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Sin City

La trasposizione esatta sul grande schermo della graphic novel del riverito maestro Frank Miller

06 giugno 2005

Noi vi segnaliamo...
SIN CITY
di Frank Miller e Robert Rodriguez (special guest director Quentin Tarantino)

Atmosfere dark, storie nerissime ed ultraviolente, uomini perduti, donne sexy e sgualdrine, una feroce ironia... Siamo nella città infernale e maledetta del fumetto di Frank Miller, trasportata integralmente (e senza censure) sullo schermo, in un rigorosissimo bianco e nero, con sprazzi folgoranti di colore, dallo stesso autore del fumetto Frank Miller, assieme al messicano Robert Rodriguez, e con lo zampino di Quentin Tarantino.
Per gli appassionati di comics Frank Miller è considerato uno dei più importanti autori viventi di fumetti. Lascia la sua impronta sui supereroi della Marvel, come Daredevil, ma è con Batman che entra nel mito, ridefinendo il personaggio come il giustiziere notturno, immerso nelle atmosfere più dark. Atmosfere simili, ma decisamente virate sul noir, quelle di Sin City, fumetto che vede la luce nel 1993.
Non è stato facile convincere Miller a tornare al cinema. Il celebre autore, infatti, aveva già avuto a che fare con Hollywood firmando le sceneggiature dei due Robocop, rivelatesi due esperienze piuttosto infelici. Da quel momento, pareva deciso a mettere una pietra sopra alla settima arte ma, leggenda vuole, che Rodriguez lo abbia convinto realizzando, a sue spese, un breve preview in pellicola di Sin City, con Josh Hartnett e Marley Shelton, e lo ha spedito a Miller. Solo sei minuti ma decisivi, al punto tale da convincerlo a cedere i diritti del suo fumetto.

Nella città del peccato
Girato interamente in digitale, gli sfondi di Sin City sono stati aggiunti in postproduzione e gli attori hanno recitato sugli sfondi monocromatici del bluescreen. Il cast è davvero stellare. Si va da un inquietante Mickey Rourke, al poliziotto in declino Bruce Willis, al killer cannibale Elijah Wood, dal buono Clive Owen, al corrotto Benicio Del Toro, fino al sordido Nick Stahl. Altrettanto dark e sfacciatamente sexy e violente le donne del film: una galleria da cardiopalma con la spogliarellista Jessica Alba,  le prostitute Rosario Dawson, Devon Aoki ed Alexis Blede, la cameriera impudente Brittany Murphy.
Il film è basato su tre storie firmate da Miller: ''Sin City'', ''That Yellow Bastard'' e ''The Big Fat Kill''. Protagonista della prima è il pugile Marv (Rourke) che vuole vendicare la morte del suo unico amore. Dwight (Owen) è al centro della seconda, nei panni di un fotografo che cerca di difendere alcune prostitute da un poliziotto violento (Benicio Del Toro), mentre al centro della terza c'è Hartigan (Willis), un vecchio sbirro con la vocazione del protettore della spogliarellista Nancy (Jessica Alba). Su tutte un filo conduttore di corruzione, legato ad un potente uomo politico con un figlio pedofilo.


Distribuzione Buena Vista
Durata 126'
Regia Frank Miller, Robert Rodriguez (special guest director Quentin Tarantino)
Con Mickey Rourke, Bruce Willis, Benicio Del Toro, Clive Owen, Josh Harnett, Kate Bosworth, Brittany Murphy, Jessica Alba
Genere Azione


La critica
''Sin City è una sorta di fedelissimo 'storyboard' animato che ogni tanto spezza il rigoroso bianco e nero dei disegni originali con qualche sprazzo di colore, come il giallo che sparge il ributtante mostriciattolo Yellow Bastard. In un'orgia di sparatorie, teste tagliate, mutilazioni, vittime divorate da cannibali e cani, si massacrano a vicenda figure tanto note quanto difficili da riconoscere. (...) A chi si rivolge questo film inclassificabile? Todd McCarthy su 'Variety' non ha dubbi: «ai minorenni di tutte le età».''
Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera'

