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Il cibo sprecato e quello recuperato

Convenzione tra la Caritas di Catania e i Mercati agroalimentari etnei

06 giugno 2013

La crisi morde e anche a Catania poveri e famiglie disagiate sempre più spesso si rivolgono alle associazioni di volontariato, alle parrocchie, alle confraternite e alla Caritas diocesana per avere qualcosa da mangiare... "Assediata" da centinaia di richieste quotidiane la Caritas ha così deciso di chiedere ai negozi e alle aziende ortofrutticole e ittiche beni di prima necessità da destinare a chi ha bisogno. E’ cosi nata una convenzione, firmata dal Maas, i mercati agroalimentari di contrada Jungetto, e la Caritas. I prodotti invenduti confluiranno in un centro di raccolta e donati ai meno abbienti che ogni giorno chiedono aiuto ai volontari. Una richiesta quella della Caritas, che il Maas e il Somac, il sindacato degli operatori, hanno sposato con la firma di una convenzione che permetterà due volte a settimana di fornire all’help center diocesano di Catania frutta, verdura, ortaggi e pesce di prima qualità. "Grazie a quest'iniziativa - ha detto il presidente del Maas Emanuele Zappia - consegneremo alla Caritas la merce in eccedenza dei mercati ortofrutticolo e ittico per un (ri)utilizzo sociale dei prodotti. Un’opportunità concreta per le famiglie di Catania che sempre piùnumerose si rivolgono ai volontari e alle associazioni per i beni di prima necessità".
"In un momento in cui i poveri aumentano e le famiglie che ogni giorno si rivolgono alla Caritas - ha detto Don Francesco - sono sempre di più, ci siamo rivolti al Maas per avere un sostegno e fare fronte alle continue richieste di generi alimentari. Le forniture che ci verranno date saranno distribuite in base alle esigenze delle persone meno abbienti e serviranno per preparare ogni sera la cena dei poveri, nel nostro centro di accoglienza. Penseremo anche alle parrocchie e alle suore che supportano le famiglie più bisognose".

Eppure, in Italia ogni anno 76 kg di alimenti pro capite finiscono nella spazzatura. Si tratta, in peso, del 25% della spesa. La parte del leone è tutta a livello domestico e rappresenta lo 0,96% del Pil.
A rilevarlo è Waste Watcher, l'Osservatorio internazionale contro gli sprechi attivato nell'ambito dell'Università di Bologna. L’Osservatorio sarà operativo in partnership con Swg, società di ricerche di mercato, con l'obiettivo di fornire monitoraggi periodici sugli sprechi, alimentari ma non solo.

Dalla ricerca emerge anche ciò che i consumatori pensano dello spreco. Metà dei cittadini ritengono lo spreco alimentare un problema rilevante e grave; un terzo si definisce preoccupato e quasi la metà richiede una maggiore informazione sull'argomento. Il cibo che viene buttato giornalmente è 'troppo' per il 53% delle donne, per il 54% dei responsabili degli acquisti, per il 54% di chi si occupa di gestire la spesa in frigo e in dispensa, per il 75% di chi vive in un nucleo più numeroso (6 o più).  Il problema dello spreco alimentare è considerato 'molto grave' dal 54% delle donne, dal 57% dei responsabili degli acquisti, dal 58% di chi si occupa di gestire la spesa in frigo e in dispensa, dal 59% dei 35-44enni, dal 62% di chi vive in un nucleo più numeroso (6 o più). Infine, lo spreco alimentare preoccupa il 38% delle donne, il 39% dei responsabili degli acquisti, il 40% di chi si occupa di gestire la spesa in frigo e in dispensa.
I principali effetti dello spreco alimentare nelle risposte degli intervistati sono inquinamento e impoverimento delle risorse ambientali per il 21%, povertà e fame nel mondo per il 19%, aumento rifiuti per il 18%, spreco di risorse per il 14%, conseguenze economiche per il 16% (aumento dei prezzi per l'8%, danni economici e speculazione per il 3%, diseguaglianze socio-economiche per il 3%, eccessiva produzione di ricchezza per il 2%.

Ma perché le famiglie italiane sprecano? Per consumismo, secondo il 20% degli intervistati, carenza culturale ed educativa secondo il 18%, eccessivo benessere per il 16%, superficialità e pigrizia per l'11%, incapacità di gestione del bilancio familiare per l'11%, condizionamento del mercato, tempi frenetici, scadenze ravvicinate, altro per il 13%. Inoltre dichiarano di essere informati sullo spreco il 50% dei responsabili degli acquisti, il 51% di chi si occupa di gestire la spesa in frigo e in dispensa, il 56% degli over 64enni, l'85% di chi vive in un nucleo più numeroso (6 o più).

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Adnkronos/Ign]

- Le famiglie palermitane sempre più in difficoltà (Guidasicilia.it, 19/04/139)

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06 giugno 2013
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