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L'Europa rischia la deriva omofobica

L'Agenzia per i diritti fondamentali: ''Troppi abusi e discriminazioni, che per paura non vengono denunciati''

04 aprile 2009

"L'omofobia sta danneggiando la salute e la carriera di persone in tutta Europa e il problema potrebbe essere più grave di quanto si evince dai dati, perché le vittime preferiscono non attirare l'attenzione su di sé parlandone, per paura di ottenere un risultato opposto a quello sperato". Questo è quanto ha reso noto uno studio dell'Unione europea.
L'Agenzia Ue per i Diritti fondamentali ha detto che in molti paesi la polizia non riesce a gestire i crimini legati all'omofobia - da abusi verbali ad attacchi mortali - e che molti governi e scuole non affrontano la questione con la dovuta serietà. Questo crea un circolo vizioso che spinge le vittime a rimanere "invisibili" invece di dichiarare apertamente il proprio orientamento sessuale o denunciare alle autorità gli abusi subiti. "Fin dalla più tenera età, le parole dispregiative usate per gay e lesbiche a scuola insegna a queste persone a rimanere nell'ombra", spiega lo studio pubblicato nei giorni scorsi. "Spesso sono vittime di discriminazioni e molestie sul posto di lavoro e in molti Paesi non possono rendere legale la loro relazione di coppia".

Lo studio consiglia caldamente di denunciare in modo anonimo i crimini di omofobia per combattere il problema, evidenziando progetti pilota in Danimarca, Paesi Bassi e Slovenia. Alcuni casi gravi di discriminazione hanno coinvolto le autorità d'asilo, con ufficiali che hanno negato rifugio a fuggitivi perché non credevano che fossero perseguitati per il loro orientamento sessuale. In termini di sanità, la discriminazione può spingere le vittime ad evitare di chiedere aiuto e, in alcuni casi, queste persone sono state curate partendo dal presupposto che il loro orientamento sessuale fosse "un problema o una malattia".

Lo studio, che ha messo insieme ricerche condotte in 27 Paesi, riporta che oltre la metà dei cittadini Ue sostiene che la discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale sia molto diffusa nella propria nazione. Bulgaria, Estonia, Lettonia, Polonia e Romania sono risultate le più ostili nei confronti delle manifestazioni "gay pride" e gli abitanti di questa regione si trovano generalmente più a disagio ad esempio con un vicino di casa omosessuale. Soltanto tre stati dell'Ue, Belgio, Paesi Bassi e Spagna, danno pieni diritti ai matrimoni tra persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender, mentre la maggior parte degli altri Paesi non dà loro alcun diritto in questo senso. Nei Paesi Bassi, l'82% degli intervistati si è dichiarato a favore dei matrimoni con partner dello stesso sesso, rispetto all'11% in Romania e al 12% in Lettonia. Il livello di accettazione, continua lo studio, è piuttosto elevato anche in Francia, Austria, Svezia e Spagna, dove figure politiche e religiose hanno partecipato a dimostrazioni gay per dare visibilità alla questione. Ma l'apertura mentale tende a diminuire quando si chiede un'opinione sull'eventualità che gli omosessuali adottino dei bambini. Anche se la rappresentazione dell'omosessualità sui media è leggermente migliorata, continuano a prevalere gli stereotipi, conclude lo studio.

Arcigay: "In Italia le nostre richieste sempre ignorate" -  L'Italia si conferma come un paese in cui le richieste per rafforzare i diritti delle persone lgbt (lesbiche, gay, bisex e trans) "sono state e sono tuttora sistematicamente ignorate dai politici": così Arcigay commenta il rapporto su Omofobia e discriminazione basata sull'orientamento sessuale e identità di genere negli Stati dell'Unione, pubblicato dall'Agenzia dell'Ue per i diritti fondamentali. "Le istituzioni europee dicono inoltre in maniera chiara - ha aggiunto il presidente di Arcigay, Aurelio Mancuso - quello che noi denunciamo da anni: che è in corso un sistematico attacco alla nostra dignità da parte delle gerarchie cattoliche e di gruppi integralisti religiosi. Nel report si legge proprio che la chiesa cattolica è un attore politico chiave nell'ostacolare il raggiungimento dei diritti per le persone lgbt".
"'Ci auguriamo che le istituzioni italiane agiscano affinché l'omofobia, la lesbofobia e la transfobia diventino solo un brutto ricordo - conclude Helen Ibry, responsabile ArciLesbica per le questioni internazionali - incentivando progetti educativi e l'approvazione di leggi contro le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale, già presenti in 15 paesi Ue".

[Informazioni tratte da Corriere.it, Ansa Legalità]

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04 aprile 2009
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