Un importante traguardo nella lotta al cancro. Il vaccino che protegge le donne dal tumore all'utero è pronto
Arriverà in Italia nei primi mesi del 2007
Una buona, anzi, un'ottima notizia arriva dal mondo scientifico. La ricerca ha raggiunto un importantissimo traguardo nella lotta al cancro: un vaccino che proteggerà le donna dal tumore all'utero è pronto e presto arriverà anche nel nostro Paese.
In Italia il vaccino che proteggerà dal tumore del collo dell'utero, sarà disponibile entro il primo semestre del 2007.
A confermarne l'efficacia nel 100 per cento dei casi, sono i risultati di fase III dello studio Future che, presentato all'European Cancer Conference svoltasi la scorsa settimana a Parigi, ha coinvolto 25 mila donne e 33 Paesi in tutto il mondo.
Tra questi anche 5 centri oncologici italiani: l'università di Palermo, il Regina Elena e il Sant'Andrea di Roma, l'ateneo di Brescia e l'istituto dei tumori di Napoli.
Prodotto dalla Sanofi Pasteur Msd, il Gardasil (questo il nome commerciale del vaccino quadrivalente), si è dimostrato valido a bloccare l'infezione da Hpv, il virus del Papilloma responsabile a sua volta, nel 70 per cento dei casi, del carcinoma del collo dell'utero, la forma tumorale che nella donna è seconda solo a quella della mammella e che in Italia fa registrare ogni anno 3.500 nuovi casi con 1.800 vittime. E la mortalità riguarda soprattutto la fascia d'età compresa tra i 50 e i 70 anni, mentre il picco di incidenza del papillomavirus è particolarmente elevato, come avverte il professor Sergio Pecorelli, ordinario di Ginecologia a Brescia, tra le più giovani a causa ''dell'abbassamento dell'età di inizio della vita sessuale''.
Il vaccino agisce su quattro genotipi del Papillomavirus umano: il 16 e il 18 (responsabili del 70 per cento dei tumori della cervice uterina); il 6 e l'11 che sono causa del 30 per cento dei condilomi. ''Questo tipo di neoplasia'' - ha spiegato Antonio Perino, cattedratico di Ginecologia a Palermo - vede direttamente implicati come fattori causali, differenti tipi di Papillomavirus, trasmessi proprio con i rapporti sessuali''.
Per ora, l'unica arma disponibile per contrastare il tumore del collo dell'utero è il Pap-test: sarà sostituito dal vaccino?
''Assolutamente no. E sia ben chiaro - raccomanda Luciano Mariani, responsabile degli ambulatori di Ginecologia oncologica al Regina Elena di Roma - che la vaccinazione contro l'Hpv dovrà essere condotta mantenendo intatti, o meglio implementando, i programmi di screening con il Pap-test su tutto il territorio''.
Sull'esigenza di non abbassare la guardia interviene anche il professor Pecorelli: ''Purtroppo solo una donna su due in Italia esegue periodicamente il test per la diagnosi di eventuali lesioni precancerose o cancerose del collo dell'utero, mentre due su cinque non hanno mai eseguito il test nella loro vita. Eppure è fondamentale perché consente di scoprire le alterazioni della cellula prima che compaiano i sintomi del tumore''. [Repubblica.it]