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Ogni tre secondi muore un bimbo sotto i 5 anni...

... e la metà dei decessi avvengono in Africa. L'allarme di 'Save the Children'

06 ottobre 2009

Ogni tre secondi nel mondo un bambino con meno di 5 anni perde la vita, per un totale di oltre 24.000 bambini al giorno, quasi 9 milioni in un anno. In particolare quasi 4 milioni non superano il periodo neonatale (primi 28 giorni di vita), di cui 2 milioni muoiono entro 24 ore dalla nascita e un altro milione entro la prima settimana.
Sono alcuni dei dati che emergono dal rapporto "La nuova sfida: dire basta alla mortalità infantile", presentato ieri da Save the Children in occasione del lancio della nuova campagna mondiale dell'Organizzazione, volta a combattere la mortalità infantile.
Dal rapporto emerge, inoltre, che la maggior parte di questi bambini muore per cause facilmente prevenibili, quali complicazioni neonatali (37%), polmonite (19%), diarrea (17%), malaria (8%), morbillo (4%). Il 97% del totale dei bambini morti prima del loro quinto compleanno, riguarda 68 paesi in via di sviluppo. La metà di questi decessi, 4,7 milioni avvengono in Africa, mentre circa 3,8 milioni di bambini con meno di cinque anni muoiono in Asia. Solo India, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Pakistan e Cina, totalizzano più della metà di queste morti.
Il paese con il peggior tasso di mortalità infantile è la Sierra Leone, con 262 bambini morti ogni 1.000 nati, seguita dall'Afghanistan, con 257 su 1.000. In tali paesi, le principali cause di mortalità infantile sono aggravate da condizioni di malnutrizione, povertà endemica, cattive condizioni igieniche, scarsità di acqua potabile, mancato accesso all'istruzione da parte delle madri ed utilizzo limitato della contraccezione. Esistono però anche paesi che negli ultimi anni hanno registrato una notevole crescita economica, ma non sempre essa è stata accompagnata dalla diminuzione dell'indice di mortalità infantile: l'India, che registra un quinto dei decessi di tutto il mondo, ne è un esempio.

"Queste cifre - afferma Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children Italia - sono terribili, ma è arrivato il momento di non soffermarsi più solo sui numeri e su sterili indicatori statistici. Ognuno di quei numeri è un bambino e la morte di ogni bambino per noi è inconcepibile, così come è inaccettabile il senso di rassegnazione della gente quando si parla di mortalità infantile. Per questo Save the Children ha deciso di intraprendere una nuova sfida, lanciando la campagna globale 'Every One', per contribuire a dire basta alla mortalità infantile. Vogliamo dire a voce alta che ogni bambino ha il diritto di sopravvivere, ovunque nasca nel mondo, e ogni persona ha il dovere di fare qualcosa per assicurargli questo diritto".
Secondo Save the Children, in base agli attuali trend di miglioramento annuo, il quarto Obiettivo di Sviluppo del Millennio (OSM4), che si propone di ridurre dei due terzi la mortalità infantile, sarà raggiunto nel 2045 anziché nel 2015. E questo significa che ancora milioni di bambini moriranno, perché non si sono messe in atto soluzioni semplici e a basso costo che, però, possono costituire la differenza tra la vita e la morte. Tra di esse l'assistenza di personale specializzato durante il parto, immediate cure post-natali, trattamenti preventivi e terapeutici per polmonite, diarrea e malaria, supporto per la nutrizione, allattamento al seno, nutrizione complementare, risorse economiche e più ampi programmi di protezione sociale. E' fondamentale, inoltre, dotare i sistemi sanitari nazionali di maggiori operatori, si stima che nei paesi in via di sviluppo, sia necessario assumere 4,2 milioni di operatori sanitari in più per raggiungere gli Osm legati alla salute, inclusi i volontari comunitari per la salute che svolgono un compito fondamentale soprattutto nelle aree più remote e rurali.

Diversi paesi, evidenzia Save The Children, hanno dimostrato che un cambiamento è possibile. Bangladesh, Brasile, Egitto, Indonesia, Cina, Messico, Nepal e Filippine sono sulla strada giusta per raggiungere Osm4. E alcuni di questi vi sono riusciti malgrado problemi di governance debole o corruzione e in un contesto di profonda indigenza. Ma per credere nel cambiamento, si possono anche prendere in considerazione i paesi più sviluppati: nel 1900, il tasso di mortalità infantile nel Regno Unito era di 140 bambini morti su 1.000 nati vivi, mentre gli Usa era di 100 su 1.000, tassi peggiori di quello che si registra attualmente in Liberia (93 su 1000).
Anche all'interno dei singoli paesi, infine, esistono grandi disparità legate alla fascia di reddito o al fatto di vivere nelle aree urbane piuttosto che rurali. Ad esempio, benché il Pakistan abbia ridotto il tasso medio di mortalità infantile del 23% tra il 1990 e il 2007, il dato per il quintile più povero della popolazione è di appena il 3%. In Costa d'Avorio, il tasso di mortalità al di sotto dei cinque anni per il quintile più ricco è migliorato del 14% tra il 1994 e il 1999, mentre il tasso nel quintile più povero di fatto è peggiorato intorno al 21%.

