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Americani in Sicilia

Gli USA rivedono la sistemazione delle loro basi in Europa. Tante le ombre su quelle siciliane

17 giugno 2004

Sembra sia ancora lontano il tempo nel quale il sogno di poter realizzare un aeroporto civile a Comiso (RG) si possa concretizzare, gli Stati Uniti, infatti, potrebbero chiedere al governo italiano il ripristino dell'ex base militare che "ospitò" le batterie mobili dei missili Cruise nell'ambito del piano di ristrutturazione di tutte le installazioni Usa in Europa.
Non è un'eventualità immediata, allo stato attuale, ma di certo si è appreso che una Commissione statunitense, che ha visitato recentemente la struttura, sta vagliando l'opportunità di riappropriarsi di questa base, ceduta all'Italia dagli Stati Uniti d'America oltre dieci anni addietro con il cambio (simbolico) di un dollaro.

La notizia che riguarda uno "studio di fattibilità" è stata confermata dal comandante della "Naval Air Station" di Sigonella (CT), capitano di vascello Timothy Lee Davison, nel corso di un'intervista rilasciata al quotidiano La Sicilia nell'occasione del suo trasferimento in Usa, avendo completato il ciclo del suo incarico operativo in Sicilia.
Nell'ambito della ristrutturazione delle basi statunitensi in Europa, con l'abbandono di installazioni in Germania e in altri Paesi del nord, ormai conclusa da tempo la fase della guerra fredda e con la Russia "nazione amica", la minaccia eventuale da fronteggiare si sposta a sud.
Quindi, la base di Sigonella sarà ulteriormente potenziata?
A questo riguardo il capitano Timothy Lee Davison ha risposto che Sigonella, visto che è una base italiana, può essere potenziata solo nel quadro degli accordi tra l'Italia e gli Stati Uniti. La ristrutturazione delle altre basi in Europa era inevitabile in quanto non esiste più la necessità di mantenere quelle installazioni, poiché sono mutate le condizioni politiche che ne determinarono la loro installazione. Per quanto riguarda le basi italiane il discorso è diverso, visto che si tratta di basi  molto strategiche e il capitano Lee Davison ritiene che la loro destinazione non muterà.

Per quanto riguarda Sigonella, e già venuta una Commissione di esperti - ma questo può considerarsi un fatto di routine, perché queste visite si sono avute in tutte le basi in Europa, dall'Islanda alla Germania, dalla Spagna all'Italia - per vagliare eventuali cambiamenti.
Dal quadro di riassetto degli stanziamenti militari statunitensi in Europa, si è appreso più che una smilitarizzazione delle basi in Sicilia potrebbe addirittura esserci un riutilizzo di quelle non più utilizzate, Comiso per esempio.
"La Commissione di esperti – ha riferito nell'intervista il capitano Lee Davison- ha visitato anche Comiso. Questi esperti hanno notato che gli edifici adibiti al personale, costruiti negli Anni Ottanta, sono piuttosto fatiscenti. Per rimettere in sesto questi edifici occorrerebbe già un certo investimento di tempo e di danaro. Ancora non c'è nulla di definitivo. Io non posso conoscere le conclusioni: è tutto un processo che seguono gli esperti. Questa è una delle opzioni che stanno considerando".

Su Sigonella e le basi americane in Sicilia c'è però dell'altro, notizie che gettano un'ombra scura sulla presenza dell'esercito americano sull'Isola.
Infatti, da quanto si apprende da un articolo apparso sul sito Erroneo.org, in una conferenza sulla militarizzazione in Sicilia si è messo a nudo l’illegalità della base di Sigonella.
La conferenza svoltasi il 10 maggio alla Facoltà di farmacia di Catania, organizzata dal nucleo promotore del comitato permanente per la smilitarizzazione e riconversione di Sigonella, sembra abbia offerto spunti di riflessione davvero inquietanti.
Primo fra tutti il rapporto che lega la mafia catanese alla U.S. Navy attraverso appalti edilizi e servizi d'ogni genere . Ciò emerge - come sottolinea Antonio Mazzeo di Terrelibere.org che ha svolto accurate inchieste su Sigonella - dalle indagini svolte dalla DIA e dalla commissione parlamentare antimafia con la presidenza dell'On. Lumia.

