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Ma mère

Un film che ha scandalizzato (forse eccessivamente) la critica tanto da essere rifiutato a Cannes.

28 giugno 2004






Noi vi segnaliamo...
Ma mère
di Christophe Honorè

Pierre viene allevato dai nonni fino all'età di 17 anni. Durante una vacanza estiva con i genitori scopre che il loro rapporto è disastrato. Quando il padre muore in un incidente stradale, sogna di prenderne il posto con sua madre, Hélène, che lui considera una vittima. Hélène invece non desidera sottostare ai desideri del figlio, anche se ha scelto comunque una vita in cui l'immoralità è come una droga. Per questo manda Pierre da una sua giovane amica. Vuole che suo figlio "assuma la stessa droga" e impari a conoscerla per quella che lei è veramente.
Da un romanzo incompiuto di Georges Bataille.

Distribuzione IIF
Regia Christophe Honorè
Durata 110'
Con Isabelle Huppert, Louis Garrel, Emma de Caunes
Genere drammatico/erotico

Intervista a Isabelle Huppert
di Chiara Ugolini

D - Madame Huppert, perché sceglie sempre dei ruoli così impegnativi?
R - Il cinema è difficile da guardare ma non da fare, forse perché non è la realtà. Per noi attori, il cinema è un lavoro, che facciamo con sentimento ma è un lavoro…
Si fa fatica ad accettare un film che esplora territori bizzarri anche se questo film è assolutamente realistico. A teatro, nella tragedia o nei drammi di Shakespeare, si tende a trovare più credibili sentimenti inconfessabili come questi.

Come attrice non ho affrontato il ruolo pensando questa è una madre che va a letto con suo figlio, piuttosto l'ho vista come un'esplorazione poetica e letteraria dell'animo umano. E’ difficile accettare che il cinema ci conduca in questo genere di esplorazione.

Nel film, uno dei personaggi dice 'La perversione non esiste'. Lei è d'accordo?
Ma no, certo che esiste. Il problema è che la parola perversione spesso viene utilizzata a sproposito... purtroppo esiste ma non in questo film.
Il film non racconta la storia da un punto di vista morale, d’altronde perversione è un termine di natura medica, psichiatrica. Questo film non parla né di perversione, né di perversità.

Quanto conta per lei il valore provocatorio di un film?
E' vero, questo film, è una provocazione, uno scandalo, ma questo non avrebbe alcun valore se non fosse il corollario di una specie di innocenza, di fragilità. Se non fosse così non mi interesserebbe.
Se 'La pianista' era un film interessante, e secondo me lo era, è perché mostrava una realtà inaccettabile, ma allo stesso tempo legata all'idea della perdizione.

Negli ultimi anni della sua carriera, si è prestata generosamente a giovani registi che osano con storie molto forti. E' un modo per aiutarli a farsi conoscere?
L'altruismo non esiste al cinema e, se esiste, è assolutamente reciproco; ho tanto da imparare da loro, almeno quanto loro da me. Non si tratta sicuramente di carità!

L'abbiamo amata molto in un ruolo brillante, in quello della zia zitella di 'Otto donne e un mistero' di Francois Ozon. Perché non frequenta più spesso la commedia brillante?
Purtroppo non è facile trovare una commedia scritta in modo intelligente e per questo finisco per fare soprattutto ruoli drammatici. Ma presto uscirà un film che ho fatto negli Stati Uniti, si intitola 'I Heart Huckabee's' (che è il nome di un supermercato) di David O. Russell, il regista di 'Three kings' ed è una commedia... finalmente.

Presentato al 50° Festival internazionale del Cinema di Taormina (2004)

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28 giugno 2004
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