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Nymphomaniac Vol. 1

Lars von Trier e la prima parte del suo ultimo film appartenente alla "trilogia della depressione"

04 aprile 2014

Noi vi segnaliamo…
NYMPH( )MANIAC VOL. 1
di Lars von Trier

La sera di un freddo inverno, il vecchio Seligman, scapolo affascinante, trova Joe percossa e tumefatta in un vicolo. La porta nel suo appartamento dove si prende cura delle sue ferite mentre lei gli racconta la sua vita autodefinendosi ninfomane. Seligman ascolta con attenzione Joe che, nel corso di otto capitoli, racconta la lussuriosa e avventurosa storia della sua esistenza, ricca di relazioni e incidenti di percorso.

Anno 2013
Nazione Danimarca, Germania, Francia, Belgio
Produzione Zentropa Entertainments, Zentropa International, Slot Machine, Zentropa International France, Caviar, Zenbelgie, Arte France Cinèma
Distribuzione Good Films
Durata 110’
Regia e Sceneggiatura Lars von Trier
Con Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Shia LaBeouf, Christian Slater, Jamie Bell, Uma Thurman, Willem Dafoe
Genere Drammatico
Vietato minori 14


In collaborazione con Filmtrailer.com

La critica
"E' una delle prime cose che ti insegnano a educazione sessuale: il coitus interruptus non solo è rischioso ma abbassa molto anche la soglia del piacere. E infatti, alla fine delle due ore e 25 minuti di questo 'Nymph()maniac vol. I' (la «o» del titolo è sostituita da due parentesi tanto per non cadere nel dubbio: si parla di quella cosa lì!), proprio sui titoli di coda scorrono delle immagini del vol. II e la sensazione di essere rimasto a metà, e per giunta sul più bello, si fa strada. Le ragioni di questa scelta tronca sarebbero state da chiedere al regista Lars von Trier, dopo la presentazione fuori concorso al festival di Berlino della sola prima parte, pur se integrale, ma il discusso regista danese non si è presentato alla conferenza stampa (...) E così siamo restati tutti con i nostri dubbi. Che cosa racconta allora questa prima parte? L'incontro casuale tra Joe e Seligman, cioè tra Charlotte Gainsbourg e Stellan Skarsgård. Il secondo la trova pesta e priva di sensi per strada e la porta a casa, dove lei comincia a raccontare all'uomo come è finita così malconcia. E la prende da lontano, dalla scoperta infantile della propria sessualità, che lei chiama nel modo più diretto possibile.

Da subito, fin dalla postura dei due (lei sdraiata a letto, lui su una sedia) si capisce che quello a cui von Trier ci invita è un viaggio psicoanalitico intorno al tema della sessualità vista dalla parte femminile. Lei racconta, mettendo subito in chiaro la sua «ninfomania», e lui domanda, puntualizza, spiega. È la parte più convincente del film, anche per merito dei due attori che sanno restituire, attraverso una serie di primi piani sempre più ravvicinati, la forza emotiva dei discorsi. Qualche volta viene il dubbio che von Trier stia provocando a bella posta - il paragone tra l'adescamento femminile e la pesca con la mosca - altre volte sembra voler usare il film per scusarsi (dopo le accuse di antisemitismo fa del comprensivo personaggio di Seligman un ebreo) o per smontare le certezze dei luoghi comuni (difficile contestare Joe quando sostiene che il rapporto tra i delitti commessi per amore e quelli per sesso è di cento a uno) ma in generale l'ambizione non comune dell'operazione mi sembra sorretta da una drammaturgia adeguata.

