Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Birdman o L'imprevedibile virtù dell'ignoranza

Vincitore di quattro premi Oscar, l'ultima fatica di Alejandro Iñárritu è da vedere

25 febbraio 2015

Noi vi consigliamo...
BIRDIMAN O L’IMPREVEDIBILE VIRTU’ DELL’IGNORANZA
di Alejandro González Iñárritu

Riggan Thomson, attore famoso per aver interpretato il celebre supereroe 'Birdman', tenta di tornare sulla cresta dell'onda mettendo in scena a Broadway una pièce teatrale - tratta dal racconto di Raymond Carver "What We Talk About When We Talk About Love" - che dovrebbe rilanciarne il successo. Nei giorni che precedono la sera della prima, deve fare i conti con un ego irriducibile e gli sforzi per salvare la sua famiglia, la carriera e se stesso.

Anno 2014
Nazione USA
Produzione Alejandro González Iñárritu, John Lesher, Arnon Milchan, James W. Skotchdopole per New Regency Pictures, M. Productions, Le Grisbi Productions
Distribuzione Twentieth Century Fox Italy
Durata 119’
Regia Alejandro González Iñárritu
Sceneggiatura Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris Jr., Armando Bo
Con Michael Keaton, Zach Galifianakis, Edward Norton, Andrea Riseborough, Amy Ryan, Emma Stone, Naomi Watts, Lindsay Duncan
Genere Commedia, Noir


In collaborazione con Filmtrailer.com
 

La critica
"Di che cosa parliamo quando parliamo d'amore? È questo, senza interrogativo finale, il titolo di una delle più straordinarie raccolte di racconti del Novecento. Ed è la domanda che attraversa il nuovo film di González Iñárritu, 'Birdman', uno dei migliori dell'anno (...). Lo sappiamo al cinema dai tempi dell''Effetto notte' di Truffaut. È un disperato bisogno d'amore che spinge a fare il mestiere dell'attore e forse anche per altri: ormai quasi tutti sono attori, qualsiasi lavoro facciano. Ma quale sia la forma di questo amore, se la fama, il successo, l'adorazione, il numero dei followers e come questa ricerca influisca sul bisogno d'amore quotidiano, tangibile per una donna, un uomo, un figlio, un amico, questo è il tormento del nostro eroe. (...)

La camera di Iñárritu lo insegue in un flusso continuo, omaggio cinefilo al grande Hitchcock, sfiorando con leggerezza alcuni solidi luoghi comuni - il rapporto fra cinema e teatro e letteratura, fra arte e mercato - senza mai cadere nella banalità e anzi virando ogni volta verso situazioni inattese, a tratti d'irresistibile comicità. Nella forma e nella sostanza Iñárritu descrive la parabola del folle volo di un Ulisse, di un Icaro del nostro tempo fragile e disperso fra mille inutili tentazioni e ricorrenti crisi d'identità. La forza creativa del cinema di Iñárritu è sostenuta da una scrittura brillante e da una prova d'attori fenomenale. Ed Norton è travolgente nella parte di Mike (...), Emma Stone, sempre più brava (...), Naomi Watts è perfetta nel ruolo di un'attrice in fuga dal ruolo di sex symbol. Su tutti però giganteggia Michael Keaton, già vincitore del Globen Globe e favorito per un Oscar che realizzerebbe un'altra favola hollywoodiana. Perché si tratta proprio di lui, del Keaton protagonista dei primi due 'Batman', poi ripudiato dalla Mecca del cinema per aver rifiutato 'Batman 3' e ora tornato alla gloria con il personaggio autobiografico di Birdman, fra gli applausi del pubblico che si era dimenticato di lui e gli osanna d'una critica che l'aveva sempre considerato un mediocre attore miracolato dal botteghino. Con 'Birdman' il messicano Alejandro Iñárritu si conferma uno dei registi di maggior talento del panorama cinematografico mondiale (...)."
Curzio Maltese, 'La Repubblica'

