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Accordo Stato-Libera per il controllo dei terreni confiscati

L'illegalità è direttamente collegata all'abbandono del territorio, questo accordo vuole accudirlo

17 giugno 2010

Il potere di controllo, specie sui terreni e le aziende agricole, viene esercitato dalle cosche anche dopo la confisca, che nella pratica ne mantengono la disponibilità. Scopo di una convenzione firmata ieri tra Corpo forestale, Agenzia nazionale per i beni confiscati alle mafie e l'Associazione Libera è quello di presidiare quei territori e riportarli pienamente alla legalità attraverso progetti per il riutilizzo dei patrimoni mafiosi.
Un patto che per il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, rappresenta "il massimo: tre soggetti diversi, che si uniscono per costruire un percorso insieme prendendo ad esempio le parole di Falcone: colpire i mafiosi nel loro punto debole, ricchezza e guadagno". "Tante esperienze stanno nascendo - ha ricordato il direttore dell'Agenzia, prefetto Mario Marcone - e vanno accompagnate nella crescita e nella restituzione al territorio di quella ricchezza che per anni è stata sottratta alla comuinità". Esperienze che troveranno il supporto della Forestale, come ha spiegato il primo dirigente della Corpo Giuseppe Vadalà, nel momento in cui impianteranno una nuova attività.
La convenzione infatti prevede la raccolta, l'elaborazione e lo scambio di informazione sui fenomeni criminali, e attività di formazione comune nelle scuole e nelle università, oltre al presidio dei territori di competenza della Forestale. In particolare sono già stati avviati quattro progetti, due in Calabria, a Crotone e Ardore (Reggio Calabria) dove attraverso avviso pubblico saranno impiantate aziende agricole, gli altri in provincia di Caserta, per la realizzazione di fattoria sociale sperimentale, che produrrà mozzarelle biologiche, e a Scurcola Marsicana, in provincia dell'Aquila, dove al posto di due fabbricati sequestrati alla banda della Magliana sorgerà un centro di educazione ambientale. "L'illegalità è direttamente collegata all'abbandono del territorio - ha concluso il capo della Forestale, Cesare Patrone - per questo occorre riappropriarsi di quegli spazi dove le mafie fanno affari per riportare legalità". [ANSA]

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17 giugno 2010
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