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Nessuno vuole lavorare per conto del Comune di Enna

11 gennaio 2006

Il dissesto finanziario di un comune, come è avvenuto con il comune capoluogo, provoca sicuramente dei disagi, a livello finanziario e di immagine. In fondo è un soggetto fallito, che non ha considerazione da parte di chicchessia, specie di quelli che sono iscritti nel registro dei creditori. In queste condizioni, amministrare e cercare di operare diventa veramente proibitivo.
Ad Enna l'amministrazione comunale il 23 dicembre scorso ha deciso di dichiarare il dissesto finanziario, che si aggira intorno ai 10 milioni e mezzo di euro, sperando in un futuro (che si augura breve) di risanare le casse comunale. La massa passiva viene messa da parte, l'attività amministrativa parte da zero, solo che i creditori non vogliono più avere a che fare con il comune. Due i casi più eclatanti, due gare di appalto, uno per l'illuminazione pubblica da migliorare in tutta la città per undici mila euro; l'altro per impermeabilizzare il tetto del Teatro Garibaldi, per riaprirlo al pubblico, dopo tanti anni di chiusura. Gara per un importo di 12 mila euro.
Ebbene le due ditte che si sono aggiudicate l'appalto hanno dichiarato all'assessore comunale ai Lavori Pubblici, Lorenzo Colaleo, di voler rinunziare perché ''avanzano dei soldi'', il comune per loro è inaffidabile, non ha importanza se queste gare di appalto non hanno niente a che vedere con il dissesto finanziario, che questi soldi, essendo un'altra gestione amministrative, potranno essere pagati. Questa stessa situazione potrebbe verificarsi anche per altre gare di appalto, per cui il comune capoluogo rischia di non poter eseguire determinati lavori perché le ditte ''avanzano soldi'' e, quindi, non hanno fiducia. Cercare di convincerli non sarà facile, bisogna far capire loro che le gare di appalto a venire non c'entrano niente con il dissesto finanziario, in questo caso i soldi ci sono e sono spendibili.

Fonte: ViviEnna.it

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11 gennaio 2006
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