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''Quannu moru faciti ca non moru''... All'EtnaFest un omaggio appassionato a Rosa Balistreri

Un intenso percorso attraverso la tradizione e la cultura siciliana

21 maggio 2005

Un omaggio appassionato e struggente ad una grande cantante folk ma soprattutto ad una delle grandi ''Voci'' della nostra isola. E' con l'omaggio a Rosa Balistreri, stasera, sabato 21 maggio, il nuovo appuntamento di Etnafest Arte che propone nell'Auditorium delle Ciminiere ''Quannu moru faciti ca non moru'', un recital che è un intenso percorso attraverso la nostra tradizione e la nostra cultura. Sulle orme della straordinaria Rosa, scomparsa 15 anni fa, e grazie ad altri famosi cantastorie siciliani, la rassegna di eventi della Provincia e dell'Azienda provinciale per il Turismo di Catania propone un mondo che ha profondamente segnato la nostra terra, fatto di storie personali, di fiabe e leggende.
Racconti e canzoni, immagini ed interpretazioni, che vedranno alternarsi sul palcoscenico delle Ciminiere Rita Botto, Nino Busacca, Rosa Caliò, Luigi Di Pino, Tano Grasso, Pippo Russo, Vito Santangelo, lungo un canovaccio coordinato dall'attrice Guja Ielo  e messo a punto da Pippo Russo e dal direttore artistico di Etnafest Arte Angelo Scandurra.

Nessun'altra voce come quella di Rosa Balistreri, riusciva ad esprimere in senso più compiuto i toni drammatici di una Sicilia che sembra uscire gonfia di dolore e di speranze dalle modulazioni di un sentimento antico. Il tesoro di Rosa non era tanto la voce, originalissima dal timbro forte e penetrante, quanto la proiezione nella sua memoria di tutte le canzoni che aveva ascoltato in Sicilia, in assolate campagne o in riva al mare d'Africa che corrode col vento e la salsedine la costa di Agrigento.

L' Isola cantava in Lei.

Una voce affondata in radici di un canto senza tempo, vivo di immagini e di commozioni nella persistente attualità dei pochi temi che hanno sempre alimentato il dolore e l'amore della Sicilia. E qui maturarono sicuramente i temi e le scelte che hanno fatto grande il suo repertorio tramutando la vicenda d'arte in lezioni di civiltà e di vita che portò su quasi tutte le piazze d'Italia fino all'estremo della sua esistenza.
La sua matrice è quella dell'impegno sociale, dell'amore che consuma, del dolore. Alle spalle della Balistreri c'era la migliore tradizione della canzone popolare siciliana, che non è certamente quella altrove impiegata per i più facili consumi di un malinteso senso del folklore.
I testi da lei interpretati con intensa drammaticità e passione, provengono in parte dalle raccolte di Alberto Favara e in parte ripescati nell'entroterra siciliano dove le vecchie ''canzuni'' riescono ancora a ravvivare la fantasia di un popolo che vive attanagliato nelle antiche paure e sollecitato dall'antica rabbia. Sono canzoni che parlano di desideri mai avverati, che hanno spesso il carattere dell'invocazione e della preghiera, perché la ''grazia dell'affrancazione delle tirannie si avveri''.

Moltissimi l'hanno considerata l'Amalia Rodriguez della Sicilia: un paragone che esalta, nella misura in cui riesce a partecipare nel difficile contesto di tutta la musica popolare, il cuore di un'isola che non ha mai finito di soffrire e di amare.
Lei rappresentava la Sicilia, la musica folk siciliana, nenie, cantilene, filastrocche, canti popolari. Quella Sicilia che sarà protagonista dell'omaggio che Etnafest ha voluto dedicarle.

Il recital avrà inizio alle ore 21. L'ingresso è libero.

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21 maggio 2005
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