"(...) «Birdman» rappresenti uno dei titoli più rilevanti delle ultime stagioni (...) la commedia nera architettata sui tormenti di Riggan (...), ha tutto per convincere anche la cinefilia più accigliata. Nella miriade di spunti centrali e collaterali che scandiscono l'allestimento, le prove e i contrattempi nei tre giorni precedenti la prima, il regista messicano trapiantato negli Usa muove le pedine di un gioco al massacro che non risparmia nessuno: attori vanitosi e spregiudicati, colleghe frustrate, ex mogli fameliche, figli disastrati, giornalisti idioti, pubblico bue, tutti braccati dalla cinepresa con sinuosi piani sequenza mentre anche Riggan, in piena crisi autodistruttiva, non può liberarsi dal flusso di coscienza della voce interiore né dalla proiezione dell'altro se stesso ovvero il gigantesco supereroe mascherato da uccello rapace.

Una struttura acrobatica fomentatrice di cortocircuiti a catena tra delirio, sarcasmo e ferocia a cui è particolarmente versato il regista di «21 grammi» e «Babel» (come sottolinea il sottotitolo alla De Sade «... o l'insospettabile virtù dell'ignoranza»), qui supportato dalle ideali performance di Keaton, Norton, Stone e Watts che sarebbe ancora meglio, peraltro, apprezzare in versione originale sottotitolata. Se un difetto può imputarsi a «Birdman» è solo quello della sovrabbondanza: non tanto delle tematiche che oscillano sapientemente tra quelle più ovvie (la satira dei media e dei social network, la crisi d'identità tra privato e pubblico dei divi) e quelle più sofisticate (le diverse tecniche di recitazione, i classici letterari cari al pubblico del teatro), quanto delle visioni apocalittiche e delle catarsi poetiche assegnate al protagonista e dilaganti in un ultimo quarto d'ora in cui allo spettatore vengono proposti un numero imbarazzante di falsi finali."
Valerio Caprara, 'Il Mattino'

"(...) soprattutto 'Birdman' è la surreale tragicommedia di un uomo atterrito dallo spettro incombente di un fallimento personale e professionale; e - anche se una sua debolezza è proprio quella drammaturgica di tirare in ballo un deuteragonista del peso di Edward Norton per poi mollarlo a metà strada - è un film sul teatro nel teatro, su quello scontro di egocentrismi che durante le prove possono creare situazioni di conflitto eventualmente funzionali alla riuscita dello spettacolo. Pur incarnati da eccellenti attori (dalla figlia Emma Stone al produttore Zach Galifianakis) gli altri personaggi in realtà contano relativamente, stanno li solo per dare il la a Riggan. (...) Svariando su una gamma di emozioni che va dall'isterismo alla frustrazione, Keaton impersona Riggen mettendosi sfrontatamente a nudo con coraggiosa autoironia. E intanto Iñárritu e il suo fantastico direttore di fotografia Emmanuel Lubezki gli stanno addosso in lunghe scene dal ritmo incalzante che non conosce pause, dando l'impressione di un racconto svolto in un unico, acrobatico piano sequenza. Fino a un finale metaforico che non ci ha molto convinto, ma che nulla toglie alla travolgente, disperata energia di un film non a caso candidato a nove premi Oscar."
Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa'

"Una battuta (...) per graffiare l'immaginario sulle celebrities, virtuosi pianisequenza sapientemente raccordati e una commedia nera sui generis, una sorta di 'Effetto notte' sulle macerie di Hollywood ma ambientato a Broadway (...). Copione affilato e meta-teatro, interpreti eccellenti e una percussiva colonna sonora (Antonio Sanchez) da antologia, 'Birdman' è molto fumo, narcisismo e sballo d'artista, ma anche sostanza antropologica: fiera delle vanità, tutti noi."
Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano'

