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Il cigno nero

Dramma, mélo, thriller e horror si combinano in una prova d'autore dignitosa e a tratti affascinante

01 marzo 2011

Noi vi segnaliamo...
IL CIGNO NERO
di Darren Aronofsky

New York. Nina è una ballerina professionista la cui vita è completamente assorbita dalla danza. Al contempo, la ragazza è ossessivamente dominata dalla madre Erica, un'ex ballerina che esercita su di lei un controllo soffocante. Quando il direttore artistico Thomas Leroy decide di rimpiazzare l'etoile Beth MacIntyre per il balletto d'apertura della nuova stagione, 'Il lago dei cigni', Nina è la sua prima scelta, ma al suo posto potrebbe subentrare Lily, una nuova ballerina che lui apprezza in egual misura. Oltre alle qualità tecniche, 'Il lago dei cigni' richiede una ballerina che possa interpretare un doppio ruolo: quello del cigno bianco, aggraziato e innocente, e quello del cigno nero, astuto e sensuale. Nina è perfetta per il primo ruolo, ma la sua ossessiva ricerca della perfezione tecnica non le permette di tirare fuori il suo lato più spregiudicato, necessario a caratterizzare il personaggio oscuro. Lily, invece, sebbene non sia una ballerina di prim'ordine, riesce comunque a incarnare i due aspetti del personaggio. La competizione serrata e il duro allenamento porteranno le due rivali a stringere un forte sodalizio che metterà Nina in contatto con il suo lato oscuro, fautore di una pericolosa e letale irrequietezza...

Anno 2010
Tit. Orig. Black Swan
Nazione USA
Produzione Phoenix Pictures, Protozoa Pictures, Cross Creek Pictures
Distribuzione 20th Century Fox Italia
Durata 110'
Regia Darren Aronofsky
Soggetto Andrés Heinz    
Sceneggiatura Andrés Heinz, Mark Heyman, John J. McLaughlin    
Con Natalie Portman, Vincent Cassel, Mila Kunis, Barbara Hershey, Winona Ryder, Benjamin Millepied, Ksenia Solo, Abraham Aronofsky, Charlotte Aronofsky
Coreografie Benjamin Millepied
Genere Thriller
Vietato M14


In collaborazione con Filmtrailer.com

"L'unico vero ostacolo al tuo successo sei tu. Liberati da te stessa!"

Nina (Natalie Portman) è una ballerina di 28 anni del New York City Ballet che, perfezionista fino all’autolesionismo, sogna il ruolo da protagonista nella vita, ed un amore che spezzi l'incantesimo di un'adolescenza mai finita. Incalzata da una madre frustrata, che le dedica attenzioni morbose e la tratta come una dodicenne, si sottopone ad un allenamento estenuante sotto lo sguardo esigente di Thomas Leroy (Vincent Cassel), coreografo francese senza scrupoli, che usa tutti i trucchi della manipolazione professionale e sessuale, perchè deciso a farne una fulgida stella.
Leroy le assegna la parte della protagonista nella sua versione reinterpretata del "Lago dei Cigni". Sul palcoscenico Nina sarà Odette, principessa trasformata in cigno bianco dal sortilegio del mago Rothbard, e da cui potrà scioglierla soltanto il giuramento di un eterno amore. Eterea e piena di grazia, Nina incarna alla perfezione il candore del cigno bianco, ma troppo poco passionale ed erotica per il ruolo del Cigno Nero, Odile, nel quale ad un certo punto si dovrà sdoppiare, assumendo un atteggiamento imperioso e diabolico e che, in una superba variazione, ingannerà il principe di Odette e voterà quest'ultima al suicidio.
L'incontro con Lily (Mila Kunis), sua ambigua collega-rivale, porta Nina ad accelerare il proprio percorso di maturazione esistenziale. Si instaura tra le ragazze un legame morboso e ossessivo, un rapporto ambiguo di amore e odio, che induce Nina a credere che Lily voglia portarle via il ruolo e Thomas, l'uomo amato. Lily è il suo alter-ego, la sua immagine ideale, rappresenta ciò che Nina teme e vorrebbe essere, ma non ha il coraggio di diventare. Nina è candida e pura, è la luce. Lily è la notte, la passione, l'eros. Ma Lily è anche la svolta narrativa che permette a Nina di trasgredire: è la tentazione continua che l'avvicina e le mostra il male, il lato oscuro della vita, il lato più concreto e carnale. Lily, di contro, in un gioco di ruoli e di identità, è un'anima nera, trasgressiva e sensuale che, ossessionata da Nina, la perseguita, perchè desidera identificarsi in lei, per diventare ciò che non è. Proprio come il dualismo analogo che separa e unisce il Cigno Bianco e il Cigno Nero.

