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Stelle... cadute

Gli italiani, inorriditi dai piccoli e grandi problemi quotidiani, hanno rinunciato a sognare e a desiderare

10 agosto 2007

Questa notte dal cielo caleranno lucenti le ''lacrime di San Lorenzo'', lacrime versate dal Santo, sepolto nell'omonima basilica romana, durante il suo supplizio, c'è chi racconta bruciato sulla graticola, chi decapitato, chi fustigato e torturato fino a che la sua anima ascese al cielo e qui cominciò a vagare spargendo stelle di speranza. Tradizione vuole, infatti, che esprimendo un desidero guardando una stella cadere questo poi si avveri.
Al di la della poesia popolare, sappiamo che l'affascinate fenomeno delle stelle cadenti nelle notti d'agosto è dovuto al passaggio, all'interno dell'orbita visiva terrestre, degli asteroidi della costellazione di Perseo (le Perseidi), come è ormai risaputo che la ''pioggia'' meteorica più sostanziosa non si verifica mai la notte tra il 10 e l'11 ma bensì in quella a cavallo tra il 12 e il 13 agosto, periodo nel quale è possibile scorgere fino a un centinaio di meteore all'ora.
A parte questo, rimane (a nostro modesto parere) una bella usanza quella di alzare gli occhi al cielo almeno per una volta all'anno ed esprimere quanto si ha nel cuore, principalmente perché si ha la possibilità di ricordarsi quale spettacolo copre le nostre testa ogni singolo giorno della nostra vita, e poi perché aprire il cuore sognando e desiderando è sempre un buon esercizio. Esercizio che, però, sembra stia diventando sempre meno praticato, almeno dagli italiani, e almeno per quanto riferisce una ricerca di marketing svolta da una nota azienda di gelati.

Seguendo il motto ''dimmi cosa desideri che ti costruisco un gelato su misura'', la ricerca ha impiegato una quarantina di psicologi che hanno interrogato poco meno di 600 italiani tra i 14 e i 45 anni. Ebbene, il risultato è stato che: gli italiani avrebbero perso non solo la capacità di fare ''sogni in grande'', ma addirittura avrebbero perso anche la voglia di esprimere un desiderio, insieme alla voglia di sognare e alla fiducia in un futuro migliore...
Sarà l'effetto della grandi crisi interne ed esterne, dell'economia che non decolla, delle tensioni politiche, del caro petrolio o della situazione sostanzialmente invariata, fatto sta che per sei italiani su dieci, se per forza devono esprimere un desiderio, il massimo è la realizzazione di un bisogno concreto e quotidiano. Ecco allora che, aspettando che le lacrime di San Lorenza confondano quelle delle persone normali, i desideri più espressi sono stati: un casa tutta per sé, anche un piccolo appartamento, pagata fino in fondo (55%), un normalissimo viaggio (29%) o un'auto nuova (9%), attenzione parliamo di un auto normale per andare al lavoro e muoversi in città, mica una Ferrari o una Bugatti. Già, i tempi son quelli che sono, e se una volta alle stelle si chiedeva l'amore che dura una vita, ora si chiede l'azzeramento del mutuo.

Per gli esperti che hanno realizzato l'indagine, in questo appiattimento dei sogni c'è ''un segnale chiaro di una grande sfiducia nel futuro, segno che i piccoli e grandi problemi di tutti i giorni sono ormai vissuti come insormontabili''. Gli italiani, stanchi un po' di tutto, stanno perdendo la capacità di far volare la fantasia. O meglio, hanno smesso di esprimere grandi desideri, speranze e aspettative, perché non sopporterebbero più l'ennesima delusione.
In pratica, potremmo vedere questo atteggiamento mentale come un meccanismo di auto difesa: se si rinuncia ad esprimere grandi desideri che non si realizzeranno mai, si eviteranno anche grandi delusioni.
Gli esperti hanno poi individuato un ulteriore elemento che potrebbe pure risultare allarmante: una sorta di omologazione della fantasia, dove i desideri non nascono più da ciascuno, ma sono in un certo senso indotti dalla quotidianità e da elementi ''esterni''. Le cause di ciò vanno cercate nei modelli culturali sempre più dominanti, che hanno appiattito l'individuo e hanno creato nuovi bisogni e icone da quattro soldi. In una parola il piccolo schermo e in generale i media con i loro modelli e il bombardamento di reality, che sicuramente non aiuta la fantasia.
''Sicuramente la crisi e i problemi concreti che le famiglie affrontano ogni giorno sono una causa importante di questo inaridimento della fantasia - sottolinea Vera Slepoj, psicologa e scrittrice - ma non sono certo la sola. Oggi i nuovi modelli di riferimento sono le veline, gli sportivi di successo, i protagonisti dei reality, o degli scandali: tutti modelli che spingono verso il basso e il banale, due elementi che certo non aiutano a sognare''.

Come dire: le stelle della Tv hanno battuto le stelle d'agosto... Che terribile tristezza

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10 agosto 2007
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