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The Artist

Cinema muto, in bianco e nero, contemporaneo. Un esperimento, un esercizio di stile riuscito alla perfezione

27 dicembre 2011

Noi vi consigliamo...
THE ARTIST
di Michel Hazanavicius

Hollywood, 1927. George Valentin è una star del cinema muto che si trova ad affrontare il proprio declino artistico a causa dell'avvento del sonoro. Al contrario, Peppy Miller, una giovane comparsa, sta per diventare una diva. La fama, l'orgoglio e i soldi ostacoleranno la loro storia d'amore...

Anno 2011
Nazione Francia
Produzione La Petite Reine, Studio 37, La Classe Américaine, JD Prod, France3 Cinéma, Jouror Production, UFilms
Distribuzione BIM
Durata 100'
Regia e Sceneggiatura Michel Hazanavicius
Con Jean Dujardin, Bérénice Bejo, John Goodman, James Cromwell, Penelope Ann Miller, Missi Pyle, Stuart Pankin
Musiche Ludovic Bource
Specifiche tecniche Muto - 35 MM (1:1.33) B/N
Genere Sentimentale


In collaborazione con Filmtrailer.com

La critica
"Un film in bianco e nero e completamente muto: la scommessa non poteva essere più rischiosa eppure Michel Hazanavicius l'ha vinta a mani basse, raccogliendo finora l'applauso più caloroso e entusiasta della stampa. (...) La storia di 'The Artist' è di quelle che rassicurano il pubblico (ascesa e caduta di un divo del muto ma con riscatto e lieto fine incluso), a ricordarci che il cinema che regala sogni e non incubi ha ancora i suoi fan, pure tra i paladini della 'politique des auteurs'. (...) Girato come un vero film muto, con il formato quadrato e le didascalie per spiegare i dialoghi, fotografato in un raffinato bianco e nero d'epoca, il film gioca con l'immaginario di Hollywood dove tutti i produttori sono grassi e fumano sigari giganteschi e racconta il momento cruciale del passaggio dal muto al sonoro: il vecchio divo (Jean Dujardin) non vi si adegua mentre la giovane comparsa sì (Bérénice Bejo), condannando all'oblio il primo e al successo la seconda. Ma il piacere del film non è tanto nel seguire la storia quanto nel modo in cui il regista gioca con gli ostacoli che gli derivano dal girare un film senza parole e che trovano nel sogno del protagonista (ogni cosa fa rumore ma lui non riesce a emettere un suono) il suo momento più esilarante e indovinato."
Paolo Mereghetti, 'Il Corriere della Sera'

"'The Artist' è la 'bomba' che non ti aspetti. Un film in bianco e nero, muto, pieno di rimandi, che parla di cinema nella Hollywood degli anni 30. Sembra il classico paradosso che piace tanto ai francesi, l'anti Avatar che strappa applausi in piena 3D mania. Una follia. Invece non c'è traccia di leziosità intellettuale, e i critici, evento rarissimo, sono entusiasti. (...) Più tardi, un altro trionfo: tredici muniti di applausi dal pubblico. La platea, superati i primi cinque minuti (necessari per prendere le misure, 'sintonizzarsi' sulla preistoria del cinema, abituarsi ai mancati dialoghi) si distende e capisce che le possibilità emotive delle immagini sono infinite, anche se guardano indietro invece che al domani tecnologico. Finora, è la sorpresa del festival. (...) Questo film è una storia d'amore e un atto d'amore per il cinema"
Valerio Cappelli, 'Il Corriere della Sera'

"Ci sono film fatti con tanta minuziosa passione che non sembrano frutto del lavoro di un autore e nemmeno dei suoi collaboratori, ma di tutti coloro che diedero forma, in origine, al mondo rievocato; e forse di tutti gli spettatori che hanno tenuto in vita quel mondo esistito solo al cinema per pochi decenni ma ancora vivo nella nostra memoria, dunque in certo modo più vero del vero. È il caso dell'irresistibile 'The Artist' di Michel Hazanavicius, osannato dalla migliore platea che potesse augurarsi un lavoro simile. Una tribù cosmopolita di cinefili pronti a andare in estasi per ogni dettaglio di questo film muto fatto proprio come ai tempi del muto, dalle luci ai costumi, dai titoli di testa al gioco delle inquadrature, dalla magistrale colonna sonora al linguaggio del corpo e ai mille prestiti e citazioni con cui Hazanavicius e i suoi portentosi protagonisti, Jean Dujardin e la franco-argentina Bérénice Béjo, danno vita a personaggi e intreccio."
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'

"Regalo di Cannes ai cinefili, che in Francia sono quasi un partito politico. 'L'artista' di Michel Hazanavicius (cognome lituano, ma è nato a Parigi) è il trionfo della citazione colta e popolare al tempo stesso, è un gioco di 'cinema nel cinema' raffinatissimo che ha strappato un lunghissimo applauso alla proiezione stampa. Ed è anche un film coraggioso: è in bianco e nero e totalmente muto, con le didascalie, come i gloriosi film ante-1927. (...) Giocato sui registri del mélo e della commedia musicale, ma con un'ironia di fondo che lo rende di fatto una commedia, 'L'artista' è un curioso esperimento di stile in cui la cinefilia non deborda e permette al film di essere godibile. Ci sono alcuni attori anglofoni (John Goodman, Malcolm McDowell, James Cromwell) ma i due protagonisti sono francesi: Jean Dujardin è un comico televisivo che in Francia è una star, Bérénice Bejo è un'attrice nata in Argentina che a teatro ha fatto anche 'L'opera da tre soldi'. Sono bravissimi: basterebbe il numero di tip-tap nel finale per consacrarli hollywoodiani ad honorem."
Alberto Crespi, 'L'Unità'

