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AIDS

Una sola parola d'ordine: ''Mai abbassare la guardia!''. La prevenzione rimane la migliore arma contro il virus dell'HIV

29 novembre 2004

La peste del XX Secolo, così venne definito l'AIDS. Il primo dicembre 2004 sarà la Giornata Mondiale della Lotta contro l'AIDS, e in quel giorno confluiranno la riflessioni di molti su di un fenomeno che ogni giorno, non soltanto il primo di dicembre, continua a mietere vittime e a minacciare qualsiasi ceto sociale, qualsiasi paese, qualsiasi orientamento sessuale.
Durante la conferenza stampa di presentazione del Congresso Nazionale dell'Anlaids, che si è aperto domenica e si chiuderà domani, le cifre che sono state date riguardanti il contagio dell'HIV in Italia  rivelano una situazione altamente preoccupante.

Le cifre dell'AIDS in Sicilia
Si scopre che in Sicilia, per esempio, nell'ultimo anno sono diminuiti i casi di AIDS, ma la diminuzione è stata così inconsistente da non potere rappresentare nessun un passo avanti. La Sicilia, insomma, si trova sempre nel tunnel dell'AIDS e non è il caso (mai) di abbassare la guardia.
Dal 1 gennaio al 30 giugno 2004 in Sicilia si sono avuti 19 casi di Aids. Salgono così a 2294 i casi di Aids in Sicilia dall'inizio dell'epidemia
Uno dei 3 casi di Aids nei primi sei mesi del 2004 è stato registrato in Sicilia, un altro è stato registrato in Lombardia e uno è di origine ignota.
In Sicilia, secondo i dati del Centro Operativo Aids (COA) dell'Istituto Superiore di Sanità diffusi durante la conferenza stampa, nel periodo luglio 2003 - giugno 2004 si sono avuti 65 casi (erano stati 99 nel periodo luglio 2002 - giugno 2003) così suddivisi provincia per provincia: a Palermo si sono avuti 12 casi (erano stati 49 tra il 1 luglio del 2002 e il 30 giugno del 2003); ad Agrigento si sono avuti 5 casi (erano stati 6 nel periodo luglio 2002-giugno 2003); a Caltanissetta si sono avuti 6 casi (come nel periodo luglio 2002 - giugno 2003); a Catania si sono avuti 23 casi (erano stati 14 nel periodo luglio 2002 - giugno 2003); a Enna si è avuto 1 caso (erano stati 2 nel periodo luglio 2002 - giugno 2003); a Messina si sono avuti 4 casi (erano stati 6 nel periodo luglio 2002 - giugno 2003); a Ragusa si sono avuti 3 casi (erano stati 2 nel periodo luglio 2002 - giugno 2003); a Siracusa si sono avuti 7 casi (erano stati 2 nel periodo luglio 2002 - giugno 2003); a Trapani si sono avuti 4 casi (erano stati 12 nel periodo luglio 2002-giugno 2003).
Dall'inizio dell'epidemia, e cioè dal 1982, al 30 giugno 2004 i casi di Aids nella forma conclamata in Sicilia sono 2.294: i casi nella provincia di Palermo sono stati 941; ad Agrigento sono stati 101; a Caltanissetta sono stati 108; a Catania sono stati 495; a Enna sono stati 40; a Messina sono stati 220; a Ragusa sono stati 59; a Siracusa sono stati 156; a Trapani sono stati 174.

La Sicilia si colloca al quindicesimo posto in Italia nella graduatoria dell'incidenza dei casi di Aids notificati tra luglio 2003 e giugno 2004 con l'1,3 per centomila abitanti: nel periodo luglio 2002 - giugno 2003 il tasso di incidenza era stato di 2,0.

Le cifre dell'AIDS in Italia
Da quel fatidico 1982, anno della prima diagnosi di AIDS in Italia, si sono avuti nel nostro Paese secondo il COA 53.686 casi di malattia nella forma conclamata. Di questi, per il 77,7 per cento (41.056) si è trattato di uomini, per l'1,4 (741) di bambini al di sotto dei tredici anni e per il 6 (3.179) di stranieri. Dall'inizio dell'epidemia al 30 giugno 2004 risultano deceduti 34.179 pazienti (64 per cento). Si stima che nel nostro Paese i sieropositivi siano 110-130 mila.
Volendo quantificare i casi di AIDS in 22 anni, regione per regione, veniamo a sapere che in Lombardia si sono verificati 16179 casi a partire dall'inizio dell'epidemia. Seguono il Lazio con 7.062, l'Emilia Romagna con 5.207; il Piemonte con 3.591; la Toscana con 3.280; il Veneto con 3.011; la Liguria con 2.677; la Sicilia con 2.294; la Puglia con 2.050; la Campania con 1.968; la Sardegna con 1.637; le Marche con 890; la Calabria con 527; l'Abruzzo con 430; l'Umbria con 429; il Friuli Venezia Giulia con 416; la provincia di Trento con 309; la provincia di Bolzano con 228; la Basilicata con 152; la Valle d'Aosta con 73; il Molise con 42.

