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La Carta di Lampedusa

Un patto che unisce tutte le realtà e le persone che la sottoscrivono nell'impegno di affermare che "l'accoglienza che vogliamo non è un'utopia"

04 febbraio 2014

"Non voglio e non posso det­tare i con­te­nuti della Carta, que­sta deve nascere da tutti voi e dal vostro incon­tro con la comu­nità dell’isola, ma credo comun­que che que­sta debba tener conto del fatto che le attuali poli­ti­che migra­to­rie vio­lano non sol­tanto i diritti dei migranti, ma anche quelli delle popo­la­zioni legate al destino di con­fine".
Così, dopo i saluti di rito, con un piede in isola e uno in mare, la sin­daca di Lam­pe­dusa, Giusi Nico­lini, ha comin­ciato il suo applau­dito inter­vento davanti all’assemblea degli atti­vi­sti venuti dal con­ti­nente e dei rap­pre­sen­tanti delle cate­go­rie eco­no­mi­che e delle asso­cia­zioni dei resi­denti. L’incontro si è svolto in aper­tura del mee­ting, prima di comin­ciare la discus­sione vera e pro­pria sui con­te­nuti della Carta di Lampedusa.
La grande par­te­ci­pa­zione - sostiene la sin­daca - dimo­stra che la Carta di Lam­pe­dusa ha già rag­giunto il suo primo obiet­tivo e si è rive­lata un utile stru­mento per aggre­gare "un mondo di per­sone che su temi come le migra­zioni, la lotta alle mafie e le bat­ta­glie per i diritti umani ha fatto una ragione di vita".

L’unicità dell’isola, con­ti­nua Giusi Nico­lini, non sta solo nella sua geo­gra­fia ma anche e soprat­tutto nel corag­gio con cui ha affron­tato situa­zioni dif­fi­cili. "Anche il papa, quando è venuto a tro­varci, non ha ces­sato di stu­pirsi nel con­sta­tare cosa ha saputo donare in ter­mini di acco­glienza que­sta pic­cola comu­nità. Non è reto­rica o vana­glo­ria affer­mare che la nostra isola, così pic­cola e così sola, ha saputo affron­tare flussi per noi enormi di migra­zioni. Lam­pe­dusa ha dimo­strato quanto sia cinico, ipo­crita e pure falso soste­nere che la grande Europa non possa acco­gliere le per­sone che sono pas­sate di qua. Lam­pe­dusa ha saputo far cadere il velo della men­zo­gna di poli­ti­che sicur­ta­rie che ali­men­tano e allo stesso tempo si nutrono di paure ingiu­sti­fi­cate. Quelle stesse poli­ti­che che hanno fatto scem­pio dell’immagine che aveva la mia bella isola. Lam­pe­dusa ha saputo acco­gliere e come lo ha fatto in pas­sato, lo saprà fare anche in futuro. Ma deve essere chiaro che anche l’Europa lo può e lo deve faresicur­ta­rie".

Chiu­dersi in una for­tezza, avverte la sin­daca, non ser­virà a difen­dere e a far soprav­vi­vere una eco­no­mia in pro­fonda crisi. "Così come non ser­virà negare il diritto all’accoglienza a coloro che prima di tutto sono nau­fra­ghi delle poli­ti­che di svi­luppo che l’Europa ha scelto per il loro Paese". Le fron­tiere, con­ti­nua Giusi Nico­lini, non pos­sono limi­tare il diritto ad una vita degna. "Non c’è una sola Lam­pe­dusa, in Europa e nel mondo. Sono tante le Lam­pe­dusa nel mare Medi­ter­ra­neo così come tra l’Australia e le Filip­pine. Tutte que­ste Lam­pe­dusa vogliono che il diritto di asilo diventi effet­tivo, che la tratta venga com­bat­tuta e resa inu­tile da un modo diverso di affron­tare le poli­ti­che migra­to­rie. Non ci sarebbe biso­gno di Mare Nostrum se ci fos­sero forme agili per con­ce­dere il diritto di asilo".
"Lam­pe­dusa - con­ti­nua - deve tra­sfor­marsi in quel modello che già è. Non più una fron­tiera mili­ta­riz­zata, ma un luogo che possa dimo­strare a tutte le Lam­pe­duse del mondo come potreb­bero essere: la porta di ingresso per un acco­glienza digni­tosa in cui anche i diritti degli abi­tanti siano rispet­tati. La Carta di Lam­pe­dusa - con­clude tra gli applausi - ha tutte le poten­zia­lità per dare le ali a que­sta che non è solo una uto­pia. E se siete venuti sino a qua, lo sapete bene anche voi. Per que­sto, sono sicura che ci sorprenderete". (Articolo di Riccardo Bottazzo, il manifesto)

Come contributo alla Carta di Lampedusa, il Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, ha avanzato due proposte. La prima si basa su "accordi bilaterali e identificazione in carcere". "L'obiettivo degli accordi - spiega Marroni - è di permettere ai detenuti di scontare la pena nel loro Paese, per un periodo non superiore a quello previsto dal codice italiano. Per rendere tali operazioni fattibili occorre instaurare una procedura di identificazione dello straniero in carcere".
La seconda proposta, invece, parla di "Superamento del Sistema Cie e potenziamento della Misura Rva". "Sarebbe pertanto auspicabile introdurre forme di rimpatrio volontario nei Paesi d'origine - conclude il Garante - incentivando la realizzazione di progetti appartenenti al programma Rva (Rimpatrio Volontario Assistito), finanziato dal Fondo europeo per i rimpatri. L'introduzione programmatica di questa misura permetterebbe non solo di evitare il trattenimento nei Cie ma anche di allineare maggiormente le politiche migratorie italiane alle linee guida affermate nella direttiva 115/2008/CE (cosiddetta direttiva rimpatri)".

La Carta di Lampedusa
Testo approvato a Lampedusa l’1 Febbraio 2014

PREAMBOLO
La Carta di Lampedusa è un patto che unisce tutte le realtà e le persone che la sottoscrivono nell’impegno di affermare, praticare e difendere i principi in essa contenuti, nei modi, nei linguaggi e con le azioni che ogni firmatario/a riterrà opportuno utilizzare e mettere in atto.
La Carta di Lampedusa è il risultato di un processo costituente e di costruzione di un diritto dal basso che si è articolato attraverso l’incontro di molteplici realtà e persone che si sono ritrovate a Lampedusa dal 31 gennaio al 2 febbraio 2014, dopo la morte di più di 600 donne, uomini e bambini nei naufragi del 3 e dell’11 ottobre 2013, ultimi episodi di un Mediterraneo trasformatosi in cimitero marino per le responsabilità delle politiche di governo e di controllo delle migrazioni.
(Continua a leggere qui)

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04 febbraio 2014
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