''Diciamolo subito perché sia chiaro: il fumetto 'Sin City' pardon, la graphic novel del riverito maestro Frank Miller è molto divertente, un capolavoro di grafica e di ironia che vira in chiave pulp mezzo secolo di letteratura hard boiled . Il film 'Sin City' è di una noia lancinante, un concentrato di cattivo gusto e di prosopopea appena rischiarato da qualche guizzo di humour macabro. Eppure il film, tecnicamente prodigioso peraltro, oltre che dal regista Robert Rodriguez è firmato anche da Frank Miller. Di più: non c'è scena, immagine, parola, che non riproduca fedelmente la pagina di Miller, i contrasti cromatici esasperati, i colori vividi e rari dipinti come a mano (labbra scarlatte, abiti vermigli, occhi azzurro cielo, e tutt'intorno la giungla in bianco e nero della metropoli). Ma il problema è proprio questo: ciò che sulla pagina è geniale, sullo schermo è stucchevole o addirittura insopportabile, per ragioni elementari. Il più aggressivo dei fumetti è fatto anche di vuoti, di pause, di cesure, di silenzi. Il cinema invece, specie quello di Rodriguez, da Desperado in poi, accelera, esaspera, riempie tutto di rumore, movimento, parole. Il fumetto si legge, si sfoglia, si contempla. Il film ci salta addosso e non ci molla più.''
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'

''(...) l'effetto finale, per lo spettatore impreparato, è quello di una cena indigesta con relativi incubi o di una eventuale gragnuola di randellate in testa che lascia suonati. Certo nessuno (si spera) fuori dal cinema lancerà svastiche acuminate di acciaio nella schiena di qualcuno o trascinerà a faccia in giù sull'asfalto, da una macchina in corsa, un tipo antipatico: giudicando quindi innocuo il carnaio milleriano (come vuole la psicologia moderna sin dal tempo del lupo di Cappuccetto Rosso), si può solo dire che il gigantismo e il fascino dell'immagine cinematografica, il suo mirabolante frastuono (ogni pugno è come lo scoppio di una cannonata, ogni sgozzamento con fiotto di sangue è come il fragore di una cascata), hanno un impatto diverso delle stesse sevizie e crudeltà e pestaggi e stragi disegnate a strisce, con i dialoghi scritti a stampatello nel solito fumetto. (...) non deluderà i fan dell'artificio sanguinolento esagerato, perché riproduce scena per scena il fumetto riducendo gli attori a puro disegno. (...) Il film ha un suo sordido fascino visivo, nel corposo lucente sgranato bianco e nero, che richiama le fotografie carnali di Helmut Newton (...) raramente si sono viste tante ragazze stupende tutte insieme in un film che si ispira al cinema nero americano anni '40, sostituendo il dramma con l'azione più assurda. Come sempre nei fumetti, e nei sogni, la violenza è privata della sofferenza, le storie raramente sono viste con ironia: alla fine il macello dura troppo, l'accavallarsi degli eventi truculenti è ripetitivo, e la magia onirica si perde per strada.''
Natalia Aspesi, 'La Repubblica'

''Un film è 'conflitto', tra digitale e analogico, tra bianco e nero e technicolor, tra buoni e cattivi, qui invece è un magma organico di facce, personalità, effetti speciali, sgozzamenti, sangue bianco che fuoriesce dal negativo, teste mozzate parlanti, torture, e tutto il repertorio dell'autore di strisce 'maledette' Frank Miller, chiamato dal regista di El Mariachi, Desperado e Spy Kids a condividere la regia. La scommessa era riportare le sue tavole da culto (Batman, Ronin, Daredevil) sul grande schermo rispettando lo story board e lo stile grafico, graffiato, cupo. Scommessa vinta. Solo che le sequenze non si possono 'sfogliare' se non lo decide il regista-disegnatore e così il film diventa un congegno autoritario, e non solo visivamente. (...) Sin City è una forma impropria, una 'poltiglia' di carta, pixel e analogico. Un orrore.''
Mariuccia Ciotta, 'Il Manifesto'

''Il film non è bello, anzi ripetitivo e stucchevole nel moltiplicarsi delle violenze ridicole, però è divertente.''
Lietta Tornabuoni, 'La Stampa'


Presentato in concorso al 58mo Festival di Cannes (2005) - Contributo straordinario alla regia: Quentin Tarantino ha diretto una sequenza tratta da ''The Big Fat Kill''

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06 giugno 2005
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