Assolti dopo 4 anni i registi Ciprì e Maresco
Il loro ''Totò che visse due volte'' non offende la religione
Franco Maresco e Daniele Ciprì, i registi del film "Totò che visse due volte", giudicato da alcuni blasfemo e sacrilego, sono stati assolti dal tribunale di Roma dalle accuse di offese alla religione e tentata truffa.
Assolti anche il produttore Rean Mazzone e lo sceneggiatore Carlo Iacolino.
Alcune scene del film erano in particolare sotto accusa perché contenevano "espressioni di scherno, di dileggio e di ingiurioso disprezzo nei confronti delle verità di fede - parole della pubblica accusa - affermate dalla religione cattolica e dei simboli da essa venerate".
Erano state chieste condanne per un anno e otto mesi, ma il giudice non ha accolto il parere dell'accusa.
I due registi sono stati anche assolti dall'accusa collegata alla richiesta di finanziamenti per un miliardo e mezzo al Dipartimento dello spettacolo; il magistrato ha dichiarato infatti l'insussistenza del fatto, poichè Ciprì e Maresco avevano rinunciato a quei soldi.
Il film uscì, con un budget bassissimo, nel 1997, e fece subito scandalo, con sit in, proteste, sequestro della pellicola, successiva uscita nelle sale con il divieto ai minori di 18 anni, poi l'inchiesta e il processo".
"Boicottati in Italia, all'estero è stato un successo - dice Maresco - fuori concorso, il film è andato Festival di Berlino. Abbiamo ricevuto premi e riconoscimenti in vari Paesi d'Europa, a Rotterdam, in Portogallo, il nostro lavoro è piaciuto a Londra, negli Stati Uniti, in Russia".
Intanto il presidente dell'Associazione Buoncostume, avvocato di parte civile nel processo, prepara l'appello.