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Nell'Annuario Istat 2002 i cambiamenti della società italiana

19 novembre 2002
Nell'Annuario statistico italiano 2002, pubblicato dall'Istat, si può appurare il ritratto dei cambiamenti della società italiana, sempre più multietnica e differenziata.

Una lettura interessante per chi è a caccia di curiosità, un po' meno forse per chi è a caccia di notizie o di analisi approfondite, che tradizionalmente l'istituto di statistica effettua in primavera nel rapporto annuale.

Sugli aspetti demografici, in attesa dei dati del censimento, l'Istat diffonde i numeri provvisori della popolazione italiana: 57,8 milioni di residenti, di cui 29,7 di sesso femminile. Nelle regioni del nord i residenti sono 25,8 milioni, il 45% del totale, nel sud sono 20,8 milioni (35%).

Gli stranieri residenti sono 1,5 milioni, di cui oltre 400 mila dai pesi dell'Europa dell'est e oltre 300 mila dei paesi del nord Africa. Oltre la metà degli stranieri residenti (800 mila) è concentrato nelle regioni del nord. Sembra essersi arrestata la riduzione della popolazione giovane, sotto i 14 anni, ferma al 14,4% registrato nel 2000, mentre la percentuale degli ultra 65enni è salita al 18%, dal 17,7% dell'anno prima. Diminuiscono i matrimoni, ma solo quelli religiosi, che sono comunque il 73,2% del totale (erano quasi l'80% nel 1997). Diminuiscono anche le nascite, ma solo quelle delle coppie ufficialmente coniugate, che sono comunque l'89,8% del totale (erano il 91,1% nel 1997).

Un occhio sulla sanità
In netta riduzione il numero di interruzioni volontarie di gravidanza fra le donne residenti: si passa dai 230 mila interventi nel 1983 (16,4 interventi ogni 1.000 donne di età compresa fra 15 e 49 anni), ai 135 mila casi del 2000 (9,2 donne per mille). Viene fatto notare nell'Annuario come in Italia si stia passando da un modello "tradizionale" (donne coniugate con figli) al modello dei paesi nord europei, dove l'aborto è più legato a situazioni estemporanee e di "emergenza". Viene fatto notare, inoltre, anche come il calo dell'abortività è stato di gran lunga superiore al calo della fecondità, che in Italia è a livelli fra i più bassi del mondo.
Le malattie del sistema cardiocircolatorio sono la principale causa di morte (40% dei decessi nel 1999), seguite dai tumori (30%). La popolazione sotto i 45 anni muore però soprattutto per cause e traumi esterni (60% dei casi). Dei 2.116 suicidi ufficialmente censiti nel 2001, la maggior parte (quasi 1000) sono stati compiuti da anziani con più di 65 anni, da persone coniugate (1.200), da persone ritirate dal lavoro (1.084) e da persone che sono occupate (906).
Il metodo più gettonato è l'impiccagione (1.334 casi) seguito dalla precipitazione (530 casi) e dall'arma da fuoco (313 casi). A suicidarsi com'è noto sono soprattutto i maschi (il 75%), mentre nei tentativi di suicidio vi è una sostanziale parità fra i sessi. I tentati suicidi sono effettuati prevalentemente con l'avvelenamento.

Sulla giustizia
Le condanne emanate da parte del sistema giudiziaro nel 2001 sono state 237 mila. I primati fra i delitti commessi vengono detenuti dal furto (46 mila condanne) e dai reati legati agli stupefacenti (23 mila condanne). Per questi due tipi di reati sono state emesse complessivamente 55 mila condanne nei confronti di persone con meno di 35 anni.
Per evasione fiscale sono state condannate invece meno di 1.100 persone, per smaltimento di rifiuti industriali 330, per violazione di norme in materia di edilizia 4.700 persone, per la violazione delle norme igieniche per la produzione e la vendita di generi alimentari 1.900 persone.
Ad entrare i carcere nel 2001, inoltre, 78.649 persone (di cui 5.633 donne) e ne sono uscite 70.693, quasi la totalità di quanti sono entrati sono in condizioni di custodia cautelare (76.800). Dei 55.751 detenuti a fine 2001, ben 46.730 erano in custodia cautelare. Di questi 15.442 sono tossicodipendenti, 1.421 sono sieropositivi, 169 sono affetti da Aids.

Uno sguardo sugli aspetti sociali
Nel 2001 il 33,1% dei residenti con almeno 14 anni si è dichiarato poco o per nulla soddisfatto della propria condizione economica (erano 37,3% nel 2000).
Nel mezzogiorno gli insoddisfatti lievitano, (43,7%). Il 23,2% delle famiglie dichiara di avere difficoltà a raggiungere la farmacia più vicina, il 57% a raggiungere il pronto soccorso, il 28,9% un ufficio postale. Il 47,6% delle famiglie dichiara di avere problemi di traffico, mentre il 42% non può bere l'acqua dal rubinetto e il 15% lamenta irregolarità nell'erogazione dell'acqua. Il 38,9% ha inoltre problemi di parcheggio, e il 39,9% si lamenta per l'inquinamento dell'aria.
Nella raccolta differenziata dei rifiuti le regioni del nord sono un bel pezzo avanti rispetto al resto d'Italia, con un 23,1% di raccolta differenziata contro un 2% del sud. Va anche detto che nel nord si producono 1,2 chili di rifiuti industriali per abitante, mentre al sud poco più di tre etti.

Sul lavoro
A novembre 2001, secondo l'Istat, c'erano 117 mila lavoratori interinali, equivalenti a 80 mila lavoratori a tempo pieno. Il loro numero cresce, ma forse non abbastanza per le aspettative delle agenzie interinali: a fine 2000 gli interinali erano 95 mila mentre a fine 1999 erano 55 mila.
La tendenza alla crescita sembra dunque in fase di arresto. Dei 2,3 milioni di disoccupati contati dall'Istat nel 2001 1,2 milioni sono senza esperienze lavorative. Fra gli occupati, che erano 21,5 milioni, 6 milioni sono lavoratori autonomi. Degli oltre 15 milioni di lavoratori dipendenti, 1,5 milioni sono precari a tempo determinato e 1,4 milioni lavorano part-time. Fra quanti la statistica ufficiale esclude dal conto dei disoccupati, sono ben 1,2 milioni quelli che cercano lavoro non attivamente e altri 330 mila sono scoraggiati o non immediatamente disponibili a fare qualsiasi lavoro.

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19 novembre 2002
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