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Non respingete gli immigrati in Libia!

L'Unhcr all'Italia: ''Non respingete i migranti verso un luogo dove le condizioni di detenzione sono terrificanti''

22 settembre 2009

L'Alto commissario Onu per i rifugiati (Unhcr), Antonio Guterres, ha lanciato un forte appello all'Italia affinché fermi i respingimenti di immigrati verso la Libia, che non può garantire la protezione dei richiedenti asilo e dove le condizioni di detenzione sono "terrificanti".
"La nostra posizione - ha detto Guterres rispondendo ai cronisti a margine del Consiglio dei ministri degli Interni Ue a Bruxelles - è molto chiara. Non pensiamo che in Libia esistano le condizioni necessarie per garantire la protezione dei richiedenti asilo".
"La situazione attuale non lo consente", ha affermato ancora Guterres sottolineando che in Libia "ci sono condizioni di detenzione terrificanti".

Inoltre, per l'Alto commissario dell'Onu, "c'è il rischio effettivo che coloro che hanno diritto a una protezione siano rinviati nei loro Paesi di origine. Questa il motivo per cui mostriamo le nostre forti riserve sul rinvio di persone verso la Libia". Guterres ha poi riferito che l'Unchr "lavora in Libia, anche se non ha un riconoscimenti formale. E proprio perché lavoriamo in Libia e conosciamo la situazione in quel Paese, oggi diciamo che la Libia non ha le condizioni di offrire una soluzione di protezione adeguata ai rifugiati e ai richiedenti asilo nel quadro attuale".
A Bruxelles, l'alto commissario dell'Onu ha anche insistito sulla necessità di creare nei Paesi nordafricani dei meccanismi di protezione che possano "aiutarci a combattere il flagello di scafisti, trafficanti di esseri umani ed altri criminali che creano enormi problemi alle persone". "Siamo molto interessati affinché si possano costruire le condizioni per uno spazio di protezione efficace in Libia", anche attraverso "una politica europea coerente". Proprio a questo riguardo, Guterres ha espresso "soddisfazione" ed "entusiasmo" per la proposta europea sul reinsediamento nell'Ue dei rifugiati dei Paesi terzi.
Comunque, ha aggiunto Guterres, "credo che in Italia ci sia stata un'esperienza straordinariamente importante e positiva, l'esperienza di Lampedusa, che è stato un esempio su scala globale" per l'identificazione dei richiedenti asilo fra gli immigrati clandestini. "Speriamo che questa esperienza possa essere ripresa e rientrare pienamente in funzione", ha concluso Guterres.

Anche la Commissione europea è tornata a parlare di immigrazione clandestina nel mediterraneo e anche da Bruxelles viene sottolineato come le condizioni per la protezione dei rifugiati in Libia siano "inaccettabili" e non possano perdurare. "Conto sull'aiuto dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati, per dire ai libici che la situazione attuale non è accettabile e non puo' perdurare", ha detto il commissario europeo per Giustizia, Libertà e Sicurezza, Jacques Barrot, nel corso di un conferenza stampa.
A Bruxelles, Barrot ha anche ribadito l'intenzione di volersi recare in Libia, insieme con il ministro svedese per l'immigrazione e attuale presidente di turno Ue, Tobias Billstroem. "Ma prima dobbiamo preparare il terreno", ha spiegato Barrot. Il commissario Ue ha anche lanciato un appello a tutti gli Stati membri affinché facciano prova di solidarietà in materia di immigrazione e asilo. "Bisogna creare una più grande solidarietà tra tutti gli Stati membri - ha spiegato - speriamo che tutti siano protagonisti in futuro dei nostri programmi di reinserimento". "Certo - ha concluso il commissario - questi programmi sono su base volontaria, ma penso che parteciparvi sia dovere di ogni Stato membro".

Intanto sono sempre di più le storie raccolte da Human Right Watch di cittadini africani, in fuga dall'Eritrea, dalla Somalia, dall'Etiopia o dal Sudan e richiedenti asilo alla UE, che parlano di orrori vissuti nei campi libici di Misratah, Kufra o nel campo di Garaboulli, molto vicino a Tripoli, la capitale. Orrori perpetrati dalla polizia di Gheddafi, in conbutta con i trafficanti che controllano i trasporti dei migranti fino alla costa libica.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing]
 

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22 settembre 2009
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