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Regione Sicilia e Università di Palermo per la creazione della ''banca dati'' sui vitigni siciliani

Intanto sul mercato le varietà di uva ''apirena'' vanno per la maggiore in Germania e Gran Bretagna

10 novembre 2003
Garantire una maggiore qualità ai vini tipici siciliani e recuperare le varietà che rischiano di sparire. Per far ciò l'Assessorato Regionale  all'Agricoltura ha finanziato con 2 miliardi di euro un progetto volto a selezionare e studiare quasi 7.000 vitigni autoctoni per raccoglierne il materiale genetico e creare una banca dati ben documentata. Alla realizzazione del progetto collaboreranno le università di Palermo e Milano, il Coreras e l'istituto Vite-vino. Si tratta del più grosso progetto mai realizzato in questo settore dato che per la Sicilia i vitigni autoctoni rappresentano una grande ricchezza. Già durante il mese di agosto, sono stati selzionati 6.783 presunti cloni dai quali verranno ricavati 20 esemplari per varietà che verrano innestati. Gli innesti avverranno nell'azienda Bonpietro di Ragusa, su un terreno demaniale di 50 ettari concesso in comodato d'uso dal Coreras, ( il consorzio regionale per la ricerca applicata e la sperimentazione). Il consorzio ha istituito, a Menfi, un master per creare le professionalità necessarie. Le varietà selezionate finora sono 27: si tratta di Frappato, Catarratto, Grillo, Nero d'Avola, Inzolia, Nerello Mascalese, Grecanico, Malvasia delle Lipari, Alicante, Mannella bianca e nera, Carricante, Perticone, Nerello Cappuccio, Moscato di Noto, Albarello, Nocera, Damaschino, Dunnuni, Maialina, Corinto nero, Tintore, Zibbibbo, Nivureddu, Regina dei vigneti, Dolcetta e Precoce.

Inoltre alcuni esperti del Ministero delle Politiche Agricole dopo aver effettuato un'analisi delle caratteristiche della pianta e del vino, studieranno la presenza di malattie in grado di abbassare la qualità di vini prodotti. La  circostanza si verifica facilmente a causa degli innesti praticati da sempre nell'Isola. "Il progetto - chiarisce Rosario Di Lorenzo, dell'Università di Palermo - permetterà di recuperare vitigni di cui non conosciamo le capacità enologiche".  Si effettueranno a partire dal 2005 i primi innesti, per arrivare entro i1 2008 alla banca dati che permetterà di competere con varietà molto diffuse come il Cabernet. La ricerca voluta dagli stessi produttori, è un vero toccasana per un mercato che ha bisogno di rinnovarsi. Sembra infatti, che le uve locali con semi stiano perdendo terreno rispetto alle varietà da tavola senza semi. L'Uva Italia, ad esempio, regina delle vendite che per un ventennio, che ha portato ricchezza e benessere in tutta la fascia sud-orientale della Sicilia, sembra destinata a sparire col tempo. L'uva è sempre buonissima ma c'è l'inconveniente di quei fastidiosi semini da sputare.

Le varietà di uva "apirena" cioè senza semi che vanno per la maggiore e che la faranno da padrone in un prossimo futuro sono la Sugraone, la Crimson e la Thomson, frutto di una raffinatissima selezione clonale. Ad importarle dalla California e scommettere su di esse sono stati, circa otto anni fa, i fratelli Franco, Giovanni e Vito Perrone, imprenditori di Castelvetrano, proprietari dal 1966, della tenuta dei baroni Iacona Cultrera di Montesano a Niscemi, contrada Carrubba, ricadente nella zona DOC del "Cerasuolo di Vittoria". Qui grazie al clima favorevole, all'assenza di vento, alla costanza della temperatura e della luminosità, i vitigni califoniani crescono rigogliosi occupando una superfice di 50 dei 170 ettari della tenuta. La produzione annua è sui 15 mila quintali, interamente venduti, dalla fine di giugno ad ottobre, in Germania e in Gran Bretagna. 

L'uva seedless (in inglese: senza semi) dell'azienda agricola Perrone è richiestissima e prenotata dai rivenditori addirittura con un anno di anticipo. Si tratta infatti di un uva che difficilmente attecchisce al di fuori del suo ambiente naturale, la California. Sono stati fatti diversi tentativi nel Trapanese e nell'Agrigentino, ma sono tutti miseramente falliti.Gli altri 120 ettari della tenuta di contrada Carrubba sono coltivati a vigneto. Nero d'Avola, Frappato, Nerello Mascalese, Sangiovese, Syrah e Merlot i vitigni coltivati. Fino al 2001 la produzione era ceduta a varie cantine. Oggi i Perrone hanno  fatto un salto di qualità decidendo di imbottigliare e vendere i loro vini compresi i bianchi Chardonnay, Inzolia e Grillo prodotti nei 20 ettari della proprietà, di Castelvetrano. Sotto la supervisione dell'enologo catanese Anastasio Caponnetto, i vini Perrone hanno cominciato ad conquistarsi la loro fetta di mercato persino in Giappone, specialmente per quanto riguarda i rossi, pieni di corpo e di sapore grazie alle condizioni uniche della tenuta che si trova in una vallata circondata da querceti secolari

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10 novembre 2003
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