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Contro il ''codice etico'' di Confindustria

La Confederazione siciliana ha espulso un'impresa edile di Palermo, precedentemente espulsa da Addiopizzo, alla quale aveva aderito

07 agosto 2009

L'impresa edile "Aedilia Venusta" di Palermo è stata espulsa da Confindustria e dall'associazione Addiopizzo cui aveva aderito. La decisione deriva dalla presenza nell'impresa in veste rispettivamente di direttore tecnico e di dipendente di Francesco e Salvatore Sbeglia. Francesco Sbeglia è stato condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, mentre Salvatore ha 8 anni per mafia.
"Alla luce delle predette omissioni - si legge in una nota di Addiopizzo - e in considerazione dei procedimenti giudiziari che hanno interessato alcuni componenti della famiglia Sbeglia, il comitato ha deciso per ragioni di opportunità e di convenienza, che prescindono del tutto da qualsiasi responsabilità di tipo penale, di sospendere l'adesione dell'azienda dalla lista del consumo critico". Anche Confindustria Sicilia ha deciso di espellere dall'associazione degli industriali l'impresa in ossequio al suo codice etico. [Adnkronos/Ing]

MAFIA, PRIMA ESPULSIONE DA CONFINDUSTRIA
di Alessandra Ziniti (Repubblica/Palermo.it, 06 agosto 2009)

Il 24 luglio il severo richiamo del coordinatore del pool economico della Procura Roberto Scarpinato: «Confindustria, oltre a estromettere chi non denuncia le estorsioni mafiose, dovrebbe rafforzare i controlli sui grandi imprenditori, che molto spesso hanno collegamenti con Cosa nostra. L'imprenditoria mafiosa continua a lavorare alacremente a Palermo. Anche all'interno di Confindustria, magari sotto traccia, c'è una forte divisione tra l'imprenditoria pulita e quella mafiosa che sta cercando di fermare il rinnovamento e il rilancio dell'economia siciliana».
Cinque giorni dopo, per la prima volta e all'unanimità, il Consiglio direttivo di Confindustria Palermo ha deliberato l'espulsione della prima azienda non in linea con il Codice etico adottato dall'associazione degli industriali: è l'Aedilia Venusta srl, azienda edile con sede in via Principe di Villafranca e con amministratore unico l'architetto Vincenzo Rizzacasa. Un imprenditore molto conosciuto in città, proprietario dell'ex Supercinema che oggi ospita i restaurati locali della libreria Feltrinelli e di Villa Lanterna con i bagni termali all'Acquasanta, impegnato nella realizzazione di grosse lottizzazioni e di recupero di edifici storici, da Mondello a Vergine Maria. Nessun esponente mafioso tra i soci solo che, a guardare bene al suo interno, si trovano tra i dirigenti Francesco e Salvatore Sbeglia, esponenti di una nota famiglia di costruttori già condannati per mafia, ai quali proprio una decina di giorni fa i giudici hanno sequestrato beni per 200 milioni di euro.

Un'azienda, dunque, l'Aedilia Venusta «non in linea con il Codice etico», hanno stabilito all'unanimità i dirigenti di Confindustria Palermo messi in guardia dai dirigenti di Libero Futuro e Addiopizzo a loro volta avvertiti dalla Procura che quella gente se la ritrovavano anche al loro interno visto che l'Aedilia Venusta compare nella lista di imprese ed esercizi commerciali aderenti all'iniziativa "Consumo critico". Ancor prima che da Confindustria, Aedilia Venusta si è vista mettere alla porta due mesi fa da Libero Futuro e Addiopizzo che però lo hanno fatto sapere solo ieri pomeriggio quando si è diffusa la notizia della espulsione di Confindustria. «Quando abbiamo saputo che l'associazione antiracket li aveva allontanati ci siamo subito allarmati - spiega il presidente di Assindustria Palermo Nino Salerno - abbiamo agito in interfaccia con loro, ci siamo riuniti e, appellandoci al nostro Codice etico, abbiamo stabilito all'unanimità che le implicazioni emerse erano tali da ritenerli fuori dalla strada che abbiamo deciso di seguire». Dal canto suo Addiopizzo ha così motivato l'espulsione: «Il rappresentante legale della ditta non ha riferito, al momento dell'adesione alla campagna di consumo critico antiracket, della presenza di Francesco e Salvatore Sbeglia all'interno della Aedilia Venusta».

Ad un anno e mezzo dalla svolta impressa dal presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello che, dopo la pubblicazione dei "pizzini" con tutti i nomi dei commercianti e degli imprenditori che pagavano i Lo Piccolo, aveva imposto la linea della "tolleranza zero", quella di Aedilia Venusta è la prima espulsione decretata dall'associazione che, fino ad ora, aveva agito in maniera più soft consigliando agli associati indesiderati di non rinnovare l'iscrizione. «Questo è certamente un episodio più forte degli altri - dice ancora Salerno - ma siamo stati pronti ad accogliere delle emergenze talmente univoche da non incontrare alcuna resistenza al nostro interno come si evince dalla delibera adottata all'unanimità. Il fatto che molti nostri soci si siano ormai ribellati al racket è il segno più forte di una inversione di tendenza assolutamente sostanziale».

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07 agosto 2009
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