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Kandahar

Presto nelle sale il nuovo film di Mohsen Makhmalbaf, drammaticamente attuale

10 ottobre 2001
Da venerdì nelle sale il nuovo film di Mohsen Makhmalbaf.

Porta sullo schermo  cinematografico la tragica attualità di questi giorni.

Tra docu-drama e atto di denuncia, racconta della persecuzione dei talebani nei confronti del popolo afgano, dove conquistare la frontiera verso l'Iran pare il miraggio di condizioni più liberali.

In vent'anni lo hanno fatto un terzo di sei milioni e mezzo di afgani.

La protagonista del film è Niloufar Pazira. Una profuga che ha realmente vissuto ciò che vediamo sullo schermo. Passato in concorso a Cannes 2001, il film è oggi più che mai drammaticamente attuale.

Il regista iraniano, da sempre attento alla questione afgana ha dichiarato recentemente il suo punto di vista:"Gli afgani sono rimasti bloccati nella loro antichità.
Come lo shah Reza in Iran negli anni Trenta, o Ataturk in Turchia, Amanoullah ha cercato di far progredire il paese, ma ben presto si è dovuto scontrare con un'enorme resistenza religiosa. Si potrebbe dire che questo paese sia stato vaccinato contro la civiltà moderna. Ho condotto uno studio molto approfondito sul tema, che ho intenzione di pubblicare con il titolo di Afghanistan, un paese senza immagini.

All'inizio del XXI secolo, i Talebani hanno ancora il furore iconoclasta. Il cinema non esiste, hanno perfino fatto sparire la televisione. I loro quotidiani non pubblicano immagini. Fare fotografie o dipingere è considerato "impuro". La musica è proibita. Le scuole femminili sono state chiuse. Le donne non hanno alcun diritto. Nel 1996 i Talebani ordinarono che una grande biblioteca venisse bruciata fino alle fondamenta. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, un milione di afgani oggi rischiano di essere uccisi, senza contare i milioni di persone che hanno perso le gambe a causa delle mine. Il mondo è più angosciato dalla distruzione di un Buddha di pietra che dal destino di questi esseri umani ".

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10 ottobre 2001
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