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La piccola Lola

Tavernier opera nel caos delle adozioni internazionali raccontando l'odissea burocratica e umana di due giovani sposi

24 giugno 2005






Noi vi segnaliamo...
LA PICCOLA LOLA
di Bertrand Tavernier

Una giovane coppia, Pierre e Géraldine, parte per un viaggio iniziatico ai confini del mondo, in un paese martirizzato dalla Storia: la Cambogia, per cercare un bambino da adottare.
Per loro inizia un'avventura spaventosa e straordinaria: giro degli orfanotrofi, confronto con le autorità francesi e cambogiane, minaccia di traffici. Senza dimenticare la diffidenza e la gelosia ma anche l'aiuto reciproco della piccola comunità di adottatori riuniti dal caso.
Tavernier lancia un sasso nel caos delle adozioni internazionali raccontando l'odissea burocratica e umana di due giovani sposi decisi a prendersi cura di una piccola cambogiana. Una Phnom Penh devastata dalla miseria e dalle mine antiuomo.
Tratto da un'inchiesta sull'adozione internazionale.


Distribuzione Lucky Red
Durata 128'
Regia Bertrand Tavernier
Con Isabelle Carré, Jacques Gamblin
Genere Drammatico


La critica
''Sugli schermi passa ogni tipo di sesso, mai quello coniugale: l'averlo ora mostrato basta a rendere notevole 'La piccola Lola', che non ha i cliché del cinema francese e ha le qualità tavernieriane: forza e sincerità. E il solo difetto: la lunghezza.''
Maurizio Cabona, 'Il Giornale' 

''Un'inchiesta minuziosa sulle coppie che vanno dall'altra parte del mondo per adottare, quando la loro nazione glielo vieta, ha dato luogo a una sceneggiatura che trova quasi sempre l'equilibrio giusto tra drammaticità e leggerezza, emozione e sorriso, fiction e taglio documentaristico (le scene girate con cinepresa a mano). I dubbi, gli slanci, le gioie e la fragilità della coppia sono elaborati con efficacia, senza eccessi di empatia, dalla recitazione di Jacques Gamblin e Isabelle Carré. Se un limite c'è va attribuito, paradossalmente, allo spirito militante di Tavernier che dà luogo a notazioni giuste e acute (quando sottolinea, ad esempio, le differenze di classe sociale tra i vari genitori adottivi), ma lo fa scivolare in un finale troppo dimostrativo e didascalico per chiudere in bellezza il suo bel film.''
Roberto Nepoti, 'La Repubblica'

''Sapienza registica tra documentazione passionale e fredda fiction, mentre appare sulla scena un'Europa sempre più sterile e un oriente distrutto irrimediabilmente.''
Il Manifesto 

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24 giugno 2005
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