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''Miracolo a Palermo!'', stasera in anteprima a Palermo il film del regista nisseno Beppe Cino

Una favola che racconta di mafia e la speranza di salvarsi da essa

31 marzo 2005

Sarà proiettato stasera a Palermo *, in anteprima nazionale, il film del regista nisseno Beppe Cino ''Miracolo a Palermo!''.
''Miracolo a Palermo!'' parla di mafia, ma da una prospettiva insolita. 
E' una sorta di favola visionaria che racconta di personaggi brutti, sporchi e cattivi, che vivono nella sottocultura mafiosa palermitana, ma che si chiude con un gesto di speranza. Nel cast la splendida Maria Grazia Cucinotta nel ruolo di una madre coraggio.
Il chiaro messaggio lanciato dal film diretto e sceneggiato da Beppe Cino è quello che ci dice che ''mafiare non paga'', ossia il comportamento, l'atteggiamento il sentire mafioso non paga mai e in nessuna maniera.

La storia narra di un ragazzino, Totò (Michele Lucchese), che dopo aver visto uccidere il padre, non pensa ad altro che a crescere e vendicarlo.
Nel frattempo insieme al fratello Rosario (Marco Correnti) si dà da fare con piccoli furtarelli, mentre la madre Sara (Maria Grazia Cucinotta) tira a campare facendo la donna delle pulizie. Intorno a Totò gira una miriade di personaggi dai colori forti e tutti in odor di mafia. C'è Sparagna (Tony Sperandeo) ricettatore da quattro soldi che si atteggia a boss; ci sono i poeti ladruncoli Fofò (Luigi Maria Burruano) e Federico II (Vincent Schiavelli) e c'è Antonio (Roberto Salemi), paralitico in carrozzella, compagno di avventure di Totò.
Insomma una corte di miracoli, quasi un limbo per l'accesso alla mafia, quella vera, da cui Totò alla fine sembra riuscire a sfuggire buttando tra i rifiuti la sua pistola insieme alla volontà di vendicare il padre. 

Beppe Cino con questa pellicola ha voluto proporre il tema della ''mafiosità'' senza ricorrere però ai soliti stereotipi: ''In questo mio lavoro non c'è la solita mafia da una parte e chi la combatte dall'altra, io ho messo in scena la sottocultura mafiosa, le budella di questa cultura, lambendone solo gli stereotipi per svuotarli di senso. In fondo - dice il regista per spiegare la speranza che si intravede a fine film - perché è stato ucciso Padre Puglisi? Perché nel quartiere Brancaccio aveva cominciato a dare istruzione a dei giovani analfabeti: la cosa che la mafia teme di più. I miei personaggi sono dei morti di fame e dove c'è la fame c'è il terreno dove attecchisce la mafia''.

* La proiezione, ad inviti, è in programma alle 20.30, al cinema Tiffany

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31 marzo 2005
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