Dove il gusto della provocazione fine a se stessa ritorna a fare capolino è nei tanti flash back con cui Joe racconta la sua odissea sessuale. Qui la Gainsbourg lascia il campo all'esordiente Stacy Martin (tornerà protagonista al 100% nella seconda parte) a cui tocca il compito di dare un volto e un corpo al suo lungo viaggio nel sesso. E qui le immagini, spesso molto realistiche, finiscono per dimostrare minor efficacia delle parole, di cui perdono la forza evocativa e allusiva. Con un'eccezione, però, quando Uma Thurman entra in scena: una lunga, straordinaria scena, fatta di rabbia vendicativa e dolore trattenuto, di grande forza e ancor più grande emozione, che riscatta le inutili scivolate nel troppo esplicito che ogni tanto fanno capolino. E che fa rimpiangere un film sullo stesso argomento ma con una forma diversa. Anche se vederne solo metà resta l'errore più grande e imperdonabile di von Trier."
Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera'

"Di cosa parliamo quando parliamo di sesso? Da quando il porno di massa ha sdoganato le immagini più esplicite, il cinema ha perso una delle sue armi più forti: il proibito. Salvo resuscitarla a intermittenza all'insegna della contaminazione. Il porno è anonimo per definizione, ma metti delle immagini hard in un Film d'Autore ed è tutta un'altra musica. Almeno si spera. Così ecco Lars von Trier a Berlino, fuori concorso, con la versione 'uncut' del primo capitolo di 'Nymphomaniac' (si scrive così, e si capisce perché). Logico: la versione soft (...) è già uscita in mezza Europa. Agli addetti ai lavori bisogna buttare un boccone più grosso. Così Joe, alias Charlotte Gainsbourg, che nel prologo troviamo pesta in un cortile, racconta. Il maturo Seligman, cioè Stellan Skarsgård, la sta a sentire, aggiungendo la sua cultura alle crude esperienze della protagonista. E la giovanissima Stacy Martin, volto e fisico da cerbiatta, interpreta con olimpica tenacia le prodezze giovanili di Joe (perché il nome maschile? Mistero...).

Chi ricorda 'Quell'oscuro oggetto del desiderio' di Buñuel ritroverà, rovesciato, uno schema simile. Stavolta l'uomo maturo non racconta le proprie avventure, ma ascolta la sua ospite, e oltre ad ascoltarla interpreta, elabora, razionalizza, cita Bach, Fibonacci e Poe, cerca un impossibile ordine dove invece «il caos regna» (come diceva la volpe di 'Antichrist', per restare a von Trier). La prima parte, ironicamente, gioca sui rimandi fra le sfrenatezze di Joe e le tecniche di pesca di Seligman (con dotte citazioni da un trattato seicentesco, 'Il perfetto pescatore', e immagini di pesci e fiumi paragonati ai treni su cui Joe e un'amica adolescenti giocano a chi si accoppia con più maschi; con punti extra per i pesci grossi come gli uomini sposati...). (...) Ma quello giocoso è solo uno dei lati di un film che completa la trilogia formata da 'Melancholia' e 'Antichrist' (quasi una storia moderna della stregoneria, è stato scritto brillantemente).

Ironia o meno, anche qui c'è poco da stare allegri. Si capisce quando l'eroina, cresciuta, assiste all'agonia e alla morte del giovane padre (Christian Slater), che da bambina le parlava di alberi, boschi e miti nordici. Sarà quel padre così amato l'origine della sua perenne insoddisfazione? Non razionalizziamo: Joe e il film lavorano per spiazzarci. Il desiderio, specie femminile, non conosce logica. Joe ha un bel moltiplicare amanti, posizioni, combinazioni (in una lunga scena geniale Uma Thurman, moglie tradita, inventa una tecnica inedita di pressione sul fedifrago e l'amante...). Più cambia, più è la stessa cosa, dicono i francesi. Ma cos'è, appunto, che non cambia? A forza di dettagli hard (ma simulati: ormai esistono protesi perfette, anche il porno non è più quello d'una volta), von Trier trasforma il sesso in un problema filosofico sulla scia di Sade e Bataille, ma senza dare mi una scintilla di vero calore alla sua Joe. Dietro a cui continuiamo, implacabilmente, a vedere Lars."
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'

"Dici von Trier e la critica snob va in sollucchero. Anche se non ha mai fatto un film decente. Stavolta si cimenta in un porno soft di indescrivibile tedio, dove una precoce ninfomane racconta le proprie perversioni. In attesa del secondo capitolo, la camicia di forza in cui viene infilato uno dei protagonisti andrebbe allargata per far posto al venerabile autore."
Massimo Bertarelli, 'Il Giornale'

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04 aprile 2014
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