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A Palermo la preziosa mostra ''L'Italia d'argento, 1839-1859, storia del dagherrotipo in Italia''

Un viaggio nella storia del prezioso modo di far fotografia, il dagherrotipo

13 maggio 2004

L'Italia d'argento.1839/1859
Storia del dagherrotipo in Italia

Palazzo Branciforte (Via Bara all’Olivella, 2 -Palermo)
dal 7 maggio al 13 giugno
Ingresso libero
Orario: lunedì - sabato 10-13 / 16-19 domenica e festivi 10-13


Un excursus storico sui primi passi mossi dall'arte fotografica. E' questo l'obiettivo della mostra ''L'Italia d'argento, 1839 - 1859, storia del dagherrotipo in Italia'' che si è aperta il 6 maggio a Palermo a Palazzo Branciforte, dove resterà allestita sino al 13 giugno.
L'esposizione, promossa dall'assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione, è curata e organizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dall'Istituto Nazionale per la Grafica e dalla Fondazione di Storia della Fotografia Fratelli Alinari.

La mostra, dedicata in particolare agli esordi della fotografia in Italia, presenta al pubblico alcuni tra i più importanti dagherrotipi (sia vedute e riproduzioni di opere d'arte, sia ritratti) realizzati da autori italiani e stranieri presenti all'epoca nel nostro paese.
La 'dagherrotipia', introdotta nel 1839 da Jacques-Louis Mandè Daguerre è la prima, in ordine di tempo, tra tutte le tecniche fotografiche. Questa tecnica ha goduto di una vastissima popolarità almeno fino al 1860, nonostante la concorrenza di altre tecniche più accessibili e più facilmente realizzabili.

La rarità delle immagini al dagherrotipo è dovuta soprattutto alla struttura stessa e alle caratteristiche fisico-chimiche del procedimento, oltre che all'unicità e irripetibilità di ogni singola immagine rende questi oggetti oggi particolarmente preziosi e spesso poco conosciuti.
La mostra si propone di presentare per la prima volta in Italia, con oltre 120 opere (recuperate attraverso uno studio e una meticolosa ricerca nell'ambito di diverse collezioni italiane e straniere sia pubbliche che private) uno dei capitoli più affascinanti delle origini della fotografia italiana, riunendo in un'unica esposizione antologica gli incunaboli più preziosi e le testimonianze più rappresentative dell'attività svolta dai pionieri della fotografia: dai ritratti in studio dei numerosi atelier che si specializzarono nelle principali città italiane, alle vedute di luoghi e monumenti, realizzate da professionisti, da artisti itineranti o da ''amateur'' che costituiscono un essenziale anello di congiunzione tra l'incisione e la fotografia di quella ininterrotta tradizione iconografica legata al Gran Tour e finalizzata agli interessi culturali ed artistici dei viaggiatori.

Fonte: Ansa Beni Culturali Sicilia

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13 maggio 2004
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