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Roberto Andò a Palermo e Catania per presentare ''Viaggio segreto'', Evento Speciale alla Festa del Cinema di Roma

31 ottobre 2006

Il regista Roberto Andò e gli interpreti principali del suo ultimo film, ''Viaggio segreto'', Evento Speciale alla recente Festa del Cinema di Roma, saranno giovedì 2 e venerdì 3 novembre a Palermo e Catania, per presentare l'uscita della pellicola nelle sale cinematografiche

Giovedì 2 novembre
Il programma di Palermo prevede:
Ore 16.30:
Cinema Golden - Proiezione per la stampa
Ore 18.10: Cinema Golden - Conferenza stampa
Ore 21.00: Cinema Golden - Anteprima, Roberto Andò, Alessio Boni e Valeria Solarino salutano il pubblico in sala. Introducono: Sandro Volpe, critico cinematografico, Lucio Sarno e Malde Vigneri, psicoanalisti.

Venerdì 3 novembre
Il programma di  Catania prevede:

Ore 12.00: Facoltà di Lettere e Filosofia  Aula Magna S. Mazzarino: Passioni e ''Ricostruzioni'', incontro con Roberto Andò, Valeria Solarino, Alessio Boni, Donatella Finocchiaro.
Introduce Enrico Iachello, Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, coordina Fernando Gioviale, docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo.
Ore 16.00: Cinema Ariston - Proiezione per la stampa
Ore 17.45: Cinema Ariston - Conferenza stampa
Ore 20.30: Cinema Ariston - Saluto al pubblico in sala : Andò, Boni, Solarino e Finocchiaro.
Introducono: Maria Lombardo, giornalista, Fernando Gioviale, docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo.   

VIAGGIO SEGRETO
Un film di Roberto Andò liberamente tratto dal romanzo ''Ricostruzioni'' di Josephine Hart edito da Feltrinelli.
Con Alessio Boni, Donatella Finocchiaro, Valeria Solarino, Claudia Gerini, Marco Baliani, Giselida Volodi, Fausto Russo Alesi e con la partecipazione di Emir Kusturica e Roberto Herlitzka.
E per la prima volta sullo schermo Davide Palazzolo, Ines Arezzo, Carla Cassarino.

IL FILM - Libera trasposizione del romanzo ''Ricostruzioni'' di Josephine Hart (autrice de ''Il danno''), riambientato in Sicilia dalle originarie atmosfere irlandesi, il film è stato girato a Roma e nella Sicilia orientale, tra Siracusa e Ragusa. E' un viaggio interiore. Un ritorno improvviso alle radici dell'infanzia. A una ''geografia dell'anima'' per troppo tempo dimenticata. E' la storia di un delitto, ma anche di una progressiva liberazione tra psicanalisi e misteri tipici di un thriller. ''Il protagonista, Leonardo Ferri, è uno psicanalista nato nell'Isola e costretto, a causa di una serie di circostanze drammatiche, ad abbandonare la sua terra natale e la sua famiglia all'età di tredici anni. Dovrà, però, fare i conti con quel passato che aveva rimosso (...) e sarà costretto a ricomporre il puzzle caotico di quella storia familiare da cui ha dovuto mettersi in salvo'' racconta Andò ''... è quindi un viaggio che lascia alle spalle le macerie del proprio passato e il mistero che vi è siglato approdando a una terra sconosciuta dove un nuovo, inedito senso del vivere è finalmente possibile.''

IL REGISTA - Già assistente di maestri come Fellini, Rosi, Cimino e Coppola, Roberto Andò è regista teatrale e cinematografico che ha avviato da anni un percorso artistico originale e variegato. Al cinema ha firmato le regie di ''Diario senza date'' (1995), ''Il manoscritto del Principe'' (2000), ''Sotto falso nome'' (2004). In teatro ha alternato allestimenti lirici, alla direzione artistica delle Orestiadi di Gibellina, del Festival di Palermo sul Novecento, alla messa in scena di autori come Pinter o Calvino e collaborando, tra gli altri, con Bob Wilson, Moni Ovadia e lo stesso Harold Pinter.

NOTE DEL REGISTA - Perché questo romanzo per farne un film? E' piuttosto vero che per il soggetto di un film si è quasi sempre guidati da una serie di coincidenze e inattesi richiami, e anche questa volta è stata l'imprevedibilità di una delicata coincidenza a rivelarmi il romanzo di Josephine Hart. Mi è capitato tra le mani  in un frangente personale molto particolare,  particolarmente adatto ad accoglierne il messaggio. E' un romanzo  molto commovente e affronta un tema cruciale: l'amore di un fratello e una sorella sopravvissuti a un disastro, le loro diverse traiettorie per superare il trauma che ha segnato la loro infanzia, una attraverso l'oblio, l'altro attraverso la memoria, l'inevitabilità della loro separazione perché possa realizzarsi una compiuta vita affettiva. Il protagonista, uno psicoanalista, ascoltando i ricordi altrui può dimenticare i propri. E' un uomo che ha una missione speciale, attorno a cui ha modulato la propria vita. Salvaguardare la sorella dai richiami insidiosi della memoria. E' un eroe di un'epica speciale, la salvezza della persona amata. Forse è soprattutto un malato che non sa di esserlo. Questo tema, il nostro peregrinare tra memoria e oblio, tra caso e intenzionalità, è stato certamente un richiamo. Ma a mio parere il cinema si serve meglio dei romanzi quando può catturarne un tema senza sentire l'obbligo di illustrarne la trama. Con Salvatore Marcarelli abbiamo lavorato con una certa libertà, con la complicità che derivava dalla condivisione del tema raccontato dal romanzo. Senza questa condivisione, che solo la vita vissuta può offrire, probabilmente non avrei  intrapreso questo viaggio.

