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La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere bene? Con la new technology risponderemo a Marzullo

Le ultime teorie sulla funzione dei sogni nella vita dell'uomo

20 agosto 2004

Il mistero dei sogni potrebbe presto essere rivelato dalle tecnologie che permettono agli scienziati di osservare il funzionamento delle parti del cervello al lavoro durante il sonno. E cercano di capire in che modo la ripartizione dell'attività celebrale delle aree influenzi i sogni. "Se vogliamo capire il comportamento umano" dichiara Rosalind Cartwright, docente di psicologia al Rush University Medical Center di Chicago, "i sogni sono importantissimi, sono un momento intimo di narrazione che ci aiuta a capire chi siamo, dove stiamo andando e perché".

La studio moderno dei sogni ha avuto inizio alla fine del XIX secolo con Sigmund Freud, che teorizzò che fossero il manifestarsi di desideri inconsci da ricondurre, nella maggior parte dei casi, all'infanzia. Recentemente nuove teorie hanno spinto alcuni studiosi a dare importanza ai sogni. Nel 1997, Mark Solms dell'Università di Cape Town in Sudafrica pubblicò i risultati degli studi su pazienti con danni al cervello: scoprì che nell'attivazione dei sogni giocava più di un meccanismo cerebrale.
Da allora Solms ha sostenuto che tecnologie come la risonanza magnetica funzionale (fMri) e la tomografia a emissione di positroni (Pet) potrebbero dare nuovo rilievo alle idee di Freud perché le parti del cervello più attive durante i sogni controllano l'emozione.
Gli esseri umani adulti passano un terzo del tempo in cui dormono in fase Rem, e gran parte di questa sognando. Durante questa fase il corpo è immobile, ma il cervello lavora freneticamente. Per mezzo della Pet e della tecnologia fMri, gli studiosi hanno scoperto che una delle aree più attive nella fase Rem è il sistema limbico, che controlla le emozioni. Meno attiva è la corteccia prefrontale, associata con il pensiero logico.

Questo potrebbe spiegare perché i sogni in fase Rem siano spesso privi di una logica e coerenza. Altra area attiva nel cervello in questa fase è il cingolo dell'area corticale anteriore che individua le discrepanze.
Eric Nofzinger, direttore del Sleep Neuroimaging Program del Medical Center dell'Università di Pittsburgh, ritiene che questo spieghi perché la gente crede di identificare nei sogni la soluzione ai problemi. "È come se il cervello facesse una verifica interna e cercasse di escogitare cosa fare".

Siamo nati per sognare
Siamo nati per sognare, anche se ci vuole un po' di tempo prima che tutto funzioni perfettamente. È improbabile che il feto sogni, i bambini piccoli hanno lunghe fasi di sonno Rem, che secondo gli scienziati serve a stimolare lo sviluppo del cervello. I ricercatori credono che i bambini debbano raggiungere un certo livello di maturità intellettuale, ovvero arrivare per lo meno agli 8-9 anni, prima di sognare come gli adulti.
Inge Strauch, docente di psicologia all'università di Zurigo ha raccolto 550 sogni da un gruppo di 24 ragazzini dai 9 ai 15 anni di età che ha tenuto sotto osservazione per due anni. La studiosa ha verificato che i bambini sognano animali più degli adulti e nei sogni sono spesso vittime che aggressori. I bambini più frequentemente hanno "sogni fantastici", mentre gli adulti hanno più elementi che possono essere ricondotti alla realtà. In uno dei sogni tipici dell'età, fatto da un bambino di 10 anni, la Strauch ha annotato la presenza di un gatto che chiedeva informazioni per poter andare alla "toilette dei gatti".
In un altro sogno un bambino di 11 anni ha sognato un serpente che voleva prendere uno skilift. Anche la differenza di sesso incide sui sogni e si rivela soprattutto nei sogni degli adulti.
La favola di cui sempre si parla? Che i sogni degli adulti siano "pieni di sesso", dice Domhoff, autore di The Scientific Study of Dreams. "Quando gli adulti sognano qualcosa che include il sesso, spesso riguarda qualcuno da cui non sono attratti o con cui sono in conflitto. Non sempre si tratta di situazioni liete", aggiunge. E infatti circa due terzi dei protagonisti dei sogni degli uomini sono uomini, mentre una migliore ripartizione dei sessi compare nei personaggi sognati dalle donne. Inoltre nei sogni degli uomini c'è più spesso l'aggressione fisica che in quelli delle donne: è probabile - secondo Domhoff - che gli uomini in sogno inseguano, facciano a pugni, lottino, spacchino qualcosa, rubino o ammazzino. Nei sogni delle donne, invece, l'espressione di aggressione più comune è il rifiuto o l'insulto; spesso le donne sognano anche il matrimonio, ma non sempre va a finire bene. Non stupisce che chi ha appena dato alla luce un bambino lo sogni: lo afferma Tore Nielsen, professore di psichiatria all'Università di Montreal, che ha analizzato 20mila sogni raccolti su Internet e che in uno studio diretto su 220 neo-mamme ha scoperto che nei loro sogni "accadono cose terribili ai figli".

Perché i sogni sono utili
La gente che non ricorda i sogni può imparare a richiamarli alla memoria. Solitamente le persone più introverse ricordano quello che sognano, mentre le persone più concrete o pratiche no. Per avere tempo per sognare bisogna dormire a sufficienza e rimanere nella fase Rem il più a lungo possibile, sdraiati e con gli occhi chiusi fino a quando si ha ben presente in testa lo scenario del sogno, in modo che questo si fissi nella memoria.
Perché dovrebbe interessare sapere che cosa passa per la testa di notte? Una delle teorie elaborate recentemente vuole che sognare aiuti il cervello a collaudare il suo "Sistema d'emergenza", un modo da prepararsi alle eventuali calamità. Così, per esempio, quando le neomamme sognano di perdere il figlio, potrebbero star sperimentando che cosa dovrebbero fare o come dovrebbero reagire se si avverassero i loro peggiori timori.
C'è chi sostiene che sognare contribuisca all'apprendimento: alcuni ricercatori avrebbero scoperto che sognare di fare compiti di natura fisica, come un esercizio a corpo libero, migliori la performance.

Quale sia la funzione dei sogni, è indubitabile che hanno un ruolo nella terapia da svegli. Clara Hill dell'Università del Maryland ha studiato l'uso dei sogni in terapia e pensa che siano una "porta di servizio" per entrare nei pensieri del paziente. I sogni forniscono anche indizi su alcune gravi malattie mentali: gli schizofrenici, per esempio, hanno sogni di infima qualità, che riguardano più gli oggetti inanimati che le persone. La dottoressa Cartwright ha studiato la depressione in uomini e donne divorziati e ha scoperto che chi ha sogni con un preciso filo conduttore, è meno esposto al rischio di soffrire di depressione.

Fonte: Newsweek

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20 agosto 2004
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