Dramma, mélo, thriller e horror si combinano in una sinossi continua che svela, dietro una costruzione apparentemente lineare, una storia complessa ed articolata, stratificata in più livelli di significato. La narrativa resta divisa in poli d'attrazione positivi e negativi che si annullano al centro nel momento dell'estasi amorosa di Odette e del suo principe, di Nina e del suo coreografo. Così si rintraccia la nota costante dell'eterna lotta tra il bene e il male, tra il bianco e il nero, tra l'amore e l'odio, tra la vita e la morte.
Il profilo psicotico e duale di Nina, sempre sul filo tagliente delle nevrosi e della schizofrenia, è introdotto dal regista Darren Aronofsky fin dalle prime immagini, e accompagna tutta la cifra narrativa. Nelle scene non a caso abbonda la presenza di specchi e superfici riflettenti: la scissione dell'io della protagonista e delle due caratterialità antagoniste che albergano in lei.
Ma Aronofsky non porta avanti la descrizione di Nina soltanto attraverso i termini psicologici dell'io duale, ma anche con scelte strategiche di direzione e fotografia e la selezione delle scenografie e delle inquadrature. L'odio per il proprio corpo e l'autolesionismo, la repressione emotiva, la sessuofobia, i disturbi alimentari, la proiezione antagonistica su chi le suscita attrazione sono i segni palesi di questa inconciliabile conflittualità interiore, che si sublima attraverso l'autodistruzione, perchè superamento dei propri limiti per raggiungere l'ebbrezza della perfezione.
La scoperta della sessualità segna per Nina il momento di passaggio alla maturità esistenziale e la presa di coscienza e di affermazione della propria identità, consentendole di superare i propri limiti e di liberarsi dallo schiacciante ed opprimente fardello materno. Lo scontro col proprio doppio è insanabile e assolutamente autodistruttivo, ma permette a Nina di ritrovare la vera se stessa e di ricongiungervisi. L'attrazione per Lily e per quella sua sensualità eroticamente prorompente che Nina non riesce a trovare in sé, è la personificazione ideale dell'"Eros", mentre l'invidia, le insicurezze ed il desiderio di distruzione incarnano esattamente il concetto di "Thanatos". Quando Nina uccide Lily, si impossessa di lei e della sua essenza, ma in realtà uccide solo se stessa, liberandosi così dalle proprie incertezze ed insicurezze e, in senso più lato, superando i propri limiti e riunendo un "Io" scisso da troppo tempo.
Anche la scelta delle luci accompagna lo sviluppo narrativo, sottolineando le nevrosi e lo psicodramma sessuale di Nina, sospesa continuamente fra trionfo e fallimento, e descrivendo il dolore procurato per la sofferenza di crescere, fino alla finale scoperta dell'Io ricongiunto e il compimento della propria ragione di vita. Le scene sono infatti quasi sempre notturne, con la presenza di poca luce, e suggeriscono il difficile ed incerto cammino nell'oscurità dell'incoscio. La verità ritrovata verrà a galla solo alla fine: sarà la luce fulgida del palcoscenico e sarà il volto illuminato e raggiante di una Nina soddisfatta, quando, finalmente, Odette/Odile compie la sua ultima performance, toccando l'estasi inebriante di una perfezione inseguita tutta la vita.

