliaia di vite umane e milioni di euro

09 gennaio 2007

A parole si è tutti per i buono propositi e di fronte al tema dell'ambiente - chi più, chi meno – si è tutti sensibili... a parole. Nei fatti, poi, tutto cambia e tutti cambiano, e se non fosse per la presenza di pochi, isolati esempi (e pensiamo ad esempi che vanno dal micro al macro: singoli cittadini, interi Paesi), la tematica di cui sopra potrebbe pure non esistere, tanto...
Il problema però esiste e, in svariati e molteplici modi, le conseguenze dell'inquinamento sono sotto gli occhi di tutti. Certo, sono tanti e alle volte discordanti gli allarmi che vengono lanciati, come allo stesso modo dicasi per le soluzioni che si dovrebbero adottare (e ci si riferisce sempre sia la micro che al macro). Insomma, va a finire che si fa confusione e nella baraonda l'unico atteggiamento che si attua, automaticamente e quasi senza volontà, è quello statico. Si rimane ad aspettare. Ma cosa? Forse che sia troppo tardi...

Ultimamente però, qualcuno ha fatto dei calcoli un po' differenti, calcoli i quali dati, forse, adesso smuoveranno qualcosa: si è venuto a calcolare quanto la deriva ambientale verrebbe a costare all'Europa e ai suoi abitanti, e il costo è tragico!
L'uomo dagli innati (e sempre peggio espressi) buoni propositi, ha visto l'alto pennacchio brumoso di una ciminiera avvolgere il proprio portafogli e riciucciarselo come una mentina. Ecco, forse sono state pizzicate le sue giuste corde.
Ma andiamo a guardare un po' più da vicino questi numeri e questi scenari...

Il riscaldamento globale potrebbe costare all'Europa migliaia di vite e miliardi di euro entro i prossimi 70 anni. E' impietoso lo studio sulla situazione climatica e ambientale elaborato dalla Commissione europea e pubblicato tre giorni fa dal Financial Times. Tanto impietoso da lasciare pochi margini al dubbio, tra cifre e prospetti che delineano un quadro da film del terrore.
Se non saranno presi provvedimenti sulle emissioni dannose, ammonisce infatti Bruxelles, l'effetto serra e il relativo surriscaldamento del pianeta continueranno ad andare avanti a passi sempre più veloci.
Le possibili conseguenze per l'Europa, secondo il rapporto, investono ogni settore e andrebbero a colpire in particolare le aree meridionali del continente, con l'Italia in prima fila. Mentre il Nord Europa avrebbe un clima più mite e la possibilità di un'agricoltura più generosa, altrove si avrebbero siccità, gran caldo, inondazioni e colture depresse.

Sulla base dello studio ambientale, elaborato anche con sistemi satellitari, il rapporto Ue evidenzia due possibili scenari di riferimento:
- il primo prevede un innalzamento della temperatura di 2,2 gradi;
- il secondo, più tragico, prevede un innalzamento di 3 gradi.

In entrambi i casi, entro un decennio, circa 11.000 persone in più potrebbero morire ogni anno a causa del caldo, mentre l'innalzamento del livello del mare causerebbe danni per un valore di miliardi di euro. Successivamente, nel caso del primo scenario (+2,2 gradi), quasi 29.000 persone in più potrebbero morire ogni anno nel Sud Europa dal 2071.
Il quadro più grave riguarda proprio il BelPaese che, insieme alla Spagna, potrebbe essere destinata a soffrire maggiormente questa situazione catastrofica a causa, si legge nel rapporto, di ''siccità, riduzione della fertilità del suolo, incendi e altri fattori dovuti al cambiamento di clima''. Ma lo studio non risparmia flora e fauna: ''piante e animali tipici di certe aree geografiche moriranno o si sposteranno verso altre zone''.  E già oggi, per esempio, nel mare siciliano osservare specie ittiche o di flora marina appartenenti a zone di mare tropicale, portate dai trasporti marittimi, e che si sono ambientate perfettamente, riproducendosi, è qualcosa di assolutamente normale.

