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In questa estate di crisi...

Solo il 58% degli italiani non rinuncerà a una vacanza, gli altri a casa per gli effetti della situazione economica

10 giugno 2013

Nell’estate del 2008, secondo un'indagine di Federalberghi, un italiano su due non sarebbe concesso neppure una notte fuori casa. La causa: la recessione economica che stava investendo tutti i principali Paesi del mondo.
Nell’estate del 2009, invece, l’allora ministro al Turismo del governo Berlusconi, Michela Brambilla, informava che gli italiani avevano riscoperto il fascino di viaggiare e di fare le vacanze nel proprio paese, perdendo un po’ di interesse per le mete straniere. Da un rapporto del ministero del turismo dell’epoca, emergeva che, in generale, nei primi mesi del 2009 le partenze degli italiani erano aumentate del 4,6% rispetto all’anno precedente.
Due anni dopo, nell’estate del 2011, l’Adoc (Associazione per la difesa e l'orientamento dei consumatori) segnalava che solo il 20% degli italiani si sarebbe potuto permettere una vacanza. Due anni fa, sul turismo estivo pesavano i rincari, in media di 200 euro, per trasporto e alloggio.

Ebbene, alla porte dell’estate 2013, un sondaggio Confesercenti-Swg ci dice che quasi la metà degli italiani non si concederà una vacanza nei mesi estivi: saranno solo 25.700.000 le persone che non rinunceranno ad un periodo di riposo e svago.
E’ la crisi a primeggiare fra le cause che hanno determinato l'imponente defezione dalle vacanze: sono quasi 14 milioni di italiani ad indicarla come la prima responsabile della loro rinuncia. Rispetto al 2012, quando andava in vacanza il 66% della popolazione, salgono di otto punti coloro che gettano la spugna.
Complessivamente la vacanza degli italiani vale quest'anno 24,5 miliardi di euro con una spesa media a persona di 961 euro, inferiore ai 1056 euro di prima della crisi, vale a dire nel 2008. Crisi in agguato sempre e comunque. Non a caso agosto, il mese da sempre più gettonato, segna una flessione nelle preferenze degli italiani passando dal 55% del 2012 al 52% di quest'anno. Sale di ben 4 punti invece l'opzione per giugno e di due quella per luglio, mesi premiati evidentemente per la convenienza economica.

Il fattore economico appare dominante per le famiglie italiane: s'impenna così dal 39% al 44% il numero di coloro che giudica determinante il reddito disponibile per programmare le vacanze. Ed un italiano su due (esattamente  il 53%) lega la rinuncia alla vacanza al fatto che non se la può permettere.
Secondo l'indagine, condotta mediante sondaggio telefonico su un campione di 1.000 maggiorenni, quasi 14 milioni di italiani non andrà in vacanza, mentre oltre 10 milioni ci andrà ma spenderà meno rispetto al passato e quasi 6 milioni e mezzo andrà in vacanza per meno giorni rispetto allo scorso anno. In quasi 500 mila chiederanno un prestito per potersi concedere un viaggio, mentre oltre 8 milioni e 300 mila andrà in vacanza come al solito. Ci sono poi 4 milioni e mezzo che dichiarano di non andare mai in vacanza d'estate e circa 5 milioni e 400 mila che non sanno ancora cosa faranno.

La vacanza, con l'incombere della crisi, sta anche progressivamente perdendo la sua principale caratteristica: quella di uno stacco netto con la attività lavorativa. Non è casuale allora che aumenti di tre punti (dal 4 al 7%) la pattuglia di coloro che non vanno in vacanza perché inchiodati al posto di lavoro. E sono un vero e proprio esercito di quasi 10 milioni di italiani quelli che si portano in spiaggia o nei boschi il computer per lavorare o leggere la posta.
Si assottiglia il popolo dei vacanzieri, ma, complice la crisi, emerge un nuovo e preoccupante fenomeno: ben il 20% del campione intervistato dichiara che nel corso dell'anno ha dovuto prendere giorni di ferie "forzate" a causa delle difficoltà delle imprese, che non vogliono licenziare ma sono costrette a chiudere per più tempo le proprie attività. Il nodo del lavoro accompagna dunque le famiglie italiane nel difficile tragitto della crisi, senza pause, neppure quella estiva.

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10 giugno 2013
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