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Ultime dall'Istat, su quanti sono gli italiani e sulla diminuzione della disoccupazione Nazionale

Popolazione aumentata di 217.713 unità rispetto al '91, disoccupazione diminuita rispetto al '92

23 dicembre 2003
Sono residenti in Italia 56.995.744 unità.
Le persone residenti in Italia sono 56.995.744. Lo afferma l'Istat che ha diffuso i dati definitivi relativi al censimento 2001. La cifra dei residenti all'ultimo censimento è aumentata di appena 217.713 unità rispetto al 1991.
Il 26,2% della popolazione risiede nell'Italia nord-occidentale, il 18,7% in quella Nord-orientale, il 19,1% al Centro, il 24,4% al Sud e il restante 11,6% nelle isole. Le donne superano gli uomini di 1.821.780 unità. Ogni 93,8 uomini ci sono 100 donne. Le donne sono, in particolare, 29.408.762 mentre gli uomini 27.586.982. La regione dove il rapporto di mascolinità è più basso è la Liguria (89,2%), il più alto la Basilicata (96,6%).
L'Italia è uno dei paesi con più elevato invecchiamento. La percentuale di over 65 anni è passata dal 15,3% (8.700.185) del 1991 al 18,7% (10.646.874) del 2001. L'aumento - sottolinea l'Istat - è stato sensibile anche per le età più avanzate: la popolazione con 75 anni ed oltre è passato dal 6,7% all'8,4%.
Tra gli ultra 75enni, il 63,7% (3.032.941) è costituito da donne. Le persone con più di 85 anni è quasi raddoppiata, dall' 1,3% all'attuale 2,2% (pari a 1.240.321).
I comuni col maggior numero di anziani sono quelli più piccoli, seguiti dai comuni montani e dai grandi comuni. Le regioni più anziane sono: Liguria (12,2% di persone con oltre 75 anni), Umbria (10%), Emilia Romagna e Toscana (10,8%).

Quasi tutta la popolazione residente in Italia (circa 56 milioni e mezzo) vive in famiglia. Negli ultimi dieci anni il numero delle famiglie è aumentato da 19.909.003 a 21.810.676 unità. Si tratta di famiglie sempre più piccole, con un numero medio di componenti che passa da 2,8 a 2,6. Inferiore alla media è il Nord-Ovest (2,4) e il Nord-est (2,5) mentre sopra la media è il Sud (2,9) e le isole (2,8). Le regioni con minor numero medio di familiari sono la Liguria e la Valle d'Aosta (2,2), quella più numerosa è la Campania (3,1).
Il censimento 2001 evidenzia, fra l'altro, l'aumento delle persone sole e la diminuzione delle famiglie numerose e delle famiglie estese. Ad esempio, le famiglie composte da una sola persona sono passate dal 19,8% al 24,3% (5.296.881), quindi una su quattro. Le percentuali più alte si registrano in Valle d'Aosta (34,4%) e Liguria (33,3%), agli ultimi posti la Campania (17,7%) e la Puglia (18,5%). La maggior parte di queste famiglie sono costituite da vedovi (45,5%) mentre i celibi e le nubili ammontano al 35,4% pari a 1.873.891 persone.
In calo invece le famiglie numerose. Quelle con 6 e più componenti sono passate dal 3,4% all'1,7%. Nel sud (3,1%) e nelle isole (2,4%) si registrano valori superiori alla media. In calo anche le famiglie estese, cioè quelle costituite da due nuclei o da nuclei con altre persone residenti. Nel 1991 erano l'8,7% delle famiglie mentre nel 2001 erano il 6%. I valori più alti si rilevano in Umbria (11,1%) e nelle Marche (10%), i più bassi in Valle d'Aosta (3,3%), Basilicata (4%) e Piemonte (4%). 
 