Un quadro storico proposto da Umberto Santino del Centro Siciliano di Documentazione "Peppino Impastato" dimostra come il rapporto tra mafia (allora quella palermitana) e gli Stati Uniti inizia nell'immediato dopoguerra del secondo conflitto mondiale. Già allora la mafia era vista come potere istituzionalizzato in Sicilia. Essa infatti ebbe, ancor prima dello stato, un ruolo fondamentale di controllo sociale maturato poi col tempo in funzione di controllo politico in chiave anticomunista.

La mafia non è l'unico problema ad insistere su un'area soprannominata "triangolo della morte".
Tra Sigonella (CT), base logistica e aeroporto militare statunitense, Augusta (SR),  porto che ospita sommergibili a capacità nucleare e Priolo (SR), primo petrolchimico in Europa, "il pericolo è l'olocausto".
E' quasi certa infatti la presenza di armi nucleari nella zona: lo confermano sia la presenza di velivoli e sommergibili a capacità nuclerare, sia le risposte piuttosto evasive che i generali statunitensi hanno dato ai parlamentari della commissione difesa della camera.
La situazione è drammatica nel centro abitato di Augusta, dove a causa della presenza del porto militare (posto tranquillamente tra due petrolchimici) si vive nella paura quotidiana che il peggio possa accadere da un momento all'altro.
Voli radenti di aerei militari, lidi per la balneazione utilizzati come discariche.

La, nota a tutti, colonizzazione americana di queste terre della Sicilia orientale sembra non sia legittima per questi motivi che di seguito andiamo ad elencare: NAS 1 e NAS 2, le aree residenziali dei militari statunitensi sono poste su un bacino idrico tra i più grandi del mediterraneo. Lo smaltimento dei rifiuti di queste aree non è noto e per di più le amministrazioni locali del comprensorio (Belpasso, Lentini, Mineo ecc.) fanno a gara per cedere nuovi terreni o risorse urbanistiche stravolgendo i propri PRG (Piani Regolatori).
Di recente la Provincia di Catania e l'ANAS hanno erogato finanziamenti per oltre 2 mln di euro (4 miliardi di lire) per la realizzazione di una via di collegamento tra NAS 2, in prossimità di Mineo, e la S.S. Catania-Gela.

Tutto ciò - come ha affermato l'On. Lumia – va a stravolgere (al di fuori di ogni norma del diritto internazionale che vuole ogni stato sovrano nel proprio territorio) il quadro di una Sicilia che ha bisogno di diventare un pilastro fondante di un Mediterraneo mare di pace, aperto al libero scambio culturale, economico e sociale con un sud protagonista e partecipe del proprio destino.
Eventualità che si possono realizzare con un aeroporto internazionale quantomeno decente, è la riflessione di Nicola Cipolla , rappresentante del CEPES (Palermo): dati statistici dimostrano che il traffico aeroportuale in Sicilia cresce esponenzialmente.
Tale crescita però ha un limite strutturale fortissimo dovuto alla presenza del radar militare di Sigonella che copre un raggio di 150 km e dirige il traffico militare e civile di tutta l'area con tutti i rischi che ciò comporta.
A Fontanarossa (CT) per esempio a 3 km da terra, i piloti non fanno più riferimento al radar per l'atterraggio perché non dà più segnale, e scendono a occhio.
Quale dunque la soluzione migliore ad un problema che comunque va risolto?
Sembra azzardato e impossibile, ma solo la "riconversione ad uso civile" di Sigonella è l'unica soluzione possibile con tutta una serie di elementi positivi come una ricaduta occupazionale elevatissima.

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17 giugno 2004
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