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La maledizione di Scilla e Cariddi

Se diventi premier prima o poi dovrai dirlo: "Farò, faremo il Ponte sullo Stretto di Messina!"

04 marzo 2016

Lo scorso settembre, dopo una affermazione schietta e circostanziata del vicepremier Angelino Alfano, sul non abbandono dell’idea di costruire il Ponte sullo Stretto di Messina, abbiamo fatto una semplice riflessione: andando con la memoria indietro nel tempo, ci siamo resi conto che il discorso del ponte sullo stretto è sempre stato un elemento imprescindibile per tutti i premier e i governi che si sono succeduti. Citiamo esattamente quanto abbiamo scritto: "E' come se i politici, di tutte le estrazioni e tendenze, arrivati ai vertici del comando proprio non possano fare a meno, prima o poi, di tirar fuori dal cappello il discorso del Ponte sullo Stretto di Messina. Una specie di maledizione, uno strano sortilegio al quale non si può sfuggire..." (LEGGI)

Quanto stiamo adesso per raccontare conferma con esattezza e precisione la rilfessione en passant dei mesi scorsi. L’attuale presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ieri parlando ai microfoni di Isoradio ha infatti detto: "Sicuramente il Ponte sullo Stretto di Messina verrà fatto prima o poi".
Il discorso di Renzi è stato più articolato, e adesso renderemo conto delle sue parole, del suo ragionamento, ma ciò che salta all’occhio è la mancanza di qualsiasi forma condizionale usata per asserire quanto i suoi predecessori hanno già menzionato, detto, promesso, citato, sottoscritto eccetera, eccetera, eccetera...

Dunque, il ponte sullo stretto verrà fatto. Senza alcun dubbio (secondo Renzi). Certo, continua il premier, "L'importante è che prima portiamo a casa i risultati di opere incompiute perché qui ci son solo quelli che pensano di arrivare e portare a casa progetti faraonici".
"Sul Ponte dello Stretto - ha aggiunto Renzi - si è giocato un derby ideologico tra fautori e detrattori totalmente privo di aderenza alla realtà perché se ci mettiamo un pizzico di buonsenso, prima mettiamo a posto le strade in Sicilia, perché per un periodo è crollato un viadotto al mese, dopo che negli anni '60 e '70 sono stati fatti lavori coi piedi".
"Primum vivere, deinde philosophari", ha sottolineato il premier sciorinando la dotta citazione di hobbesiana memoria. "In Sicilia vanno rimesse a posto strade e ferrovie. Se non uniamo Palermo, Catania e Messina di che parliamo? In alcuni momenti è stata impercorribile al suo interno ed è indecente per una regione così bella", ha aggiunto. "In prospettiva personalmente non ho niente contro il Ponte, anzi lo ritengo utile, l'importante è capire tempistica, costi, collegamento e quando ci sarà dovrà essere anche per i treni. Dovrà essere un pezzo della struttura di Alta velocità del Paese. Perché abbiamo la struttura ad alta velocità migliore al mondo. Ora bisogna andare da Napoli a Bari e da Napoli a Reggio Calabria e in prospettiva anche a Palermo".

Ora, ovviamente, il riferimento alla mastodontica e contestatissima opera dello Stretto non poteva certo passare inosservato. Il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, ha appoggiato il premier, ribadendo però le riserve: "E' un'opera da valutare con attenzione, ma ci stiamo concentrando sulle priorità. Siamo assolutamente in linea".
Concorde solo con una piccola parte del ragionamento il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, in particolare su quella dell'irrealizzabilità dell'opera: "Oggi e per molti altri anni sarà irrealizzabile, che ne parliamo a fare?".
Già, che se ne parla a fare visto che le priorità sono altre ed ampiamente riconosciute? Invece se ne parla perché - continuiamo ad esserne convinti, sempre di più - il motivo sta nella dannazione alla quale premier e governi di turno sono sottoposti, vittime della "maledizione di Scilla e Cariddi".

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04 marzo 2016
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