"Piacerà a chi (inclusi noi) riteneva Iñárritu ornai bollito (motivo: l'ultimo decennio a non fare niente tranne un pasticciaccio brutto come 'Biutiful' con Javier Bardem). E invece Alejandro González è vivo, è persino cresciuto. Perché cresciuto? Perché finalmente s'è liberato della narrazione a sbalzi di tempo e di luogo ('Babel', '21 grammi') che si stava rivelando una fastidiosa maniera. In 'Birdman' non salta da nessuna parte. Anzi l'intera storia girata in un lunghissimo piano sequenza dove gli attori sono tallonati senza sosta. Ma è possibile che 'Birdman' (...) sia ricordato in avvenire come uno dei film che meglio hanno saputo raccontare Hollywood e Broadway, probabilmente l'America, possibilmente il mondo al giro di boa del secondo decennio del nuovo secolo. Del quale 'Birdman' dà un quadro nero, nerissimo. Anche se la storia sembra procedere festosa e impudente (non c'è un personaggio che non sia vicino alla caricatura) il grande paese dalla California al New England pare schiacciato dal moloch del social network (solo Twitter sembra poter stabilire se sei buono o cattivo, amato o disprezzato, bravo o cane)."
Giorgio Carbone, 'Libero'

"'Birdman' è un gran bel film, interpretato da un cast strepitoso, godibile peri suoi dialoghi spiritosi, con il solo vizio di aver trattato troppi temi che finiscono, in alcuni momenti, per rallentarlo. Da Oscar."
Maurizio Acerbi, 'Il Giornale'

"Si esce sempre con una strana sensazione di «troppo pieno» dai film di Alejandro G. Iñárritu. Troppe coincidenze, per esempio, in 'Babel'. O troppa malasorte in 'Biutiful'. Anche questo 'Birdman (or The Unexpected Virtue of Ignorance)', ti lascia l'impressione di un'opera strabordante, con la cui materia si sarebbero potuti fare altri tre o quattro film. Decisamente l'«economia di mezzi» non è un concetto a cui il regista messicano si sente vicino. Questo rigoglio, comunque, non deve cancellare le qualità del film, a cominciare da un gruppo di attori tutti in forma perfetta: c'è Michael Keaton (...); c'è Edward Norton nei panni del comprimario di lusso, arruolato all'ultimo momento e testardo epigono di un Metodo ridotto a macchietta; ci sono Naomi Watts e Andrea Riseborough nel ruolo delle due coprotagoniste (...); c'è Emma Stone che interpreta la fragile figlia di Keaton (...); e ancora Zach Galifianakis nel ruolo dell'amico produttore e Amy Ryan in quella dell'ex moglie del protagonista. Tutti insieme sono seguiti dai lunghissimi piani sequenza di lñárritu durante i tre giorni di prove prima del debutto: prodezze tecniche (anche se oggi le tecnologie digitali permettono riprese impensabili in passato e fingono con più realismo la continuità spazio-temporale) e prodezze recitative, dove fatichi a capire chi sia il più bravo.

E tutt'intorno mille temi, affrontati lancia in resta da una sceneggiatura che passa con disinvoltura dalla commedia survoltata al dramma intimista, dalla confessione a viso aperto all'ironia senza sconti: si parla di cinema e di teatro, di Hollywood e di Broadway, di vita e di recitazione, di fallimenti e seconde opportunità. Ce n'è per i giornalisti (la mini-conferenza stampa è esilarante) e per i critici (descritti con una cattiveria chirurgica e che alla fine del film ci «spiegherà» il senso del sottotitolo: l'inaspettata virtù dell'ignoranza), per le vanità degli attori e l'egoismo degli uomini, per le star (oggetto di battute esilaranti di cui fanno le spese Fassbender, Ryan Gosling e Meg Ryan tra gli altri) e per i fan, per twitter e facebook... Ognuno può trovare la sua «fetta di torta» preferita, anche se alla fine c'è in agguato il pericolo indigestione."
Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera'

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

25 febbraio 2015
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia