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"Gli uomini di questa città io non li conosco"

Alla Mostra del Cinema di Venezia, Franco Scaldati e Palermo secondo Franco Maresco

11 settembre 2015

La Palermo degli ultimi, quella cui ha dato letteralmente voce il teatro di Franco Scaldati: è lo specchio in cui Franco Maresco riflette se stesso nel documentario che (pur assente di persona dal Lido) porta Fuori Concorso alla 72ma Mostra del Cinema di Venezia.
Il titolo è eloquente, "Gli uomini di questa città io non li conosco - Vita e teatro di Franco Scaldati", a dire di un documentario che ha la forma del saggio per immagini in cui Maresco ricostruisce, con puntualità persino didascalica, l’opera di un artista al quale non esita a riconoscere il merito di un’ispirazione che è alla base della sua stessa volontà di fare cinema: "Se non avessi avuto il privilegio di conoscere Franco Scaldati, più di trent’anni fa, il mio cinema sarebbe stato un’altra cosa e, chissà, forse non avrei nemmeno deciso di fare il regista".

E’ a questo uomo di teatro che Maresco riconosce il merito di avergli fatto "scoprire l’anima profonda della nostra città. Nessuno prima di lui ha raccontato il "sottosuolo" palermitano, nessuno come lui ha rappresentato gli ultimi, gli esclusi, con la sua potenza poetica, reinventando una lingua (il dialetto palermitano) che fino ad allora era stata espressione di una cultura considerata "minore" perché popolare".
Di Scaldati il documentario offre un ritratto preciso, puntuale nella ricostruzione della scena sociale e culturale in cui fiorì e si sviluppò: la Palermo della seconda metà degli anni ’70, presa tra le tensioni politiche di un’Italia che si dibatteva tra potenti corrotti e corruttori e spinte di rinnovamento delle frange sociali e degli antagonisti.

Autodidatta, destinato dalla famiglia a fare il sarto (da qui il soprannome con cui fu conosciuto sulla scena palermitana e persino il nome della sua prima compagnia, "La compagnia del Sarto" per l’appunto), Franco Scaldati ha sin da subito lasciato il segno per la rappresentazione di una Palermo che resisteva nella sua disperata umanità all’oblio cui la miseria dei quartieri più popolari era destinata: "Vorrei essere la coscienza critica del teatro italiano", dice di se Scaldati parlando con Maresco, "vorrei fare un teatro che sia portatore di una poesia violenta, che chiede implicitamente un cammino più solidale fra gli uomini, senza guardarsi allo specchio, senza appagarsi di se stesso, così come sembra essere tutto il teatro italiano di oggi".

"Gli uomini di questa città io non li conosco" è il ritratto di un uomo quietamente inconciliato, reso da Maresco attraverso l’utilizzo di preziose immagini di repertorio sulla situazione sociale di Palermo negli anni ’60 e ’70, ma anche attraverso riprese filmate (spesso televisive) delle sue opere così rigorose ed estreme.
La testimonianza di Scaldati è resa attraverso numerose interviste rilasciate nel corso degli anni, spesso direttamente allo stesso Maresco. E poi ci sono le testimonianze dei tanti che lo hanno conosciuto e che hanno conosciuto la sua opera: Mario Martone, Goffredo Fofi, Giuseppe Tornatore (con cui Scaldati ha lavorato in un paio di occasioni), Roberto Andò, Emma Dante, Letizia Battaglia, Mimmo Cuticchio, Roberta Torre e tanti altri. [Fonte: SiciliaInformazioni.com]

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11 settembre 2015
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