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A 12 anni dalla Strage di Capaci

Anche quest'anno, doverosamente, ricordiamo uno degli uomini più grandi d'Italia, Giovanni Falcone

22 maggio 2004

23 maggio 1992. Capaci.
Il sole é forte.
Il cellulare di La Barbera squilla alle 17,02.
Sa che quella telefonata non é un errore ma un segnale preciso.
Con lui,vicino al casolare, ci sono tutti i capi di Cosa Nostra, quelli del nucleo militare dei corleonesi.
La Barbera sale sulla sua Lancia Delta e imbocca l'autostrada da Palermo a Punta Raisi.
Poi si ferma e aspetta. Ferrante e Salvatore raggiungono l'aeroporto, Gioé e Troia mettono una ricevente su un tombino dell'autostrada.
Poi salgono con Brusca e Battaglia sulle colline di Capaci.
Dall'autostrada spuntano tre Fiat Croma.
C'é il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, gli uomini della scorta.
La Barbera riparte e le segue a distanza. Chiama Gioé sulla collina.
Un attimo.
La mano di Brusca sfiora il tasto del telecomando.
Cinque quintali di tritolo misto a T4 rendono quel pezzo di strada un inferno.
Una voragine, larga 30 metri e profonda 8. E in quel profondo buco nero,tutti muoiono, tranne l'autista Giovanni Costanza.

L’Albero Falcone e l’aula bunker sono i luoghi – simbolo della vita e del lavoro di Giovanni Falcone. A dodici anni di distanza dalla strage di Capaci si animano con la presenza e l’impegno di tanti giovani che nelle scuole, con i loro insegnanti, giorno dopo giorno costruiscono un avvenire diverso e migliore ispirandosi al suo esempio.
La Fondazione Giovanni e Francesca Falcone partecipa a questo grande e paziente progetto alimentando le loro energie e coordinando i loro sforzi verso questo meraviglioso obbiettivo comune.

Quest’anno racconteranno la storia di Giovanni Falcone, e descriveranno come si può nascere in Sicilia, e morire per la Sicilia e per riscattare la dignità dei siciliani offesa dalla mafia.
Una vicenda drammatica che non è mai stata tragedia perché non ha perso la speranza di trasformarsi in un futuro migliore. Il racconto comincia e si sviluppa nell’aula bunker; viene interrotto da una riflessione sul ruolo e sul destino dell’Europa, per ritrovare lo spirito dei padri fondatori e divulgare la cultura dei diritti della nuova cittadinanza europea. Prosegue il suo cammino creativo con il corteo che conduce all’albero Falcone, snodandosi per le vie di Palermo, e lì si conclude con una domanda semplice che segna il desiderio di una nuova stagione del rispetto e della legalità: "Giovanni, quando torni?".

La degenerazione dei costumi di coloro che hanno potere e responsabilità nella vita pubblica, nel silenzio omissivo e colpevole di chi potrebbe arginare la devastazione morale delle nostre istituzioni, fa sentire di più la mancanza di Giovanni Falcone.
In realtà sappiamo che sta già tornando. Sta tornando nella coscienza comune di tanti giovani che,
assetati di ideali e di valori civili, pur non avendolo mai conosciuto, in questi anni si sono resi disponibili per incontrarlo.
Hanno voluto concludere la giornata del 23 maggio 2004 dedicandogli un concerto a piazza Magione, a Palermo, lì dove è nato. I giovani sono il grande monumento a Giovanni Falcone, edificato con la coerenza dei comportamenti e la forza dei principi morali, cementati dalla loro unione.

A Palermo, per commemorare la scomparsa di uno degli ultimi veri eroi civili ci saranno, il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, che parteciperà alla cerimonia nell'aula bunker del carcere Ucciardone, e il Presidente del Senato, Marcello Pera, che inaugurerà a Capaci un monumento nel luogo esatto in cui avvenne l'attentato. Alla cerimonia parteciperanno anche i ministri Pietro Lunardi ed Enrico La Loggia, e il Presidente della Commissione antimafia Roberto Centaro.

Fondazione Giovanni Falcone

- Il reportage audio di quanto avvenne il 23 maggio 1992

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22 maggio 2004
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