Ovviamente, l'innalzamento della temperatura porterà anche all'innalzamento del livello del mare che, secondo lo studio della Commissione, potrebbe crescere fino a un metro con costi ingenti per far fronte al fenomeno. Già nel 2020, in caso di innalzamento della temperatura di 2,2 gradi, la spesa per far fronte al disastro delle coste potrebbe essere di 4,4 miliardi di euro; nel caso del secondo scenario (+3 gradi) la spesa aumenterebbe a 5,9 miliardi e potrebbe crescere a 42,5 miliardi nel 2080.
Ma il riscaldamento globale non risparmierà, secondo lo studio, neppure altri settori come la pesca. Dal rapporto emerge infatti una tendenza alla migrazione degli stock di pesce verso le aree più a Nord. E c'è poi il problema delle inondazioni, sempre più intense un po' in tutta Europa.
E ancora... Le temperature al di sopra della media confondono la vegetazione con uno sfasamento stagionale, e in Italia, da quanto afferma la Coldiretti, sono per esempio già comparse le fioriture primaverili di primule sugli Appenini, di mimose in Liguria e di mandorli nel centro Sud. Il rischio, sempre secondo la Coldiretti, è che la fioritura anticipata di mimose e altri fiori li renda indisponibili per le ricorrenze tradizionali di San Valentino e della Festa della donna, che tradotto in ''economese'' significa: niente consistenti giri d'affari per quel che riguarda il settore dei floricoltori.
E ancora, ancora... L'aumento della temperatura fa sciogliere i ghiacci e, sempre per fare un esempio che riguarda l'Italia, la glaciologa Augusta Cerutti ha rivelato al telegiornale che negli ultimi anni i ghiacciai del Monte Bianco si sono ritirati di circa 30 metri. L'esperta ha poi sottolineato che il massiccio più alto d'Europa ''è meno sfortunato, per la sua altezza, di altre montagne in quanto vi sono maggiori possibilità di deposito della neve''. Cerutti conclude con una triste previsione: ''Se la temperatura aumenterà con i ritmi attuali, nel 2100 la Valle d'Aosta non avrà più ghiacciai''.

Ma la vittima per eccellenza, già in prima agonia e che perirà entro i fatidici 70 dello studio europeo, si chiama turismo, altra nota dolentissima ancora una volta per l'Italia e per gli altri Paesi del Mediterraneo.
Nello studio della Commissione hanno scritto che: se non si porrà fine all'effetto serra, le 100 milioni circa di persone che ogni anno trascorrono le vacanze nel Sud Europa - per un giro d'affari di circa 130 miliardi di euro -, entro i prossimi 70 anni spariranno. Per il Sud sarà soltanto desertificazione e la nuova riviera europea si sposterà inevitabilmente molto più a Nord.
Secondo Costanzo Jannotti Pecci, presidente della Federturismo-Confindustria ''l'Italia resisterà''. Il turismo italiano saprà resistere perché ''non è solo legato a fattori climatici. Le nostre peculiarità, - insiste Jannotti Pecci -, sono la storia, la cultura, le bellezze del paese, l'arte e il cibo''. Il turismo, che genera il 6 per cento del Pil italiano saprebbe dunque, secondo gli esercenti, superare le difficoltà provocate dal peggioramento del clima ipotizzato dalla Commissione ambientale di Bruxelles. A Jannotti Pecci, inoltre, i dati dello studio sembrano ''previsioni apocalittiche che non si sa quale validità possano avere, ma al di là di questa valutazione, c'è una cosa certa: l'Italia rimane un attrattore turistico che non ha eguali al mondo per cultura e storia. Larga parte del nostro patrimonio deve essere valorizzata e altrettanta ancora scoperta. Scoprire e valorizzare tutto il nostro patrimonio è la migliore polizza assicurativa che possiamo trovare rispetto a eventi catastrofici che si potrebbero verificare''. ''Sia che queste previsioni siano vere o meno, come per tutti i fenomeni economici si determinerebbero effetti di accomodamento. Noi abbiamo già vissuto, in modo figurato, una sorta di desertificazione con il trasferimento di molte correnti turistiche estive in Grecia, Spagna, coste dell'Africa del Nord e anche in località dell'Oceano Indiano, davanti a questo fenomeno siamo corsi ai ripari riuscendoci'', ha detto infine il presidente della Federturismo-Confindustria.

Di diverso avviso, ovviamente, il ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, che dice: ''Lo studio della Commissione Europea conferma le nostre previsioni. Il cambio climatico è una priorità italiana e mondiale''. Il deputato dei Verdi e sottosegretario all'economia, Paolo Cento, invita a ''non sottovalutare il rapporto elaborato dall'Unione Europea'' e sottolinea che ''l'Italia è uno dei paesi europei più a rischio per gli effetti del riscaldamento globale. E' necessaria - prosegue Cento -, una presa di coscienza e una forte iniziativa politica per ridurre le emissioni inquinanti''.

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09 gennaio 2007
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