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A Catania chiudono 2 aziende al giorno

I dati di Confesercenti mostrano un quadro desolante: "La politica passi immediatamente all'azione"

13 luglio 2015

Crisi o ripresa? Nonostante le stime e le proiezioni, i dati reali sembrano indicare che siamo ancora, purtroppo, dal lato della congiuntura. Almeno così è a giudicare dai numeri resi noti da Confesercenti e relativi al primo semestre dell’anno in corso. Un trend negativo che mostra - spiega in una nota l’Ufficio studi della Confederazione degli esercenti - come "resta costante la sfiducia degli imprenditori mentre continua a crescere in modo esponenziale il numero di attività costrette a chiudere a causa della crisi".
Ed eccoli, questi numeri in termini di "anagrafe". In provincia di Catania da gennaio a giugno sono 3.228 gli esercizi che hanno definitivamente abbassato le saracinesche (mortalità delle imprese) mentre sono 3.191 i commercianti che hanno aperto una nuova attività (natalità delle imprese). Il bilancio di Confesercenti Catania è ancora a tinte scure, visto che il rapporto tra natalità e mortalità è pari a -37%. E in questa classifica il comune capoluogo etneo non fa eccezione: a Catania città sono 1.087 le aziende aperte nel primo semestre dell’anno contro le 1.023 che hanno chiuso, con un saldo negativo di 64 imprese.

Il settore che soffre maggiormente resta comunque il commercio con 1.125 esercizi chiusi e solo 671 aperti. Seguono l’industria, con 200 attività chiuse contro le 106 aperte e la ristorazione dove si registra un drastico calo: 174 le attività chiuse, 117 quelle aperte. Non meno drammatico il calo nel settore Edilizia dove le iscrizioni sono circa la metà delle cessazioni a testimonianza della crisi che vive quello che una volta era uno dei settori portanti dell’economia cittadina.

Per Salvo Politino, direttore di Confesercenti Catania, il bilancio è drammatico. "Assistiamo alla chiusura - spiega allarmato - di circa due aziende al giorno. Un trend insostenibile. Gli esercenti soffrono per una serie svariata di motivi concomitanti. Intanto il caro affitti, ma anche l’avanzata inarrestabile dei vari Centri commerciali, l’abusivismo, oltrechè per la cronica mancanza di liquidità legata alla restrizione del credito da parte delle banche".
Che cosa fare in questa situazione per invertire almeno la tendenza? "Servono sgravi fiscali per i commercianti - afferma il direttore di Confesercenti - in particolare nelle zone colpite dalla desertificazione commerciale e, soprattutto, un piano di rilancio del centro storico. Riteniamo - aggiunge Politino - che ancora una volta la nostra politica abbia sottovalutato questi aspetti e abbia ignorato lo stato di agonia che in cui si trovano le nostre imprese. Per questo - conclude - riteniamo che sia arrivato il momento di passare all’azione".

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13 luglio 2015
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