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Richard Gere al Film Fest di Taormina

L'attore hollywoodiano, nella sua "Tao a Class" ha parlato un po' di tutto, anche della 'questione migranti'

18 giugno 2015

Richard Gere sbarca al Taormina Film Fest dove, dopo l'abbraccio con i fan, da ore in attesa davanti al Pala Congressi, ha tenuto la 'Tao a Class' per parlare di cinema, esperienze sul set, incontro con i diversi registi e dei film in concorso. Non solo jet set, ma anche attualità.
Gere, impegnato da anni in favore dei diritti del Tibet, ha incontrato il primo cittadino di Messina, Renato Accorinti, in piedi ad ascoltarlo durante la lezione con la solita maglietta rossa "Free Tibet" e il look "minimal".

L'attore hollywoodiano ha parlato anche della 'questione migranti'. "Il mondo intero ne è consapevole ed è investito da questo problema dell'immigrazione - ha detto Gere - da persone che fuggono dalla guerra, da situazioni drammatiche, dalla povertà. So che la Sicilia è coinvolta negli sbarchi". "Sicuramente è una situazione che deve essere affrontata a livello globale ed è nostro dovere, oltre che una nostra responsabilità, rispondere a queste esigenze. Se noi riusciremo ad affrontare questa situazione con tutti gli altri potremo stare più sicuri e più tranquilli anche nelle nostre case. Il problema va affrontato dal punto di vista morale e chi possiede di più deve essere pronto". "So che l'Italia è molto presente - ha aggiunto l'attore - e che l'Unione europea si è sensibilizzata cercando di fare di più. Io credo che anche gli Stati Uniti dovrebbero essere coinvolti in tutti questo, ma bisogna affrontarne le cause. Se la situazione in Medio Oriente si risolvesse, forse molte cose si sbloccherebbero. Per questo le responsabilità devono essere condivise".

Poi tanti racconti sul cinema: "Nel mio ultimo film 'Time out of mind' - proiettato subito dopo in lingua originale senza i sottotitoli in italiano - sono un barbone che vaga per New York. Durante le riprese l'ho fatto veramente, e nessuno mi ha riconosciuto. Un messaggio molto chiaro sull'invisibilità di moltissime persone che vivono accanto a noi".
Infine l'elogio dell'elasticità in risposta al giornalista che lo incalzava sull'importanza per un regista di difendere le proprie scelte: "Ho recitato in più di 50 film e mai una volta l'idea di partenza è rimasta la stessa fino alla fine. Una storia cinematografica ha una sua vita, si evolve, e non ha senso rimanere attaccati a tutti i costi alle proprie convinzioni se strada facendo i produttori o primi spettatori trovano delle soluzioni che funzionano meglio. Certo, in alcuni casi bisogna imporsi: quando mi hanno proposto di cambiare il finale de 'L'amore infedele', perché era troppo indefinito e preferivano che uno dei due coniugi andasse dalla polizia, io mi sono rifiutato. Ho risposto ai produttori: 'Girate pure la scena, ma senza di me'". [Siciliaweb.it]

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18 giugno 2015
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