Disoccupazione scesa all’8,5%, il livello più basso dal 1992 
Nuovo record per il tasso di disoccupazione, sceso in ottobre all'8,5%, il livello più basso dal 1992. Lo rende noto l'Istat, precisando che le persone in cerca di occupazione erano in ottobre 2milioni 52mila, cioè 100mila in meno rispetto ad ottobre 2002. Dai dati diffusi dall'Istat in merito all'andamento del tasso di disoccupazione in Italia nel mese di ottobre, emerge la brusca flessione registrata nel Mezzogiorno, dove si è passati da una disoccupazione al 18% del 2002, all'attuale 17,2% di ottobre 2003. Il tasso di disoccupazione è sceso su base annua di tre decimi di punto nel Nord-Ovest, portandosi al 4,2%, mentre è rimasto invariato al 3,4% nel Nord-Est. Nel Centro, il rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le forze di lavoro è passato dal 6,5% dell'ottobre 2002 all'attuale 6,1%. Rispetto a ottobre 2002, il tasso di disoccupazione maschile è sceso dal 6,9% al 6,6%. In calo ad ottobre anche il tasso di disoccupazione per le donne, sceso dal 12,1% di ottobre 2002 all' attuale 11,4%. Sempre in ottobre, precisa l'Istat, l'incidenza dei giovani (15-24 anni) in cerca di occupazione sulle forze lavoro della stessa età, si è posizionata al 27,5% dal 27,6% di un anno prima.

Nel 2003 disoccupazione all'8,7%
Nella media del 2003 il tasso di disoccupazione in Italia è sceso all'8,7% rispetto al 9% del 2002. Lo rende noto l'Istat precisando che continua a mantenersi elevato il tasso di disoccupazione giovanile, risultato pari al 27,1%, appena un decimo di punto in meno rispetto al 2002. Il numero delle persone in cerca di lavoro si è ridotto nel 2003 rispetto all'anno precedente del 3,1%. Questa riduzione, sottolinea l'Istat, ha riflesso ''un calo più accentuato per la componente femminile in confronto a quella maschile''. Per quanto riguarda le componenti della disoccupazione, la flessione ha interessato maggiormente i disoccupati in senso stretto (-32 mila unità pari a -3,9%) e le persone in cerca di prima occupazione (-29 mila unità, pari a -3,4%) rispetto alle altre persone in cerca di occupazione (-6 mila unità, pari a -1,2%). Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) si è lievemente ridotto rispetto al 2002, attestandosi al 27,1%, appena una decimo di punto in meno rispetto all'anno precedente. Il tasso di disoccupazione di lunga durata è rimasto invece invariato al 5,3%. Il tasso di disoccupazione si è attestato nel Nord ovest al 4,2%, mentre nel Nord est e nel Centro si è posizionato rispettivamente al 3,2 e al 6,5 per cento. Nel Mezzogiorno, invece, è sceso dal 18,3% della media 2002 al 17,7%.

Nel 2003, +1% occupazione
Cresce l'occupazione in Italia nel 2003. Nella media dell'anno elaborata dall'Istat, l'aumento è stato pari all'1%, cioè 225mila unità in più rispetto al 2002. L'occupazione è cresciuta dell'1,4% nel nord ovest, dell'1,1% nel nord est, dell'1,6% nel centro e dello 0,2% nel Mezzogiorno. Nel 2003 l'offerta di lavoro, sottolinea l'Istat, ha registrato un incremento dello 0,7%, pari a 157 mila unità in più rispetto al 2002. In particolare il rapporto fra gli occupati e la popolazione in età lavorativa si è posizionato al 56% (55,4% nel 2002), mentre quello fra gli occupati in età fra 15 e 24 anni e la corrispondente popolazione si è ridotto dal 25,5 al 24,9%. L'occupazione dipendente nel 2003 è aumentata, rispetto al 2002, dell'1,2% (più 197 mila unità), mentre quella autonoma è cresciuta dello 0,5% (più 28 mila unità). L'occupazione dipendente a tempo pieno e indeterminato ha registrato una crescita di 149 mila unità, a fronte delle +48mila unità di quella a termine e/o a tempo parziale. In particolare, l'incidenza del lavoro a termine sul totale dei dipendenti si è attestata al 9,9%, stabile quindi rispetto al 2002, mentre quella del lavoro a tempo parziale è marginalmente cresciuta dal 9,1% della media 2002 al 9,2% del 2003. L'occupazione femminile è cresciuta quest'anno a ritmo decisamente più veloce di quella maschile, aumentando dell'1,6% (più 128 mila unità) a fronte del +0,7% degli uomini. Fra i settori di occupazione, l'agricoltura ha registrato una flessione del numero di occupati dell'1,9% (meno 21 mila unità) mentre l'industria in senso stretto ha registrato un progresso dello 0,5% (più 26 mila unità). Sostenuto dai consistenti progressi della prima parte dell'anno, il settore delle costruzioni ha invece registrato nella media del 2003 una variazione positiva del 3,5% (più 61 mila unità). Decisamente più contenuto il tasso di crescita nel terziario, +1,1% e 159 mila unità in più.

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23 dicembre 2003
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