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Insulti da campagna elettorale...

Quando sale la tensione... "Matto", "faccia di m...", "psiconano", "pifferaio" etc. etc.

21 gennaio 2013

In campagna elettorale la tensione, inevitabilmente, sale. E dal confronto allo scontro verbale il passo è breve. L'insulto, insomma, è sempre dietro l'angolo. Se poi lo stile è british, come nel caso del premier Mario Monti, o più nazionalpopolare con punte verso il turpiloquio, come per Beppe Grillo, dipende dalle caratteristiche del candidato o dall'effetto mediatico che si vuole avere sugli elettori. Agli attacchi verbali tra i contendenti, gli elettori ci sono ormai abituati, da almeno quindici anni. E la tornata elettorale di questo 2013 non fa eccezione.
Un contributo corposo alla campagna elettorale portata avanti a colpi di battute, colpi bassi, calembour e parolacce lo fornisce proprio il leader del MoVimento 5 stelle. L'elenco è lungo e i bersagli non si contano più. Così, Silvio Berlusconi è lo 'psiconano', 'un uomo di 74 anni senza prostata', uno che è 'sotto azoto da 10 anni', 'testa asfaltata'; Bersani è 'Gargamella', il mago cattivo che vuole catturare i puffi, o, a scelta, uno 'zombie' o 'un fallito'. Roberto Maroni è 'un barbaro sognante, infatti sogna sempre di prenderci per il culo', mentre Matteo Renzi si becca un 'ebetino di Firenze', Nichi Vendola un 'supercazzolaro', un 'buco senza ciambella'. I parlamentari, infine, non sono altro che 'larve ben pagate' e quindi, l'esortazione, consequenziale, di Grillo agli onorevoli non può che essere 'andatevene, facce di m...'.

Ai livelli di Grillo, il Cavaliere non ci arriva, però l'ex premier non ha fatto mancare, in queste settimane di 'tour' tra tv pubbliche e private, qualche regalo verbale agli avversari, tanto per mettere un po' di pepe alla campagna elettorale. Così Monti è 'un matto' o 'un mascalzone' e, insieme ai suoi alleati Casini e Fini, forma 'il trio sciagura'.
Sebbene Monti si sia presto adeguato al clima della campagna elettorale, mettendo da parte la cautela fin qui mostrata nel parlare della classe politica, non si è mai lanciato in improperi. Le sue stilettate agli avversari conservano comunque un certo aplomb. Al massimo, si è spinto nel definire Berlusconi un 'pifferaio': come il protagonista della favola di Hamelin che incantava i topi con il suo flauto, così il Cavaliere ha incantato gli italiani, soprattutto sulla dolente questione delle tasse, ha detto Monti, che ha riservato al leader del Pdl un altro colpo basso, inferto con i guanti bianchi: "spesso all'estero ci è stato detto che non si vedeva un presidente del Consiglio da tempo...". La replica di Berlusconi non si è fatta attendere: "chi dice queste cose è un mascalzone, questa è una mascalzonata", ha detto il leader del Pdl rigettando le critiche sullo scarso impegno del suo governo contro la crisi: "lo spread è una cosa indipendente, queste sono menzogne, non è la realtà". E poi: "Io pifferaio? Anche lui ha fatto illudere noi, è veramente un bluff e ci siamo caduti tutti. Abbiamo tutti sperato che questo signore fosse quello che appariva. Probabilmente vuole tassarmi anche il piffero...".

L'attacco si allarga anche ai compagni di viaggio del premier, Fini e Casini: "Monti è in bella compagnia... ha scelto i peggiori politici, le peggiori persone che sfortunatamente mi è capitato di incontrare nella vita. Con Casini e Fini ha messo su un trio... già circola il nome: il trio sciagura. Una sciagura anche per l'Italia". E a sette anni di distanza è ricomparso sulla scena il 'coglioni' che il Cavaliere aveva graziosamente elargito nel 2006 a quegli italiani che votavano a sinistra. Stavolta l'ex premier, ospite da Santoro, ha ricordato, a modo suo, il sostegno sempre avuto da una parte consistente degli elettori: "Ogni volta che mi sono presentato sono stato votato da 11-13 milioni di italiani. Tutti coglioni?". E al pubblico in studio che ha cominciato a fischiarlo, ha concesso il bis: "i coglioni siete voi".
L'ultima perla del Cavaliere è il 'matto' con cui ha etichettato il suo bersaglio principale, Monti: "o pensa che gli italiani siano matti, o c'è in giro un matto che pensa di essere Monti...".

Tra i protagonisti di questa campagna elettorale c'è il leader di Sel Nichi Vendola, la cui colpa, secondo alcuni avversari politici, è quella di essere omosessuale. Più volte, infatti, il governatore della Puglia è stato aspramente attaccato per i suoi gusti sessuali: il consigliere comunale del Pdl di Vigevano, Andrea Di Pietro, ha sparato dal suo profilo facebook un "Vendola è viscido quanto la vaselina che usa".
Elegante anche l'affondo, ma in questo caso si è trattato di fuoco amico, dell'assessore al bilancio del Comune di Ferrara, il renziano Luigi Marattin, che ha esortato Vendola ad andare ad "elargire prosaicamente il tuo orifizio anale in maniera totale e indiscriminata". Un 'vaffa' omofobo, condito con l'accostamento a Tony Blair, "la figura più fallimentare della sinistra europea, che ha sempre perso e fatto perdere". In punta di penna, o meglio di tastiera, anche l'invettiva di Giuseppe Ripa, assessore pidiellino al traffico a Lecce, che ha colpito il leader di Sel con un uno-due: "signorina" e "gay disturbato". Poi, però, si è dimesso.

E Bersani? Per ora niente. Tanto che Fiorello, dalla sua edicola virtuale lo ha esortato ad "insultare" qualcuno, per non rimanere ai margini del ring verbale sul quale se le danno di santa ragione gli altri contendenti. E non ci sarebbe niente di male, in fin dei conti: anche il leader più potente del mondo, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, si è lasciato scappare qualche insulto nella campagna per le presidenziali (poi vinte) dello scorso anno: ha definito il suo sfidante un "cacciaballe", parola che in inglese suona ancora più volgare, 'bullshitter', termine che sta ad indicare chi dice 'stronzate'. [Adnkronos/Ign]

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21 gennaio 2013
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