Per raggiungere l'Osm4 entro il 2015, data stabilita dai grandi della terra per l'abbattimento dei due terzi della mortalità infantile, è necessario salvare la vita di 5 milioni e 400.000 bambini all'anno . Con la campagna 'Every One', Save the Children si impegnerà direttamente per salvare 500.000 bambini ogni anno, contribuendo cosi' in maniera sostanziale al raggiungimento dell'Osm4.

L'Organizzazione farà, quindi, pressione sui governi affinché aumentino i fondi destinati ad interventi a favore della salute materno-infantile. Si stima, infatti, che basterebbe un investimento aggiuntivo dai 36 ai 45 miliardi di dollari all'anno, oltre alla cifra di 31 miliardi del 2008, per ridurre la mortalità infantile e materna (OSM 4 e 5), cifra che corrisponde a meno della metà di quanto si spende annualmente in acqua imbottigliata. Per contro, l'impatto globale dei decessi neonatali e materni è stimato in 15 miliardi di dollari l'anno, in termini di produttività persa.
"Secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili - ha sottolineato Valerio Neri, direttore generale di Save The Children Italia - gli stanziamenti del PIL per l'Aiuto Pubblico allo Sviluppo (Aps) posizionano il Governo Italiano agli ultimi posti tra i Paesi dell'area Ocse. Di fatto per il 2009 il nostro Paese è ultimo nella lista. A fronte di una situazione estremamente drammatica, che necessita di ulteriori investimenti, soprattutto in vista del raggiungimento degli OSM 4 e 5, Save the Children chiede al Governo italiano un sostanziale aumento nello stanziamento dell'Aps, al fine di raggiungere lo 0,3% per arrivare gradualmente allo 0,7 % del PIL, nel rispetto degli impegni internazionali presi dall'Italia". "In particolare - ha evidenziato Neri - i prossimi 5 anni saranno fondamentali per sviluppare azioni bilaterali, volte ad assicurare quel pacchetto di interventi semplici, poco costosi e già ben individuati, che sono in grado di salvare la vita di centinaia di migliaia di bambini e mamme, nei Paesi a più alto tasso di mortalità".

La campagna, lanciata ieri  in contemporanea in oltre 40 Paesi, intende mobilitare globalmente 60 milioni di persone che vogliano dare il proprio contributo per un'unica grande sfida: dare a tutti i bambini la stessa possibilità di sopravvivere.
"Come è vero che ogni 3 secondi muore un bambino - ha continuato Neri - è altrettanto vero che noi abbiamo la grande opportunità di salvare un bambino ogni 3 secondi. Ma per farlo bisogna innanzitutto sfatare dei falsi miti: non è vero che non si possa far niente per salvare milioni di bambini, cosi' come non lo è il fatto che i costi per l'abbattimento della mortalità infantile siano troppo elevati". "A chi cinicamente afferma che la riduzione della mortalità infantile accelererebbe ulteriormente la crescita della popolazione su un pianeta già sovraffollato, occorre ribattere che, al contrario, contribuirebbe a stabilizzarla, visto che laddove le madri e i loro partner sono sicuri che i figli vivranno, e laddove hanno la capacità di controllare la loro fertilità, scelgono di avere famiglie più piccole. Infine - ha concluso Neri - anche la corruzione e la cattiva governance non sono ostacoli insormontabili, come hanno dimostrato la maggior parte dei paesi che sono riusciti a compiere progressi tali da essere oggi considerati in linea per il raggiungimento dell'OSM 4".
"L'obiettivo della campagna Every One di Save the Children è molto ambizioso: vogliamo raggiungere 50 milioni di bambini e donne in età riproduttiva entro il 2015 - ha spiegato Claudio Tesauro - Occorre creare un vero e proprio movimento popolare che induca i governi di tutto il mondo a rispettare le promesse fatte e ad intensificare i propri sforzi per migliorare la qualità, la disponibilità e l'accesso ai sistemi sanitari. Ma anche innescare in ogni comunità quei comportamenti virtuosi che possono rappresentare la salvezza per milioni di bambini".
L'organizzazione concentrerà i propri sforzi sia a livello programmatico che di impiego fondi in 36 Paesi (Cina, Etiopia, India, Nigeria, Pakistan, Sierra Leone, Afghanistan, Angola, Bangladesh, Burkina Faso, Repubblica Democratica del Congo, Indonesia, Kenya, Malawi, Mali, Mozambico, Nepal, Niger, Tanzania, Uganda, Zambia, Bolivia, Brasile, Cambogia, Egitto, Guatemala, Guinea, Haiti, Liberia, Birmania, Sud Africa, Sud Sudan, Tajikistan, Vietnam, Yemen, Zimbawe). Save the Children Italia sarà direttamente impegnata a sostenere finanziariamente ed operativamente alcuni progetti in Etiopia, Mozambico, Malawi.

Tutte le informazione sulla campagna Every One di Save The Children: www.everyone.it e www.savethechildren.it

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06 ottobre 2009
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