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Siccome gay la motorizzazione gli ritirò la patente. Il ministero dei Trasporti adesso dovrà risarcirlo

20 dicembre 2005

Lo scorso giugno ad un giovane ventitrenne, venne chiesto dalla Motorizzazione civile la revisione della patente su segnalazione dell'ospedale militare di Augusta (SR). I medici militari avevano giudicato che il giovane, che alla visita di leva confessò di essere gay, non fosse in possesso dei requisiti psicofisici richiesti per la guida (leggi).
Il ragazzo fece immediatamente ricorso e dopo sei mesi una sentenza della seconda sezione del Tar di Catania ha giudicato che: ''L'omosessualità non rientra nella categoria di malattia psichica''.

La richiesta di Danilo (così si chiama il giovane) era stata sospesa in via cautelare dal Tar, che adesso ha svolto una regolare udienza e ha emesso una sentenza con la quale condanna il ministero dei Trasporti al pagamento delle spese processuali per un totale di mille euro. Davanti al Tribunale civile di Catania rimane invece ancora pendente il processo per il risarcimento danni, da 500 mila euro, chiesto al ministero dei Trasporti e della Difesa dal legale del giovane, l'avvocato Giuseppe Lipera.
Durante il dibattimento, gli avvocati del ministero dei Trasporti hanno sostenuto che la revisione della patente era stata chiesta ''non in considerazione del semplice accertamento dell'omosessualità, ma per le situazioni cliniche di sofferenza psichica''. Ma per i giudici ha fatto testo la relazione del servizio di psicologia dell'Asl 3 secondo il quale invece ''buone e integre appaiono le funzioni cognitive e la capacità di relazionarsi'' del ragazzo. Il Tar di Catania ha sottolineato nella sentenza che nel diario clinico dell'ospedale militare di Augusta si legge: ''All'esame psichico nessuna turba del pensiero e della percezione. Diagnosi: disturbo dell'identità sessuale''.

Insomma, per Danilo giustizia è stata fatta, ma rimane l'amarezza di dover appurare che in Italia, nel 2005, qualcuno possa ancora sostenere che l'omosessualità è una malattia psichica. Sicuramente ciò ci da la misura di quanto ancora lunga sia la battaglia per i diritti civili e contro l'intolleranza.

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20 dicembre 2005
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