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Peperoncino rosso, piccante e... cancerogeno

Colorato con una sostanza cancerogena e genotossica nei paesi produttori

23 marzo 2004
Pasta, sugo e insaccati contenenti peperoncino rosso sono finiti sotto il mirino della Procura di Torino. Una situazione piccante, è il caso di dire! Infatti il peperoncino sarebbe stato colorato con il "Sudan1", una sostanza sintetica a base di anilina, cancerogena e genotossica, cioè perfettamente in grado di danneggiare il materiale genetico, cromosomi e Dna. Il peperoncino verrebbe, nel vero senso della parola, "verniciato" dai paesi produttori (India, Pakistan, Sud America) per conferirgli il tipico colore rosso e farlo somigliare sempre più a quello coltivato dalle nostre parti. Tanto per cominciare 22 tonnellate di Ketchup piccante sono state sequestrate dall'Ispettorato Centrale per la Repressione delle Frodi grazie all'attività delle sedi di Palermo, Milano e Roma. Tra il Lazio e la Sicilia sono state bloccate circa 60 mila confezioni di prodotto a rischio oltre che i sughi per la pasta.
Numerosi casi di positività riferiti al peperoncino tritato e polverizzato in vendita in Puglia, Basilicata e in Calabria.

Il Sudan 1 è una sostanza talmente pericolosa che un'azienda di Cosenza che lo utilizzava per colorare i tessuti è stata giudicata responsabile del cancro alla prostata di un suo dipendente. Alla luce di questo fatto, la Commissione delle Comunità Europee, con un provvedimento del 26 giugno scorso, ha vietato l'importazione di peperoncino rosso essiccato, tritato o polverizzato a meno che il prodotto non sia  accompagnato da una certificazione che attesti l'assenza del Sudan 1. «Nel nostro laboratorio - spiega Annalisa Di Lorenzo, responsabile qualità del Calab, laboratorio chimico merceologi­co della Calabria (uno dei pochi in Italia che determina il Sudan 1) - c'è un flusso continuo di imprenditori che prima di confezionare i cibi, le conserve e quan­t'altro, vengono a testare la genuinità del peperoncino, anche quello che già gode di una generica certificazione da parte dell'importatore. Abbiamo elabo­rato una procedura di analisi specifica per riscontrare la presenza del «Sudan 1» anche perchè il Ministero della Salute ancora non ha dato disposizioni precise in merito».

«L'allarme è giustificato ma è necessario non creare ingiuste preoccupazioni» afferma Biagio Agostara, primario oncologo di Palermo. «Si tratta di un composto chimico usa­to da tempo anche nell'industria che produce ce­re, vernici ed è stato documentato che è cancero­geno e genotossico...il livello di allarme è giustificato - continua l'oncologo - nel senso che è corretto che una so­stenza cancerogena venga tolta dalla catena ali­mentare. Bisogna sottolineare però - rassicura - che solamente una prolungata e costante assun­zione di prodotti adulterati e cancerogeni è fatto­re reale di rischio. Per quanto riguarda le donne gravide, sono più sensibili all'esposizione alla so­stanza; l'embriogenesi è un passaggio delicato, fatto di processi di riproduzione ed accrescimen­to. La presenza di un cancerogeno genotossico in questa fase potrebbe indurre danni ma solo con l'assunzione frequente e non episodica, della sostanza incriminata».

Da quando la Commissione Europea ha diramato il «bollettino di allarme», so­prattutto i grandi produttori hanno av­viato severi controlli soprattutto sul pe­peroncino proveniente da India e Paki­stan, per eliminare qualsiasi rischio. Il Ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno ha rassicurato i consuma­tori promettendo controlli severi nei centri di distribuzione.

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23 marzo 2004
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