"Sorpresa, il film-rivelazione di Cannes 2011 è muto e in bianco e nero. E conquista la Croisette nell'era del 3D, tra cupissime storie d'autore e blockbuster fracassoni. Cade giù la sala dalle ovazioni quando scorrono i titoli di coda di 'The Artist', diretto dal regista francese Michel Hazanavicius e invitato al Festival in extremis, a pochi giorni dall'inaugurazione. Sia la stampa internazionale sia il pubblico in abito da sera rimangono incantati da quest'opera originalissima, ambientata negli anni Venti, che ha per protagonista un divo del cinema muto silurato da Hollywood all'avvento del sonoro e poi risorto grazie all'amore di una donna. E' un film esilarante, pieno di grazia ed eleganza, un omaggio al cinema del passato. Lo interpretano, applauditissimi, Jean Dujardin e Bérénice Bejo. Risate e battimani scandiscono la proiezione e ce n'è anche per il cane, un personaggio in piena regola che strappa boati di entusiasmo."
Gloria Satta, 'Il Messaggero'

"Risate, applausi, spettatori rapiti, almeno quelli un po' più agée. Inserito all'ultimo momento in gara, 'The Artist' di Michael Hazanavicius, potrebbe essere l'outsider che spiazza le previsioni di un concorso grandi firme. (...) La scommessa era temeraria, ma, stando all'accoglienza della stampa, Hazanavicius l'ha vinta su tutta la linea. (...) Il viaggio nel passato è reso possibile dalle prove degli attori, stupendi interpreti di un'epoca leggendaria che non hanno avuto la fortuna di vivere. (...) Bérénice Bejo, che sembra fatta apposta per il look Anni 20, ha superato i timori fidandosi a occhi chiusi dell'autore. (...) L'altra magnifica presenza di 'The Artist' è John Goodman, nei panni del produttore Al Zimmer, stazza imponente e sigaro in bocca, come nella migliore tradizione dei tycoon hollywoodiani."
Fulvia Caprara, 'La Stampa'

"E' muto, ma parla: al cuore e alla testa. E' 'The Artist' del francese Michel Hazanavicius, che ci riporta indietro ai bei tempi della settima arte, quando le labbra si muovevano ma senza profferire verbo. Hollywood, 1927, George Valentin (Jean Dujardin, miglior attore a Cannes) è una superstar del muto, stile Rodolfo Valentino e William Powell: accompagnato dal suo istrionico cagnolino (Uggy), può tutto, compreso fare di una figurante, Peppy Miller (Bérénice Belo, sensuale), una diva. Viceversa, lui se la passerà male: arriva il '29, soprattutto arrivano i talkies (i film parlanti), un incubo che non può accettare. Rifiuto ricambiato: la Kinograph lo scarica per puntare proprio su Peppy... Operazione postmoderna che nella transizione muto-sonoro evoca l'odierno switch over pellicola-digitale, non ha però nella perfezione estetica la freddezza del metacinema cerebrale: l'arte pulsa, il cuore batte emozioni eterne. E dietro lo struggente, romantico passo a due di George e Peppy, spunta la canaglia nostalgia per un cinema che non è più, ed è ancora. Lunga vita a 'The Artist'!"
Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano'

"Il b&n silenzioso di 'The Artist' incantò Cannes e i cinephiles stanchi della (e)motion-capture, felici di ritrovarsi tra i fotogrammi delle origini. L'emozione però non vive di rendita. La Hollywood 1927 rivista dal quarantenne francese Michel Hazanavicius ('Oss-117', prequel popolare di Bond) è a rischio banalità d'autore e si presta ad allegre sviste filologiche, meno divertenti di quelle dichiarate di Woody Allen ('Midnight in Paris'). Il regista, che pur evoca nelle dichiarazioni Murnau, Borzage, Vidor e Chaplin, ha in mente il cinema camp anni 50, la fiammeggiante 'sf', comic e esotismi da Drive-in trasferiti sul confine del sonoro per il suo omaggio al silent-movie. L'attore sorpreso dalla parola e precipitato nella polvere a causa di una voce stonata è il leit-motiv di molto cinema, da 'Cantando sotto la pioggia' in poi, ma non bastano gag di repertorio per ritrovare il fascino del muto. (...) Cinema anti-realista contro la volgarità dello schermo parlante che decreterà la fine delle divinità alla Garbo e il successo di starlette come Peppy Miller (Bérénice Béjo), esordiente senza glamour, pronta a detronizzare Valentin. Dopo un prologo scoppiettante, tutto equivoci esilaranti, e l'apparizione dei grandi John Goodman (produttore con sigaro), James Cromwell (maggiordomo), Penelope Ann Miller (moglie) e Malcolm McDowell in delizioso cameo, il film sprofonda nel vuoto depresso dell'ex divo impoverito e frustrato, produttore di un se stesso 'artista' fuori moda. Il fantasma dei pionieri fatica a mostrarsi in una storia che gira a vuoto, tra tentati suicidi, pellicole messe al rogo, ridicoli remake dei grandi film del secolo scorso. Una nascita del cinema ammazzata nella culla, che si divincola dalla caricatura, non concede le sue bellezze e neppure il gusto della parodia."
Mariuccia Ciotta, 'Il Manifesto'

Premio per la Miglior Interpretazione maschile a Jean Dujardin al 64mo Festival di Cannes (2011) - Candidato ai Golden Globes 2012 per: Miglior Film (Commedia/Musical), Regia, Attore protagonista (Jean Dujardin), Attrice non protagonista (Berenice Bejo), Sceneggiatura e Colonna sonora.

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27 dicembre 2011
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