I 50 mila musulmani di Sicilia: ''La guerra santa di Bin Laden? No, noi siamo per la pace''
Maghrebini soprattutto, abitano a Palermo, Mazara del Vallo, Marsala, nelle campagne del Ragusano ed anche a Catania.
Ma ci sono anche i mediorientali (palestinesi, giordani, siriani) e i centrafricani islamici, una grande comunità del Bangladesh e poi ancora pakistani e iraniani.
Vivono lavorando nei mercati, nelle cucine dei ristoranti, a servizio nelle case, accudiscono persone anziane, hanno piccoli negozi o bancarelle ambulanti di chincaglieria.
Ed è gente pacifica: non sembrano sensibili insomma agli appelli dei talebani, anche se ovviamente chiedono all'America di non bombardare.
Per i vicoli delle kasbah di Palermo e di Mazara del Vallo - dove pullulano i negozi di alimentari etnici, stipati di sacchi di spezie orientali, barattoli con scritte in arabo, tuberi e peperoncini insieme con giornali e riviste cartelli con i nomi delle strade in arabo, moschee improvvisate, macellerie islamiche che vendono carne consentita - la gente chiede solo di poter vivere e lavorare in pace.
L'attentato negli Stati Uniti ha minato un equlibrio fragile, è stato una bomba sulla strada impervia della tolleranza reciproca, perchè di integrazione ancora non si può parlare.
Certamente si sarà anche in Sicilia qualche testa calda islamica ma è pur vero che il grosso della comunità islamica risponde con parole di pace e di tolleranza alla tristezza di questi giorni.
Nella moschea del capoluogo si è riunita la gente del Bangladesh e del Pakistan per pregare per le vittime di New York e di Washington, un'iniziativa quasi unica in Italia.
"Quella dei Talebani non è una Guerra santa - dice Mohammed Mozammel, rappresentante della comunità del Bangladesh - è una guerra politica, con scopi politici".
Rincara la dose Sirus Nikkhoo, architetto iraniano: "L'integralismo dei talebani è stato gonfiato dagli Usa in funzione anti-sovietica, ma ora ha funzionato come un boomerang".