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Se la dipendenza dal tabacco si attua in un solo gene, la scienza potrebbe estinguere le sigarette?

I dati di una scoperta di un gruppo di ricercatori californiani

28 dicembre 2004

Il conto alla rovescia per i fumatori e scattato, e dal primo gennaio saranno costretti sempre più a riunirsi in piccoli gruppi sul ciglio di una strada a mandare in fumo, soldi, salute e pensieri.
Divieto assoluto di fumo in tutti i locali pubblici. Rimane casa propria e la strada.
Niente proroghe né comprensione, per tutte quelle persone che per le scritte sui pacchetti diventano analfabeti. E visto che le multinazionali del tabacco continueranno ad esserci, le sigarette cresceranno sempre più di prezzo e i fumatori continueranno a comprarsele, tocca a questi ultimi pagare per intero lo scotto, aspettando di essere rinchiusi dentro riserve speciali nelle periferie delle città.
Forse, però, sarà la scienza ad eliminare i problemi dei tanti amanti delle fragranti bionde e a riconciliarli con chi, giustamente, tiene alla propria salute. Un rimedio scientifico che guarirà i poveri sventurati della sigaretta e darà un bel colpo alle gambe dell'industria del tabacco.
Come? Ve lo spieghiamo subito...

''Basta che la nicotina arrivi a un singolo gene, una singola molecola, perché si diventi dipendenti dal fumo''.
Un gruppo di ricercatori californiani ha scoperto che è bastato somministrare dosi minuscole di nicotina a topi il cui Dna era stato modificato inserendo la molecola in questione, per farne dei nicotino-dipendenti. La scoperta può avere conseguenze enormi, non solo perché prova una volta di più in modo diretto come la nicotina dia condizionamento anche a piccole dosi, ma solleva nuovi interrogativi fondamentali sull'origine genetica delle dipendenze.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati dalla rivista "Science". Henry Lester, professore di biologia al California Institute of Technology, uno dei dieci ricercatori dell'equipe che ha condotto lo studio, ha spiegato: "Quel che abbiamo fatto è mostrare che una sola particolare molecola è necessaria per la dipendenza da nicotina e in più è anche sufficiente. Quando solo l'alpha5 recettore è attivato dalla nicotina ciò basta per produrre gli effetti associati con la dipendenza".

Ai topi è stata somministrata una dose di nicotina 50 volte minore di quella che si trova normalmente nel sangue di un fumatore. Subito le cavie hanno mostrato i tipici comportamenti correlati alla dipendenza. E' noto infatti che l'assunzione di nicotina provoca il rilascio di dopamina, una sostanza chimica che calma il cervello.
Insomma, i topi hanno avuto gli effetti piacevoli della nicotina senza avere quelli dannosi.
Le cavie dell'esperimento hanno immediatamente imparato a cercare la nicotina per "sentirsi bene": se ne venivano privati avevano variazioni nella temperatura corporea e aumentavano l'attività frenetica, correndo all'impazzata nelle gabbie.
 Tutto questo dopo una somministrazione minima di nicotina, ma fatta a topi con un gene particolare.

Secondo ricercatori che si occupano da tempo di studiare gli effetti della dipendenza, se la scoperta si rivelerà esatta anche per gli esseri umani si potrà finalmente puntare a un preciso obiettivo per sconfiggere le dipendenze. Lavorando sulla molecola responsabile della dipendenza si potrà insomma trovare un farmaco specifico per alleviare il malessere fisico e comportamentale che i fumatori sopiscono con l'uso di nicotina.
Si tratterebbe di trovare una sostanza chimica diversa dalla nicotina per innescare il rilascio di dopamina, la sostanza responsabile del senso di benessere liberata nel cervello dalla nicotina.
Ma la discussione è aperta, perché non tutti credono nella possibilità di un farmaco senza effetti collaterali.

Daniel McGehee, un neurobiologo dell'università di Chicago che ha studiato altri recettori minori sensibili alla nicotina, mette in guardia dal semplificare le conseguenze dello studio dell'equipe californiana. "La scoperta è sensazionale - dice McGehee - però bisogna stare attenti a non promuovere l'uso di sostanze che possano dare facilmente sensazioni piacevoli, siano esse la nicotina o altri farmaci. Il punto è promuovere comportamenti sani, che aiutino la sopravvivenza della nostra specie. Agire su una singola molecola per ottenere benessere può interferire con la nostra abilità di provare piacere e gioia in cose normali e sane".

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28 dicembre 2004
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