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''Leo Sum''. Le foto di Attilio Gerbino in mostra al MUSEF di Caltagirone

03 aprile 2007














''LEO SUM''
Fotografie di Attilio Gerbino

Dal 3 aprile al 26 maggio 2007
MUSEF - Museo della Fotografia Storica e Contemporanea

Una mostra a cura di Sebastiano Favitta, patrocinata da: MiBAC (Settimana della Cultura 2007), la Nuit des musees 2007, Provincia Regionale di Catania, Comune di Caltagirone, Galleria Fotografica ''L. Ghirri'' di Caltagirone e A.N.A.F. (Ass. Naz. Arti Fotografiche)

Lo spazio espositivo ''Alfred Stieglitz'' del MUSEF ospita la serie di ritratti fotografici (stampe digitali cm 50 x 40) realizzati dall'artista siciliano Attilio Gerbino negli ultimi tre anni.

''Il progetto artistico trae spunto dall'iscrizione latina leggibile sulle mappe dell'Africa di epoca classica: Hic sunt leones, ove Leo è l'ignoto, il diverso, tutto ciò che incute paura. Anche Gerbino insegue i suoi Leones, ignaro di percorrere un sentiero già esplorato da Umberto Eco nel labirinto della sua biblioteca de 'Il nome della rosa': Leones sono i custodi del limite invalicabile, oltre il quale sta la conoscenza proibita (...). Invisibili agli occhi degli altri, i Leones acquattati in noi si travestono e assumono in ognuno le sembianze dei propri fantasmi: depressione, avidità, invidia, inquietudine, rimorso, violenza, tutte le ansie e i mali che in ogni tempo - e mai come nella nostra epoca tormentata - affliggono l'uomo. Attilio Gerbino (...) in una invo/evoluzione del suo punto di vista all'epoca dei primi Leones, riconduce l'umanità in un unicum ove la diversità diventa uguaglianza (...) perché qui i soggetti sono persone comuni, volti anonimi di bambini, adulti, anziani. Ognuno può identificarsi coi Leones di Gerbino, artista che con il taglio dell'ironia sa scovare, cogliere ed esorcizzare le proprie ansie, suggerendo anche a noi spettatori una via di fuga, la stessa offerta dal libro più prezioso custodito dai Leones di Umberto Eco: l'elogio della capacità di ridere come estrema arma di libertà per l'uomo, con la quale elevarsi sopra ogni limite e fuggire la paura.'' [Marina Benedetto]

''Hic sunt leones per adesso è una sequenza fotografica, costruita con pochi elementi (il ritratto, un uso intelligente e scanzonato della posa, un'interazione tra risultato fotografico e sfondo artificiale). Poi, quel benedetto titolo e quel ricorrente cartello: l'uno rimanda alle vecchissime carte geografiche ed all'uso, anche moderno, dei tanti significati dell'espressione. L'altro, una sorta di attestato, di diploma o di carta d'identità. Tra le due espressioni non solo una relazione semantica ma anche un invito a teatralizzare il gioco dei rimandi. Se l'hic è avverbio di luogo, il sum è un esplicito presente temporale entro il quale la figura, o la persona, pretende di stare ed essere, ed agire, e magari ruggire. In questo voler apparire, ognuna delle persone ritratte inventa (nel senso di trovare) una plausibile espressione che spieghi (accettando, sfuggendo) il suo modo di essere o non essere leo/leones. E sorridono loro e sorridiamo noi. Lo strumento fotografico diventa allora un interlocutore che dovrà raccogliere la/le risposta che serve all'autore per capire dove stanno le differenze/diversità tra i leoni ed i non leoni. Ma esistono poi queste differenze? Le individualità delle espressioni e dei gesti si appiattiscono nella serie e nel contesto di sfondi dai colori acidi/allegri tanto cari a Andy Warhol ed ai suoi messaggi corrosivi: quel Sindaco amministrerà un capoluogo subalpino o una città dal toponimo arabo? E questi abiti, unico elemento per decifrare la probabile provenienza di questi personaggi (?) non sono forse comuni a tanta parte degli abitanti del mondo? Invero l'abito non fa più il monaco, e neanche il ritratto fotografico.'' [Filippo Pappalardo - Sebastiano Favitta]

''Eccoli qui i Leones. Nelle foto di questa mostra aperta nel Museo della Fotografia. Oddio, qualcosa del leone si intravede. Negli sguardi. Ironicamente indagatori, penetranti, di chi è abituato a pesare l'altrui consistenza con un'occhiata. Ironicamente fieri, di chi deve dimostrare subito, a colpo d'occhio, di non essere una possibile preda ma il cacciatore. Leo sum. In certi movimenti arditi, ma non per questo scomposti o sbracati. 'A guisa di leon quando si posa', ha scritto Dante, il sommo poeta. Perché il leone è leone persino quando dorme, con la zampa teneramente poggiata sugli occhi e la folta criniera lievemente scompigliata dal vento della savana. Nelle favole il leone è definito il re della foresta. Ma ormai siamo in democrazia, anche qui, nel luogo deputato, nell'hic sunt leones.Tutti leoni, ora, come todos caballeros ai tempi di Carlo V. Con tanto di cartello bene in vista, chissà mai qualcuno se lo dimentichi. Tutti leoni. Giovani e vecchi, uomini e donne, belli e brutti. Ci sono anche quelli, per fare un (involontario?) dispetto ai padroni della pubblicità, che vogliono tutti snelli, in forma, pimpanti di ardore consumistico. E tanto per sottolineare che i tempi sono cambiati, che chiunque può dire leo sum, non c'è più motivo di avere la faccia seriosa e pensosa che è obbligatoria per i re. Nossignore. Dove tutti sono re, è meglio prenderla in allegria, riderci su, far finta di niente. Non è il caso di ruggire a bocca spalancata. Perché uno è re dentro. Nella testa, nell'anima. Non c'è bisogno di cose esteriori, di corone e di mantelli orlati di ermellino o scettri impreziositi da pietre preziose o mappamondi d'oro tenuti in alto con la zampa, pardon, la mano guantata. Leo sum. Bisogna crederci.''  [Domenico Seminerio]

INFO
MUSEF - Museo della Fotografia Storica e Contemporanea
Viale Principessa Maria Josè 9 - Caltagirone (CT)
Orario mostra: 9.00 - 13.00 (da mar. a sab.) 15.00 - 17.30 (mar. e giov.)
Ingresso libero

 

 

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03 aprile 2007
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