Ma veniamo al film. Anche qui i protagonisti sono un fratello e una sorella. Lui, fa lo psicoanalista. Lei, che ha fatto la modella, sta ora intraprendendo delle lezioni di recitazione per provare una carriera d'attrice. Entrambi abitano a Roma, nello stesso palazzo. Due fatti nuovi irrompono nella dimensione esclusiva di questa coppia, la notizia che lei vuole sposarsi con un noto artista serbo, e la notizia della vendita della casa dove vivevano da bambini, in Sicilia. Due fatti che apparentemente non hanno punti di contatto. Sono loro però a creare l'occasione del viaggio che Leo, il protagonista, deve compiere da solo e in segreto, nel luogo dove in passato  è avvenuto il delitto che ha sospeso la loro infanzia.
Questo viaggio segreto, questa visita dolente alla casa dove molti anni prima è rimasta uccisa la madre, intrapresa con lo scopo di rientrarne in possesso ed evitare così che possa  tornare a insidiare la memoria della sorella, è in realtà l'occasione di uno scandaglio ossessivo, in cui a essere ricostruito non è solo il delitto, nella sua inconfessabile verità, ma anche il movente che lo ha  generato: una coppia di amanti più che di genitori, la terribile sensazione per i due figli di non essere lo scopo primario di quell'unione, la scoperta della sessualità, insomma la sfida di due bambini all'insopportabilità della visione di quella che Freud chiama la ''scena primaria''.

Questo viaggio di ritorno in Sicilia, una terra dove la follia e la ragione giocano abitualmente  a rimpiattino, è anche il punto d'incontro con una donna, la mediatrice della vendita della casa - una donna molto particolare e sensibile, una specie di sirena - e con l'artista serbo, anche lui impegnato in un viaggio parallelo, altrettanto segreto, per captare il mistero nascosto nell'infanzia della sua fidanzata e del fratello. Viaggio che per l'artista culminerà in un'opera, un quadro che il pittore comincia a dipingere all'inizio del film, e che una volta completato sarà il punto di convergenza delle varie casualità che hanno favorito l'incontro tra i personaggi del film modificandone il destino. Il titolo del quadro non a caso è 'La memoria degli altri', ad indicare che noi tutti siamo abitanti e ospiti della memoria altrui, viaggiatori e archeologi dei segreti che si nascondono in quelle speciali macerie che lasciano dietro di sé le nostre storie, le loro varie ''versioni''. Al personaggio di Harold, che non casualmente ha il volto del mio amico Emir Kusturica, ho in effetti affidato quella  segreta, incessante, ricerca che è di ogni vero artista, la sfida all'oblio in nome dell'amore che è il peculiare modo di ''ricostruire'' di ogni forma d'arte.
Il viaggio dei personaggi di questo film è in effetti un viaggio nell'irresistibile richiamo delle emozioni. Benché la nostra psiche si alleni presto a tenerle a bada, a sorvegliarle, sono loro a tessere segretamente il filo della nostra vita. In questo senso il film si occupa di una materia molto viva, quasi insopportabile emotivamente, cercando nelle immagini di preservare la scia di questa dolorosa insopportabilità.
Nel rimettere piede in Sicilia, in questo luogo incredibile di natura, di morte, d'inarrestabile vitalità, di travolgente bellezza e orrore civile, nel riaffiorare di una memoria dolorosa nei medesimi luoghi dove quel fatto è avvenuto, nel ricomporre il puzzle caotico di quella storia familiare da cui è dovuto mettersi in salvo, si compie per il protagonista la possibilità di guarire da un incantesimo, riappropriandosi della propria vita. E' un viaggio che dallo squarcio che irreversibilmente ha segnato un destino, va verso quella luce speciale della ragione e degli affetti che solo può nascere  dalla ricostruzione e dalla memoria.

Dovrei forse aggiungere che con questo film, nella metafora che vi è implicita, mi interessava raccontare l'ambiguità straziante ed epica di un certo tipo di legame tra padre e figlio, il peso e la responsabilità che si trascinano questi ruoli, i loro inattesi scambi e prestiti, il vuoto e la latitanza che spesso evocano, il misterioso rivelarsi improvviso in qualcosa che non è possibile dire sino in fondo se non nel pianto o nell'assenza. E che spostando l'azione del romanzo dall'Irlanda alla Sicilia ho potuto ritrovare l'atmosfera di incantamento e di perdita che si respira nella mia terra e il mio inappagato, struggente, desiderio di ritrovarne la dolcezza senza il furore terribile della distruzione.
Ma  vorrei soprattutto dire che più d'ogni altra cosa con questo film mi interessava dare voce a quella che probabilmente è la più umana delle prerogative date all'uomo: l'insopprimibile, inesauribile, inalienabile  voglia di ricostruire.
Come dice Josephine Hart: ''C'è un paesaggio interiore, una geografia dell'anima; ne cerchiamo gli elementi per tutta la vita''.

Roberto Andò

 

 

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31 ottobre 2006
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