"L'unico vero ostacolo al tuo successo sei tu. Liberati da te stessa!", con queste parole il coreografo anticipa profeticamente quello che accadrà ormai come un ineludibile epilogo: il suicidio di Nina. La missione di perfezione è compiuta ed è così totale che quasi Nina non ha più motivo di esistere. Ormai riunita al proprio doppio, Nina muore tra gli applausi ignari di un pubblico in visibilio, celebrando il completamento della propria metamorfosi e della personale ricerca esistenziale: "Io l'ho sentito ... perfetto! Ero perfetta".
Aronofsky, attraverso il finale, si congeda trasferendo un ulteriore messaggio su cui riflettere, e che va aldilà della narrativa de "Il Cigno Nero": l'abnegazione totale richiesta dal mondo dell'arte e, nello specifico, dal rarefatto universo del balletto classico. In questa prospettiva si porta ad un estremo patologico la volontà di raggiungere la perfezione artistica, dedicando e sacrificando tutto il proprio essere, e dove il superamento dei propri limiti avviene solo e necessariamente attraverso la metamorfosi visionaria e fisica, o peggio attraverso la distruzione del proprio corpo e di ciò che si è. [S.D.S.]

La critica
"Un po' come faceva con il precedente 'The Wrestler', solo che là c'era un attore (Mickey Rourke) che sapeva infondere una scintilla di verità a un personaggio un po' stereotipato, qui invece la pur brava Natalie Portman non riesce a salvare una storia troppo programmatica e 'metaforica'. (...) E così il film diventa, anche senza risparmiarsi momenti fanta-truculenti, uno scontro tra le due anime della protagonista, proprio come il balletto di Ciajkovskij racconta lo scontro tra Odette e Odile, il Cigno bianco e quello nero. Non è certo una novità quella della protagonista che ha in se stessa, nelle proprie paure e rigidità, il nemico più temibile, ma Aronofsky sceglie di enfatizzare troppo questo percorso di "autocoscienza", senza risparmiarci sogni lesbici ed eccessi sanguinari. E tutto diventa previsto e prevedibile."
Paolo Mereghetti, 'Il Corriere della Sera'

"Il film che si vorrebbe colto e profondo è ricco di psicologismi superficiali, visioni oniriche d'accatto, ovvietà, errori vistosi (neppure la protagonista Portman ha un corpo da ballerina). Nella storia la danzatrice sarebbe tecnicamente perfetta ma fredda, incapace di lasciarsi andare e di esprimere passioni perché repressa da una madre distruttiva ex ballerina; (...) Un pasticcio, ma niente affatto male."
Lietta Tornabuoni, 'La Stampa'

"'Black Swan' è un film presuntuoso e banale. (...) ha la struttura narrativa del musical (...) ma è girato come un horror, con abbondanza di effettacci e violente rasoiate in colonna sonora."
Alberto Crespi, 'L'Unità'

"Anima sgorga, vieni fuori. Così sulle punte, in estenuanti esercizi, Nina (Natalie Portman), ballerina del New York City Ballet, chiede ai lacci e lacciuoli che l'avvinghiano di lasciare uscire tutta la passione, che la tiene inchiodata alla sbarra per ore, oltre l'orario consentito e ragionevole per la fibra del suo corpo. (...) Come riuscire ad arrivare alla spontanea e maliarda indolenza di Lily (Mila Kunis), fascinosa corruttrice? È su questa dualità, tanto invocata dalla dolce Nina, che si impernia il thriller psicologico 'Il cigno nero' di Darren Aronofsky. Come la lotta in 'The Wrestler' - con cui il regista americano vinse il Leone d'oro nel 2008 -, il balletto in 'Il cigno nero' non è che il pretesto per dare corpo a un thriller psicologico, basato su una competizione esasperata con gli altri e con se stessi fino alla mortificazione corporale e autodistruttiva È un film godibile, anche per la bravura di Portman, che per sei mesi si è allenata cinque ore al giorno pur di sostenere senza controfigure la parte. La giovane Natalie era stata infatti sottratta al mondo del balletto da Luc Besson che la volle in 'Léon' al fianco di Jean Reno. Al 'Cigno nero' manca però la grazia disperata di 'The Wrestler' e il volto dolente di Mickey Rourke."
Cristina Battocletti, 'Il Sole 24 Ore'

Film d'apertura, in concorso, alla 67ma Mostra Internazionale d'Arte cinematografica di Venezia (2010) - Premio Marcello Mastroianni a Mila Kunis come miglior giovane attrice emergente - Golden Globe 2011 a Natalie Portman come miglior attrice protagonista di film drammatico - Oscar 2011 A a Natalie Portman come miglior attrice protagonista.

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01 marzo 2011
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