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Trapianti in Sicilia ottimo il bilancio 2001. La cultura c'è ma le strutture vanno potenziate

30 luglio 2001

Nel 2001 la Sicilia è passata dall'ultimo al terzultimo posto nella graduatoria nazionale dei trapianti d'organi, a metà luglio si è eguagliato il record di prelievi del '97. 22 i donatori quasi il doppio di prelievi rispetto al 2000.

Perché allora il buco nero tra il 1997 e il 2001?

"L'aumento delle donazioni - spiega il professore A. Salerno, coordinatore del Centro di riferimento regionale per i trapianti - è legato a un fatto organizzativo. Mancava una rete organizzativa che assicurasse efficienza, trasparenza e controllo".

Le statistiche 2001 non sono frutto della casualità, al contrario dimostrano che la cultura della donazione nell'isola è forte e presente.

"Effetto Celentano"? Non proprio e non solo. La trasmissione scandalo di Celentano ha certamente sensibilizzato la gente che ha avuto l'occasione di parlare della donazione degli organi in circostanze normali, non solo in occasione di un lutto. Ma la vera rivoluzione è avvenuta nella struttura ospedaliera.

Fino ad oggi mancava, infatti, un collegamento alla rete nazionale che gestisce urgenze, eccedenze di organi, liste pediatriche. Mancavano reparti attrezzati per questo tipo di interventi. Oggi sembrano ostacoli superati. È stata creata una rete organizzativa indispensabile per i trapianti, è aumentato il numero degli ospedali attivi in tutta la Sicilia.

A Trapani il reparto di Rianimazione del Sant'Antonio ha effettuato il suo primo trapianto. Sono state potenziate le Rianimazioni del Civico, di Villa Sofia e del Buccheri La Ferla di Palermo; del Garibaldi di Catania; del Policlinico di Messina, del San Giovanni di Dio di Agrigento e del San Biagio di Marsala.

"Si è finalmente introdotto il criterio di fare dappertutto i prelievi, come già succede nelle altre regioni d'Italia" - dice Piergiorgio Fabbri, primario della Neurorianimazione del Civico e coordinatore dell'area trapianti che abbraccia Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta.

L'importante adesso è non adagiarsi sugli allori. C'è ancora molto da fare e da potenziare per reggere il sovraccarico di lavoro e per accogliere nel miglior modo possibile i donatori e i malati in attesa di trapianto.

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30 luglio 2001
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