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Siciliani per la Legalità

Riceviamo e pubblichiamo una ''Lettera Aperta'' al Consiglio Superiore della Magistratura

12 ottobre 2004

Riceviamo e pubblichiamo una Lettera aperta al Consiglio Superiore della Magistratura da parte dell'Associazione "Siciliani per la Legalità", associazione nata a Catania il primo Ottobre 2002.
Il sodalizio "Siciliani per la Legalità", in piena indipendenza da partiti, movimenti politici e loro rappresentanti, nonché da già esistenti associazioni, si pone l'obiettivo di salvaguardare il valore della Legalità, senza riguardo agli effetti che le sue iniziative possano produrre sugli interessi di gruppi, schieramenti e persone.
L'associazione esplica attività di:
- Osservazione della vita pubblica
- Esame dei dati via via acquisiti
- Partecipazione attiva, attraverso appelli e proposte alle autorità ed incontri con altre associazioni e realtà presenti nel territorio
- Essa indice riunioni aperte al pubblico, promuovendo informazioni e stimoli di riflessione, e rivolgendo messaggi alla collettività
- Opera perché i cittadini, ed i giovani in particolar modo, prendano interesse alla cosa pubblica ed acquisiscano conoscenze in materia di organizzazione e funzionamento delle strutture amministrative e giudiziarie.

Dell'associazione possono far parte tutti quei cittadini che vogliano condividere tali obiettivi e tali modalità

Comunicato Stampa - Con richiesta di pubblicazione integrale.
LETTERA  APERTA AL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA
"CASO CATANIA"

Il Consiglio Superiore della Magistratura, in data 8 ottobre ha processato il P.M. Nicolò Marino, mentre si continuano a ignorare gli appelli della Società civile catanese che da anni invoca efficaci interventi per sanare le gravi disfunzioni della Giustizia a Catania.
E' stato più volte segnalato quanto segue:
1) La mancata conclusione da parte della Commissione Bicamerale Antimafia dell'inchiesta su Catania avviata nel 1998;
2) Il mancato seguito all'interrogazione parlamentare del gennaio 2003 dell'on. Nichi Vendola, volta a chiedere al Ministro della Giustizia di adottare i dovuti provvedimenti a seguito della accertata "sussistenza di atti idonei ed univocamente posti in essere in violazione di legge" nell'operato del procuratore capo di Catania  Dott. Mario Busacca, come si legge nel provvedimento di archiviazione della Procura di Messina dell'11.07.2002;
3) I numerosi appelli dell'Avv. Francesco Messineo, del Dott. Giambattista Scidà, del Dott. Nicolò Marino e di varie associazioni catanesi con cui è stata segnalata la necessità di procedere ad un penetrante accertamento ispettivo - mai effettuato - sugli effetti della reciprocità d'indagine tra le Procure di Catania, Messina e Reggio Calabria e, come dichiarato dall'On. Angela Napoli sul settimanale "Centonove"  del 9 aprile  2004 "[...] Rimane tuttora in piedi e da analizzare il rapporto tra gli uffici giudiziari di Catania, Messina e Reggio. Un rapporto che potrebbe nascondere scambi di favori, con la conseguente copertura di determinati processi.";
4) Le tante constatazioni da parte dei giudici catanesi di intervenuta prescrizione dei reati nei confronti di politici, amministratori e funzionari pubblici e persino da parte dei giudici di Messina per procedimenti a carico di magistrati etnei;
5) Le avocazioni della Procura Generale (come nel caso del procedimento a carico dell'imprenditore Scuto"re dei supermercati"); le ragioni che hanno reso necessarie le avocazioni e la necessità di un attento esame, circa gli effetti, per ogni singolo procedimento, di tali avocazioni;
6) I fatti di S. Giovanni La Punta: rapporti tra l'imprenditore Rizzo, emanazione del clan Laudani, e politici e magistrati (v. dichiarazioni A. Calì rese al presidente della seconda sezione del Tribunale di Catania e riportate su "Il Giornale" del 23 settembre 2002);
7) Le tante archiviazioni di procedimenti a carico di amministratori pubblici poi annullate dalla Corte di Cassazione;
8) Il verificarsi nelle procedure fallimentari - come risulta dalla stampa e come rilevato nell'interrogazione dell'on. Angela Napoli del 27 marzo 2003 e come denunciato dagli imprenditori S. Catania G. Petrocitto e A. Scammacca - di pericolose commistioni derivanti da nomine di periti poi arrestati per associazione mafiosa e da nomine di periti parenti di giudici; in alcuni casi, all'interno dello stesso fallimento, sono state svolte dal medesimo soggetto le funzioni "di giudice delegato, giudice istruttore e consigliere estensore della sentenza in appello";
9) Le iscrizioni nel registro concernente le notizie non costituenti reato (mod. 45) di chiare segnalazioni di reati che obbligavano l'iscrizione nel registro ex art.335 c.p.p. e le iscrizioni  parziali effettuate con omissione di specifiche notizie di reato e/o con omissione dei soggetti a cui i fatti segnalati sono attribuiti.

Come è noto, da un cattivo funzionamento dell'apparato giudiziario discendono mali tali da produrre il proliferare della illegalità, della mafia e un intollerabile devastante degrado.
Nessun intervento è stato ad oggi fatto in ordine a quanto segnalato.
Auspichiamo che tutte le Istituzioni - assieme a tutti i cittadini onesti - decidano, come oggi invoca il Procuratore Grasso, di "tifare per la legalità", come ha fatto quotidianamente con il suo lavoro il P.M. Nicolò Marino.
 
Catania, 07 ottobre 2004

Siciliani per la Legalità - ONLUS

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12 ottobre 2004
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