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Contro il racket della mafia una cultura moderna d'impresa. Successo del workshop di Confindustria Trapani

12 aprile 2008

Davide Durante, presidente degli industriali trapanesi, nel corso del workshop sul tema "Legalità e lotta al racket: quale percorso per una libera impresa?", tenutosi ieri pomeriggio (venerdì 11 aprile 2008) a Trapani, ha ribadito che sull'onda di riscatto e di orgoglio innescata dalle recenti decisioni di Confindustria Sicilia, è arrivato il momento per gli imprenditori di ricominciare a fare gli imprenditori per concorrere, così come recita la Costituzione, alla ricchezza del paese attraverso la libera iniziativa imprenditoriale.
"Uscire da questa condanna al racket e all'estorsione si può - ha affermato Durante - ma questo impone all'imprenditore l'impegno e la credibilità, non solo nel denunciare chi minaccia ed aggredisce, ma - soprattutto - nel fare bene e con efficienza il proprio mestiere, nel fare impresa sul serio, nel confrontarsi e vivere sul mercato, producendo beni e servizi che siano qualitativamente competitivi, frutto di un lavoro operato in condizioni di sicurezza e pagato in modo adeguato secondo i contratti".

"Fare impresa pienamente legale - ha continuato il numero uno di Confindustria Trapani - è la migliore arma che la società possa esprimere per fronteggiare l'economia illegale, frutto del ricatto mafioso". Ma è necessario che anche la pubblica amministrazione assolva al proprio dovere per garantire l'obiettivo di una sana e regolare competizione: "Chiediamo che si avvii - ha proseguito Durante - una rotazione dei funzionari e dei dirigenti nei pubblici uffici, scongiurando rendite di posizione e incrostazioni di potere che possono determinare elementi di disturbo e di turbativa del mercato degli appalti e delle forniture". Lo scorso mese di marzo Confindustria Trapani si è costituita parte civile ed è stata ammessa quale parte offesa in un processo in cui sono coinvolti imprenditori: "L'abbiamo fatto per difendere gli interessi di quella parte di imprenditoria sana dagli attacchi mafiosi e dalle intimidazioni, che ha subito sia danni materiali che immateriali. Vogliamo difendere a tutti  i costi - ha concluso Durante - la libertà di fare impresa".

Sulla stessa lunghezza d'onda, Vincenzo Favara, coordinatore del neonato Comitato per la Legalità di Confindustria Trapani, presentato durante i lavori, ha ribadito che: "L'imprenditore che resiste alla richiesta estorsiva o di pizzo sta compiendo una scelta difficile e rischiosa che presuppone da parte sua il superamento di un orizzonte di breve periodo. Intendiamo valorizzare e integrare il codice etico affinché le aziende trapanesi possano presidiare il territorio affermando legalità ed efficienza produttiva. Siamo impegnati - ha proseguito Favara - nella realizzazione di uno studio che coinvolga tutte le imprese al fine di capire come si manifestano le diverse forme di condizionamento del territorio". "La prospettiva di resistenza al racket - ha concluso Favara - fa riferimento al vissuto di un'impresa ispirata a valori etici e socialmente responsabile".
Del comitato etico interno a Confindustria Trapani fanno parte tra le altre aziende Ina Assitalia Trapani, Cantiere navale Stabile, Nino Castiglione srl, Giuseppe Bianchi distillati, Sicilgesso spa, Sosalt spa, Ustica lines spa, Media Power srl, PS Advert e Santoro marmi srl.

Paolo Salerno, l'imprenditore che dieci anni fa denunciò un'intimidazione nei suoi confronti, e che oggi è il presidente dell'associazione antiracket di Trapani ha affermato che: "Ci vuole ancora un po' di pazienza per sconfiggere il rifiuto di chi non vuole denunciare le vessazioni della mafia e della criminalità organizzata, anche se tutto questo non è semplice perché ci sono una serie di problematiche che riguardano l'intera società".
Significativo l'intervento del presidente di Confindustria Siciliana Ivan Lo Bello: "Occorre che dalla società civile arrivi una forte sanzione nei confronti della criminalità organizzata che deve legarsi alle attività di repressione dello Stato. Siamo in un territorio in cui il livello di infiltrazione nell'economia legale è superiore al resto della Sicilia; bisogna puntare su un'azione - ha proseguito Lo Bello - che definisca confini netti tra economia legale e illegale, oltrepassando quella zona grigia che ha permesso a Cosa Nostra di mantener il controllo dell’attività economiche. Confindustria è impegnata in un'azione di rilancio sui temi della legalità e del fare impresa legale; chiediamo alcune precise riforme legislative nell'ambito della lotta al riciclaggio (sono pochissimi infatti, i processi che riguardano questo tipo di reati) e della confisca dei beni che ne faciliti il riutilizzo a fini produttivi".

All'incontro erano presenti anche le forze dell'ordine, tra gli altri il Questore di Trapani Giuseppe Gualtieri e il Comandante provinciale dei carabinieri Claudio Vincelli.

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12 aprile 2008
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