''Nuovi'' e ''vecchi'' malati di AIDS
Continuando a parlare di questa epidemia in termini numerici, possimao dire che ogni anno in Italia quattromila persone si infettano col virus HIV, una persona ogni due ore.
Molto preoccupante è inoltre il fatto che nel nostro paese, avvertono i ricercatori, uno su due dei nuovi contagiati non sa di essere sieropositivo, e come una 'mina vagante' andrà a infettare altre persone per anni, prima di scoprirsi malato di Aids.
Uno su 20
degli italiani nei quali il contagio si è già evoluto in malattia ha oltre 60 anni, cosa che spinge gli esperti a dire che l'Aids "comincia ad avere i capelli bianchi...". Sono numeri e caratteristiche che destano la preoccupazione degli infettivologi italiani. Il trend decrescente dei nuovi casi annuali, che l'anno scorso si attestava su 3500 (contro i 12 mila del 1995), si è interrotto e l'Italia, con 4000 nuovi casi annui, torna a essere un Paese a rischio di crescita dell'epidemia.
Un'epidemia diversa da quella degli anni passati, che non interessa più gruppi particolari, come gli omosessuali (nei primi anni in Usa) o i tossicodipendenti (come in Europa), ma riguarda in modo generale tutti, tanto che sempre più persone non giovani si infettano col virus durante rapporti a rischio. Persone insospettabili - dicono gli esperti - vedovi e vedove benestanti e dalla vita apparentemente tranquilla, che viaggiano molto alla ricerca di sensazioni forti e non prendono precauzioni perche pensano che alla loro eta non valga la pena di proteggersi.
Dunque, l'infezione è cambiata - ha spiegato Fernando Aiuti, presidente Anlaids - e il pericolo e che l'Hiv fa meno paura. Le difese si sono ridotte e si calcola che, dei 110-130 mila sieropositivi che vivono nella penisola, solo 40 mila seguono una terapia. Gli altri, un esercito di persone infettate, ignorano la propria condizione. Le terapie anti-retrovirali hanno ridotto i numeri dellAids, dal 1995 ad oggi si e passati da 4.500 casi conclamati a circa 2 mila e da 12 mila nuovi contagi a circa 4 mila. Ma nel numero di nuove infezioni si assiste purtroppo a una leggera tendenza alla diffusione epidemica. Si osserva una lenta ripresa, una graduale espansione a macchia d'olio - ha confermato Mauro Moroni, direttore del Dipartimento di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano - Ed e preoccupante anche per le casse del Ssn, se si pensa che a questo ritmo, tra 10 anni, avremo 41 mila nuovi sieropositivi. Per questo, ha sottolineato lo specialista, e davvero fondamentale investire in prevenzione. Iniziando dai giovani per arrivare agli anziani.
E al ministro della Salute Girolamo Sirchia si chiede di adoperarsi per far abbassare il prezzo del preservativo, esattamente come ha fatto per il latte in polvere e per il vaccino antinfluenzale. Almeno del 50%. In Italia i condom costano troppo ed è questo uno dei principali motivi che ostacola la prevenzione dell'AIDS tra i giovani.

Le cifre dell'AIDS in Africa
Sono africani i due terzi dei sieropositivi e dei malati di AIDS del mondo ed il 76% delle donne che convivono loro malgrado con il virus dell'AIDS, continuano a pagare il tributo più pesante alla malattia. Nel 2004, quasi 3,1 milioni di africani hanno contratto l'infezione, mentre 2,3 milioni sono morti a causa dell'AIDS.
Questa malattia ha ridotto la speranza di vita al di sotto dei quaranta anni in nove paesi: Botswana, Lesotho, Malawi, Mozambico, Repubblica Centrafricane, Ruanda, Swaziland, Zambia e Zimbabwe.
In quest'ultimo paese, è scesa dai cinquantadue anni del 1990 ai trentaquattro anni nel 2003.
L'Africa subsahariana ospita poco più del 10% della popolazione mondiale, ma anche più del 60% delle persone colpite dall'HIV. In nessun posto come nell'Africa nera l'AIDS si mostra in maniera più evidente come una malattia al femminile: il 57% degli adulti infettati dall'HIV è costituito da donne e il 76% dei giovani infettati (tra quindici e ventiquattro anni) è costituito da ragazze.
Oggi, ci sono in media 13 donne infettate per 10 uomini, contro le 12 del 2002, ed il solco tra uomini e donne continua ad approfondirsi, anzi la proporzione tende a raggiungere, in media, cifre impressionanti tra i giovani: 36 giovani donne per 10 giovani uomini.
Nell'Africa australe ci sono circa 11,4 milioni di portatori del virus, quasi il 30% del totale mondiale delle persone colpite da HIV, mentre ospita solo il 2% della popolazione mondiale.
In Botswana, Lesotho e Swaziland, i tassi di infezione superano sempre il 30% fra le donne incinte. In Sudafrica, considerato il paese più colpito al mondo e dove a fine 2003 vivevano circa 5,3 milioni di persone colpite dal virus, l'epidemia non mostra alcun segno di declino.
Paesi dell'Est-Africa come l'Etiopia, il Kenya e l'Uganda mostrano un'inversione di tendenza verso il basso dei livelli d'infezione, ma è troppo presto per poter cantare vittoria. Nell'Africa occidentale l'epidemia sembra stabilizzata nella maggior parte dei paesi. Il tasso d'infezione nell'ambito della popolazione è in generale più basso nei paesi del Sahel ed più elevato in Burkina Faso, in Costa d'Avorio e in Nigeria.

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29 novembre 2004
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